Accordo sul bilancio europeo 2021-27

Accordo sul bilancio europeo 2021-27

Bilancio europeo da 1.074 miliardi. Fondi aggiuntivi per 15 miliardi per i programmi faro

Il voto della plenaria conferma l'intesa provvisoria sul QFP raggiunta da PE e Consiglio il 10 novembre scorso: il nuovo bilancio UE vale 1.074,3 miliardi di euro, in prezzi 2018, a fronte dei 1.100 miliardi proposti a maggio dalla presidente della commissione UE Ursula Von Der Leyen

Di fatto, l'intesa sul QFP conferma i tetti massimi di spesa fissati dal consiglio europeo di luglio, ma alla luce della richiesta degli eurodeputati di avere maggiori risorse per guardare oltre l'emergenza Covid e raggiungere i target dell'Unione su temi quali ricerca, digitalizzazione, lotta ai cambiamenti climatici, sostegno ai giovani, può contare su 16 miliardi aggiuntivi.

Di questi fondi aggiuntivi, 15 miliardi andranno a rafforzare i programmi faro, mentre un miliardo contribuirà ad aumentare la flessibilità di bilancio per rispondere a eventuali crisi future.

I 15 miliardi provengono per una quota di 11 miliardi dalle multe comminate alle aziende per violazioni delle regole UE sulla concorrenza, risorse che aumenteranno gradualmente il massimale complessivo del QFP, da 1.074,3 miliardi a 1.085,3 miliardi di euro. 4 miliardi di euro, invece, provengono da riassegnazioni di fondi all'interno del Quadro finanziario.

I fondi aggiuntivi sono destinati a 10 programmi chiave, che - tra risorse del bilancio europeo e di Next Generation EU - vedono aumentare le rispettive dotazioni rispetto a quanto stabilito dai leader UE a luglio. Si tratta di:

  1. EU4Health, da 1,7 a 5,1 miliardi
  2. Erasmus Plus, da 21,2 a 23,4 miliardi
  3. Horizon Europe, da 80,9 a 84,9 miliardi,
  4. InvestEU, da 8,4 a 9,4 miliardi,
  5. il Fondo per la gestione integrata delle frontiere e la migrazione, da 5,5 a 6,5 miliardi,
  6. l'Agenzia Frontex (European Border and Coast Guard), da 5,1 a 5,6 miliardi,  
  7. Europa Creativa, da 1,6 a 2,2 miliardi,
  8. il programma Diritti e valori, da 0,6 a 1,4 miliardi,
  9. gli aiuti umanitari, da 9,8 a 10,3 miliardi,
  10. lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale (NDICI), da 70,8 a 71,8 miliardi.
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Questa la ripartizione per Rubriche tra i Programmi:

Rubrica 1: Mercato unico, innovazione e agenda digitale: 132 miliardi e 781 milioni di euro, distribuiti tra: 

  • il programma per la ricerca e l'innovazione Horizon Europe: 75,9 miliardi, che diventeranno 84,9 miliardi con i fondi aggiuntivi e il contributo di Next Generation EU,
  • il nuovo programma dedicato all'ICT, Digital Europe: 6 miliardi e 761 milioni,
  • il programma che unisce gli strumenti finanziari InvestEU: 2,8 miliardi, che diventeranno 9,8 miliardi grazie ai fondi aggiuntivi e al contributo di NGEU,
  • il nuovo Programma spaziale europeo: 13 miliardi e 202 milioni,
  • il progetto di reattore sperimentale termonucleare internazionale (ITER): 5 miliardi,
  • il Meccanismo per collegare l'Europa – Connecting Europe Facility (CEF): 18,4 miliardi, cui si aggiungono 10 miliardi dal Fondo di Coesione, per un totale di 28 miliardi e 396 milioni di euro, così distribuiti:
  • a) per le infrastrutture dei trasporti: 21 miliardi e 384 milioni,
  • b) per le infrastrutture energetiche: 5 miliardi e 180 milioni;
  • c) per le infrastrutture digitali: 1 miliardo e 832 milioni di euro.

Rubrica 2 Coesione, resilienza e valori: 377 miliardi e 768 milioni, che finanzia:

  • la Politica di Coesione: 330,2 miliardi, di cui 200,4 miliardi per il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), 42,6 miliardi per il Fondo di Coesione (FC) e 88 miliardi per il Fondo sociale europeo Plus (FSE+),
  • Erasmus+: 21,2 miliardi che diventeranno 23,4 miliardi con i fondi aggiuntivi,
  • RescEU: 1 miliardo e 106 milioni,
  • EU4Health, 1,7 miliardi, che diventeranno 5,1 miliardi con i fondi aggiuntivi,
  • Europa creativa, 1,6 miliardi che diventeranno 2,2 miliardi con i fondi aggiuntivi,
  • il Programma diritti e valori, 0,6 miliardi che diventeranno 1,4 miliardi con i fondi aggiuntivi.

