È passato un anno

È passato un anno

Il tempo vola, e questo è un dato di fatto, ma noi ogni tanto dobbiamo fermarci.

Non possiamo lasciare che tutto scorra inesorabilmente senza riavvolgere mai il nastro.

Quante volte guardiamo le cassette di quando eravamo piccoli o sfogliamo gli album fotografici, e quante volte riascoltiamo una canzone solo per ricordare un preciso istante. Questi segnali cercano risposte a tanti perché e sono il simbolo di uno STOP che cerchiamo di imporre al presente che viviamo.

È passato un anno dalla laurea ed è passato un anno di vita. Ci sono stati cambiamenti, nuove consapevolezze, difficoltà e soddisfazioni ma c’è stato anche di più.

Ho riscoperto me stessa.

Ho compreso il valore della famiglia che troppe volte ho dato per scontato, ho coltivato amicizie che spesso ho sottovalutato, ho scoperto quali siano le mie passioni e ho imparato a bastarmi. 

Cari lettori, mi sento fortunata. 

Mi sento fortunata quando vedo il Duomo di Milano e quando sono a letto sotto le coperte, quando ricevo un abbraccio dai miei genitori e quando mia sorella mi fa una chiamata, quando vedo fiori che nascono dal cemento e quando piango. Mi sento fortunata anche quando incontro un ragazzo onesto, quando canto a squarciagola in macchina e percorro le strade del mio paese.

Tutti dovremmo sentirci così e ognuno di noi sa il perché. 

Solo ad oggi riesco a fare queste considerazioni in completa serenità perché inizialmente ero spaventata al pensiero di lasciare Gorizia, di trasferirmi a 4 ore da casa, di affrontare i miei limiti. 

Ad oggi credo sia un meccanismo inevitabile guardare i possibili cambiamenti con paura per poi scoprire essere stati la nostra salvezza. 

L’unico modo per non aver paura è provare ad immaginare l’epilogo della nostra evoluzione pensando che poi saremo persone migliori. 

Noi corriamo, sempre, a tutte le ore ma anche i migliori giocatori ogni tanto stanno in panchina. Se non ce lo impone la vita, imponiamocelo noi perché per apprezzarla fino in fondo dobbiamo guardarla dritta negli occhi, e se fa paura diamole anche una carezza.



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