Post di Vincenzo Borgomeo

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Direttore FORMULAPASSION, portale motori Gruppo GEDI- Repubblica.it

  Macchine che agiscono come uomini e uomini che agiscono come macchine “L’unica cosa di intelligente sulla Williams di Mansell sono le sospensioni”: era il 1986 e così Nelson Piquet sbeffeggiava il suo compagno di squadra tirando in ballo un prodigio tecnico mai visto prima in F1: un sistema di ammortizzatori gestiti da un computer che adattava l’assetto della macchina a seconda dei punti della pista. Come andò a finire lo sappiamo tutti, la Williams FW11 vinse a mani basse il mondiale costruttori e l’innovazione della scuderia inglese fece storia. Una storia che – da allora – non si è più fermata, arrivando fino ai giorni nostri con una sofisticazione mai vista prima: l’auto da corsa senza pilota. Una sfida impossibile che dopo molti test si è realizzata addirittura in un campionato, l’Indy Autonomous Challenge che vede la partecipazione di 26 team, più del doppio di quelli della F1. E la partecipazione di due squadre italiane, la PoliMOVE-MSU (Politecnico di Milano, Michigan State University, University of Alabama) e la UNIMORE Racing – (University of Modena and Reggio Emilia). Un primato che non è l’unico per l’Italia visto che tutte le auto arrivano da Parma: sono le Dallara AV-21 a guida autonoma. Ma non solo: di Italiano c’è anche i fatto che il gruppo di ricerca di e-Novia ha sviluppato più di centocinquanta progetti in collaborazione con aziende del calibro di Ferrari, Lamborghini e Maserati, e ha dato origine alla fondazione di dieci società spin-off, principalmente nel settore veicolare. Tra queste: e-Shock, Blubrake, YAPE e HiRide, che oggi fanno parte del Gruppo e-Novia. Certo, le monoposto che corrono nell’Indy Autonomous Challenge, solo a guardarle, fanno paura perché l’abitacolo è completamente tappato. Ossia dove normalmente siede il pilota, nella monoposto, c’è un coperchio bianco. Lì sotto ci cela il cuore pensante della macchina che rende possibile far correre insieme un gruppo di vetture, in lotta fra loro, senza il comando umano. Un orrore rispetto al calore di un pilota, al suo cuore che mette nelle corse, alle sue strategie. Certo. Ma bisogna anche essere onesti e riconoscere che la folle sofisticazione della moderna F1 sta portando ad avere macchine che agiscono come uomini e uomini che agiscono come macchine. Alla fine, se questo concetto di Erich Fromm si estremizzerà ancora di più, passeremo alle monoposto a guida autonoma senza neanche accorgercene…

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Massimo Plavsic

Esperto nell'ambito qualità automotive. Ottima conoscenza processo pressofusione. Conoscenza Automotive Core Tools(APQP-PPAP-FMEA-MSA-SPC).

2 mesi

Sembrerebbe la volontà di riprodurre le piste delle macchinine che quelli meno giovani conoscono molto bene.D'altronde come tutto il resto,vedi robot con ausilio dell'intelligenza artificiale e perfezionamento fino a raggiungere le sembianze umane.Non vi ricorda qualcosa?

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