Rubrica 3 Risorse naturali e ambiente: 356 miliardi e 374 milioni di euro, che comprende:

  • la Politica agricola comune (PAC): 336,4 miliardi, con 258 miliardi e 594 milioni per misure di mercato e pagamenti diretti e 77 miliardi e 850 milioni per i Programmi di sviluppo rurale del FEASR, 
  • il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP): 6,1 miliardi (a prezzi correnti),
  •  il programma LIFE: 4,8 miliardi,
  • il Fondo per una giusta transizione: 7,5 miliardi.
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Rubrica 4 Migrazione e gestione delle frontiere: 22 miliardi e 671 milioni, di cui 8,705 miliardi per il Fondo Asilo e migrazione (FAMI).

Rubrica 5 Sicurezza e difesa: 13 miliardi e 185 milioni di euro, di cui oltre 7 miliardi per il Fondo Europeo per la difesa.

Rubrica 6 Vicinato e resto del mondo: 98 miliardi e 419 milioni di euro, in cui rientra lo Strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, che da 70,8 miliardi diventano ora 71,8 con i fondi aggiuntivi, ma anche lo strumento per gli aiuti umanitari e lo strumento di assistenza preadesione.

Rubrica 7 Pubblica amministrazione europea: 73 miliardi e 102 milioni.

Almeno il 30% delle risorse totali, tra QFP e Recovery fund, dovrà contribuire agli obiettivi climatici dell'Unione, mentre dal 2024 il 7,5% della spesa annuale dovrà andare agli obiettivi della tutela e conservazione della biodiversità, quota che salirà al 10% a partire dal 2026.

La parità di genere è invece individuata come priorità orizzontale a tutti i programmi di finanziamento, che dovranno prevedere valutazioni di impatto sul tema.

Più risorse per la flessibilità di bilancio

Uno dei 16 miliardi in più aggiunti al pacchetto è invece destinato ad aumentare la flessibilità di bilancio, che si basa su una serie di meccanismi concordati già dal Consiglio europeo di luglio.

Tra questi figura, oltre allo strumento di flessibilità in senso stretto, che è stato incrementato di circa un miliardo grazie all'accordo, il Fondo europeo di adeguamento alla globalizzazione (FEG), che potrà contare su un importo massimo annuo di 0,186 miliardi per sostenere il reinserimento nel mercato del lavoro delle persone che hanno perso il loro impiego a seguito di eventi di ristrutturazione importanti e inattesi, quali crisi finanziarie o economiche.

Vi è poi la riserva di solidarietà e per gli aiuti d'urgenza, che viene mobilitata in caso di catastrofi e che è intervenuta in Italia a seguito di eventi sismici ed alluvioni. L'importo massimo annuo è fissato a 1,2 miliardi, di cui il 35% riservato alla componente esterna alla luce delle crescenti esigenze umanitarie.

Per far fronte alle conseguenze negative dell'uscita del Regno Unito dall'Unione, in particolare per alcuni settori, è stata poi prevista una riserva di adeguamento alla Brexit con una dotazione complessiva di 5 miliardi di euro.  Completa il quadro lo strumento unico di margine, che consentirà una gestione efficiente dei margini di spesa nell'ambito del QFP.

Nuove risorse proprie per ripagare il debito del Recovery fund

Insieme al rafforzamento dei programmi faro, cui nelle ambizioni del Parlamento sarebbero dovuti andare 39 miliardi in più, gli eurodeputati hanno ottenuto che i costi degli interessi di Next Generation EU non pesino sugli strumenti di finanziamento europei.

Il Consiglio ha inoltre accettato di porre le condizioni per alimentare con nuove entrate le casse dell'UE. All'accordo è quindi allegata una tabella di marcia giuridicamente vincolante che detta le tappe per l'introduzione di nuove risorse proprie su un orizzonte di sette anni. Si parte nel 2021 con l'introduzione del prelievo basato sulla plastica, seguito nel 2023 dal meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e dalla digital tax, che la Commissione dovrebbe proporre entro giugno del prossimo anno. Sempre nel 2021 la Commissione riesaminerà il sistema di scambio delle quote di emissione di carbonio (ETS), di cui potrebbe proporre l'estensione al trasporto aereo e marittimo.

Le ultime ad entrare in vigore sarebbero le due risorse proprie più complesse dal punto di vista politico, cioè la tassa sulle transanzioni finanziarie e una tassazione delle imprese,  che potrebbe basarsi su una nuova base imponibile comune per l'imposta sulle società, entrambe dal 2026. Le proposte in questo caso sono attese entro giugno 2024.

La condizionalità dello stato di diritto

L'iter di approvazione formale dell'accordo sul QFP e su NGEU era stato avviato dal Parlamento UE già l'11 novembre, con il voto dei capigruppo del Parlamento, seguito dalla discussione in commissione Bilanci. Ad arrestarlo è stato però il veto di Ungheria e Polonia, paesi già sotto procedura di accertamento per violazioni dello stato di diritto che, approfittando dell'approvazione all'unanimità del bilancio europeo post 2020, hanno cercato di far saltare il meccanismo di condizionalità concordato il 5 novembre da PE e Stati membri, con il sostegno del leader conservatore della Slovenia Janez Jansa.

