30,000 Voci, Una Tempesta All'Orizzonte?

30,000 Voci, Una Tempesta All'Orizzonte?

Reti di Imprese PMI. Un’idea coraggiosa e se organizzata bene un sistema potente che però ha bisogno di tempo per formarsi al meglio.

30,000 voci, pensieri, menti, idée, azioni, possibilità per ora latenti. Una forza fatta di nomi, caratteri, esperienze separate che prese a se “possono” nel loro controllato e limitato universo, agire subito ed influenzare una nazione intera.

Mi chiedo cosa potrebbero cambiare se unite in una sola voce.

Per ora si discutono i valori di questa o quell’idea. Si progetta, pianifica, creano scenari. Tutte cose giuste e più che utili. Si prevedono azioni gruppi entro il gruppo per soddisfare questa e quella categoria. Kudos a tutti per la buona volontà, però ho il timore che prenderebbe tempo ed io non ne vedo molto a disposizione.

Io sono solo un nome tra tutti. Un granello di sabbia, una formica che non produce al livello desiderato, anzi in questo momento non produce affatto e questo perchè non mi sento protetta nella mia categoria (produzione abbigliamento) e aprire ora sarebbe un suicidio finanziario ma come piccolo universo a se, cerco di dar supporto a quello che è una rete fatta di produttori italiani.

Fra tanti commenti sul gruppo uno mi ha colpita più di tutti ed  è quello di Sergio Campagna. Semplice, chiaro, geniale.

Lui parla di un sogno, io la chiamo visione rivoluzionaria. Cambiare il mercato.

Un pensiero coraggioso, un impresa che se attuata cambierebbe la nostra economia in breve tempo. Cosa succederebbe mi chiedo, se le 30,000 voci di questo gruppo si unissero in un azione che le accomunasse? Cosa potrebbe cambiare un azione portata in atto da 30,000 individui?

Potremmo influenzare il mercato nazionale? Potremmo diventare 40,50, 100,000 voci con un gesto che porti esempio?

Cosa succederebbe se 30mila persone non comprassero più l’olio d’oliva contraffatto? Se non comprassero più prodotti con l’olio di palma dentro? Se lasciassimo sugli scaffali e sui banchi i prodotti cinesi? Pensateci un attimo. Pensate alla tempesta che creerebbe nel settore. Cosa succederebbe?

Forse che le industrie del cibo, giocattoli, abbigliamento che ora ci rifilano un prodotto per un’altro od uno scadente fatto da schiavi industriali in altre nazioni o continenti tremerebbero di paura. Forse per paura di perdere le vendite tornerebbero a guardarci come persone da rispettare e trattare bene perchè il messaggio sarebbe chiaro, che non ci lasciamo trattare come maiali o clienti di 3° categoria.

Io ho smesso di acquistare i prodotti con l’olio di palma. Le industrie lo utilizzano solo perchè a loro costa poco. Certo i pareri contrastano quando si parla di salute, ma quelli a favore delle industrie sono in genere procurati dalle industrie stesse.

Immaginate cosa succederebbe se tutti noi facessimo la stessa identica cosa. Come minimo 30,000 prodotti rimarrebbero sugli scaffali e porterebbero intere categorie di mega industrie in ginocchio e a rivedere le loro azioni.

Io concordo con Sergio che dovremmo cambiare il mercato forse perchè il risultato sarebbe immediato, epico, rivoluzionario. Una rivoluzione che farebbe tremare le fondamenta delle multinazionali che ora come ora ci rifilano prodotti importati che rovinano la produzione sul territorio italiano.

Cosa succederebbe agli investimenti cinesi se non donassimo loro il nostro denaro? Quanto durerebbe o si svilupperebbe questa invasione? Chiuderebbero. Andrebbero altrove perchè neppure loro possono sopravvivere senza i nostri soldi.

Ora la domanda cruciale.

Abbiamo la capacità mentale e il coraggio di capire che un’azione così semplice può dimostrarsi effettiva o lasceremo che le nostre abitudini, il nostro procrastinare, l’idea che se le cose non sono stra-pensate e complicate (burocrazia mentale), non possono funzionare?

Si puo` provare e vedere cosa succede quando decidiamo che la nostra salute e quella dei nostri cari è importante, che il nostro ambiente non lo vogliamo infettato o usurpato, e che vogliamo una sana competizione basata su idee e qualità fatte su territorio nazionale? Si puo` provare e vedere cosa succede quando si decide di essere nazionalisti in fatto di acquisti? Perchè ricordiamoci che senza un prodotto nazionale che paga stipendi giusti e da condizioni di lavoro e vita giusti, la gente non lavora, non risparmia, non spende, non investe e il Made in Italy morirebbe.

Finisco quotando Sergio Campagna con questa potente frase e idea: “Potrebbe essere come un virus che piano piano si propaga e che poi nessuno potrà più fermare.”

Saremmo una forza da temere, ecco cosa saremmo. Io ci sto, e voi?

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