In base a questo accordo, gli Stati membri dovrebbero poter decidere a maggioranza qualificata - e non più solo a maggioranza assoluta - la sospensione dei fondi europei per violazioni dello stato di diritto. In più, il meccanismo scatterebbe non solo quando le violazioni possono mettere direttamente a rischio la sana gestione del bilancio UE, ma anche per qualsiasi violazione - individuale, sistemica o ricorrente – che minacci i valori fondamentali dell'Unione, come la libertà, la democrazia e il rispetto dei diritti umani.

Il tentativo di Ungheria e Polonia di ottenere la cancellazione del progetto di regolamento è fallito, ma il compromesso negoziato con i due paesi dalla presidenza tedesca del Consiglio per superare il veto sul bilancio UE apre diversi margini di manovra per aggirare, o almeno rallentare, l'operatività del meccanismo di condizionalità. Nelle conclusioni del Consiglio europeo del 10-11 dicembre scorso si legge infatti che la Commissione europea non potrà proporre alcuna procedura sanzionatoria ai sensi del meccanismo finché non avrà adottato gli orientamenti per la sua applicazione, ma che queste linee guida non potranno essere redatte, qualora uno Stato membro presenti un ricorso di annullamento in relazione al regolamento, fino alla sentenza della Corte di giustizia europea.

Paletti che, tuttavia, non sembrano spaventare troppo il Parlamento europeo che, insieme al regolamento sullo stato di diritto, ha approvato una risoluzione per chiarire che, dal momento che il testo giuridico è rimasto invariato rispetto a quanto deciso nel negoziato tra PE e Stati membri, "il contenuto delle conclusioni del  Consiglio europeo sul regolamento relativo a un regime generale di condizionalità per la protezione del bilancio dell'Unione è superfluo".

Scrutinio democratico sul Recovery Fund

Infine, nonostante lo strumento per la ripresa Next Generation EU si basi su un articolo del trattato UE (art. 122) che non prevede alcun ruolo per il Parlamento europeo, gli eurodeputati hanno ottenuto di poter instaurare un "dialogo costruttivo" con il Consiglio, con incontri regolari per valutare l'attuazione dei fondi messi a disposizione ed eventuali scostamenti rispetto a quanto previsto dai Recovery Plan nazionali.

750 miliardi di NGEU saranno distribuiti tra:

  • lo Strumento per il recupero e la resilienza (RFF), con 672,5 miliardi di euro, di cui 360 miliardi per i prestiti e 312,5 miliardi per le sovvenzioni,
  • ReactEU, il meccanismo ponte tra l'attuale Politica di Coesione e i programmi 2021-27, con una dotazione di 47,5 miliardi;
  • Horizon Europe, il programma per la ricerca e l'innovazione, cui vengono assegnati 5 miliardi;
  • InvestEU, che unisce tutti gli strumenti finanziari UE in continuità con il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) del Piano Juncker, cui sono destinati 5,6 miliardi;
  • i Programmi di Sviluppo Rurale (PSR), nell'ambito della Politica agricola comune, cui vanno 7,5 miliardi;
  • il Just Transition Fund, il Fondo per la transizione equa che sostiene l’uscita dai combustibili fossili nelle regioni europee che più ne dipendono, con 10 miliardi;
  • il Meccanismo di protezione civile dell'Unione RescEU, con risorse per 1,9 miliardi. 
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27 ratifiche nazionali per avviare il Recovery

L'avvio di Next Generation EU richiede un ulteriore passaggio formale: la ratifica da parte dei Parlamenti nazionali dei 27 Stati membri della decisione - già approvata a settembre dal PE - che aumenta il massimale delle risorse proprie, cioè l'importo massimo dei fondi che l'Unione può richiedere agli Stati membri per finanziare le proprie spese, espresso in percentuale del reddito nazionale lordo dell'UE.

La differenza tra questo massimale e la spesa effettiva definisce il margine di manovra di bilancio (headroom) che è necessario per sostenere passività addizionali e come garanzia per le attività di assunzione e di erogazione di prestiti dell'Unione. Con un innalzamento temporaneo del massimale al 2%, la Commissione, forte del suo elevato rating creditizio, potrà raccogliere sui mercati finanziari i 750 miliardi di euro del pacchetto per la ripresa.

Normalmente, ha spiegato il commissario Hahn intervenendo a un seminario online organizzato dall’Ufficio in Italia del Parlamento europeo, il processo di ratifica nazionale dura due anni, un anno nella migliore delle ipotesi. In questo caso, gli Stati membri dovranno accelerare e adottare la decisione entro due-tre mesi. Solo in questo modo, la Commissione potrà andare sui mercati in primavera e porre le condizioni per l'avvio del Recovery.

Parallelamente, ha ricordato il commissario, serve un'adozione rapida di tutte le legislazioni settoriali relative ai vari programmi di finanziamento del Quadro finanziario pluriennale, per avviarne l'implementazione all'inizio del 2021.


Pierpaolo Consalvo

Energie rinnovabili, finanza agevolata e comunicazione digitale.

1 anno

Fabio, grazie per la condivisione!

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