AGRICOLTURA BIOLOGICA IN CRESCITA, MOTORE DELL'ECONOMIA  AGROALIMENTARE ITALIANA.

AGRICOLTURA BIOLOGICA IN CRESCITA, MOTORE DELL'ECONOMIA AGROALIMENTARE ITALIANA.

Partiamo dall'inizio, con il conoscere quali sono “I principi dell'agricoltura biologica” formulati dalla Federazione Internazionale dei Movimenti dell'Agricoltura Biologica (IFOAM).


Il principio del benessere

L'Agricoltura Biologica dovrà sostenere e favorire il benessere del suolo, delle piante, degli animali, degli esseri umani e del pianeta, come un insieme unico ed indivisibile.

Un suolo sano produce cibi sani che favoriscono il benessere degli animali e delle persone.

Per questo motivo bisogna evitare di usare fertilizzanti, pesticidi, farmaci per gli animali e additivi alimentari.


Il principio dell'ecologia

L'Agricoltura Biologica dovrà essere basata su sistemi e cicli ecologici viventi, lavorare con essi, imitarli ed aiutarli a mantenersi.


Il principio dell'equità

L'Agricoltura Biologica dovrà costruire relazioni che assicurino equità rispetto all'ambiente comune e alle opportunità di vita.

Questo principio insiste sul fatto che gli animali devono essere allevati in condizioni di vita che siano conformi alla loro fisiologia, comportamento naturale e benessere.


Il principio della precauzione

L'Agricoltura Biologica dovrà essere gestita in modo prudente e responsabile, al fine di proteggere la salute e il benessere delle generazioni presenti e future, nonché l'ambiente.

La scienza è necessaria per assicurarsi che l'Agricoltura Biologica sia sana, senza rischi ed ecologica. Comunque la conoscenza scientifica da sola non è sufficiente. L'esperienza pratica, la saggezza e le conoscenze tradizionali ed indigene accumulate offrono soluzioni valide e consolidate nel tempo. L'Agricoltura Biologica rifiuta tecnologie imprevedibili, come l'ingegneria genetica.


Conseguenze di questi principi per gli animali

Riguardo agli animali, si può affermare che questi principi implicano che la salute e il benessere animale non possono essere separati dagli altri aspetti relativi all'agricoltura e alla produzione di cibo. L'agricoltura biologica ha un approccio olistico e ciò significa che la salute delle piante, del suolo e degli esseri umani non si raggiunge con trattamenti chimici o farmacologici per curare patologie causate dai metodi di produzione, ma sviluppando e sostenendo metodi di produzione in grado di garantire la salute e il benessere degli animali. Sviluppando cioè un prodotto in armonia con le condizioni biologiche e i processi naturali di piante e animali.


Che sia il banco di un negozio di paese o un grande supermercato cittadino, ciò che garantisce che un prodotto provenga da Agricoltura Biologica è l'etichetta, che è fondamentale per permettere al consumatore di essere informato sul prodotto che sta acquistando.

Con il 1° luglio 2010 è entrato in vigore l’uso del nuovo logo europeo sulle etichette (si intendono le etichette, le fascette, gli imballaggi che accompagnano il prodotto fino al consumatore) dei prodotti biologici, sulla base del Regolamento CE 834/07 e CE 889/08 che regolano a livello UE l’agricoltura biologica e del Reg. CE 271/10 Regolamento che definisce l’uso del nuovo logo europeo e modifica alcune norme di etichettatura.

Il nuovo logo europeo del biologico («Logo di produzione biologica dell’Unione europea») - denominato “Euro-leaf” (euro-foglia) rappresenta una foglia stilizzata disegnata con le stelline dell’unione europea, ed è il solo ed unico logo riconosciuto per la garanzia che il prodotto sia biologico e risponda alle caratteristiche per tale certificazione.

Il nuovo logo europeo del biologico è obbligatorio, in base al Reg.CE 271/10, nelle etichette stampate dopo il 1°luglio 2010. Comunque, fino al 1° luglio 2012 le aziende potranno mettere in commercio le scorte con il vecchio logo Ue etichettate prima dell’entrata in vigore della nuova normativa.

Condizioni per cui i prodotti possono definirsi "biologici" in etichetta

- essere stati ottenuti secondo le norme dell’agricoltura biologica, o importato da paesi terzi, nell'ambito del regime disciplinato dai Reg. CE 834/07 e CE 889/08 ed essere autorizzate da un organismo di controllo a sua volta autorizzato dal Ministero delle politiche agricole e forestali (Mi.P.A.A.F);

- gli ingredienti non derivanti da attività agricola (additivi, aromi, preparazioni microrganiche, sale, ecc.) e i coadiuvanti tecnologici utilizzati nella preparazione dei prodotti devono rientrare fra quelli indicati nel Reg. CE 889/08;

- utilizzare ingredienti il cui ciclo produttivo sia totalmente libero da ogm;

- utilizzare materia prima (ingrediente) «biologica» che non sia stata miscelata con medesima sostanza di tipo convenzionale;

- non essere stati sottoposti a trattamenti con ausiliari di fabbricazione e coadiuvanti tecnologici diversi da quelli consentiti nel regolamento del biologico , e che non abbiano subito trattamenti con radiazioni ionizzanti.

Il logo europeo si DEVE apporre ai prodotti chiusi confezionati ed etichettati ,con una percentuale prodotto (in peso) di origine agricola bio di almeno il 95%.

Il logo europeo è FACOLTATIVO nei prodotti con le stesse caratteristiche ma provenienti da paesi terzi.Il logo è PROIBITO nei prodotti con un % bio inferiore al 95%, nelle etichette del prodotto ancora in conversione all’agricoltura biologica e nei prodotti non contemplati nel Reg.834 e Reg.889 come il vino.

Pertanto il termine biologico, bio, organic ecc. può essere usato solo per i prodotti che rispettino il regolamento 834/07 e 889/08. Indicare il termine biologico in etichetta o nei documenti di trasporto pone il produttore (o preparatore , distributore ecc..) come responsabile di fronte alla legge rispetto alla conformità del prodotto.

Chi può etichettare: Può etichettare un operatore (agricoltore, distributore a marchio,importatore) “biologico” cioè che si è assoggettato alle regime di controllo previste dai Reg. CE 834/07 e 889/08 e che, pertanto, è iscritto all’Elenco regionale degli Operatori biologici e controllato da un organismo di controllo a sua volta autorizzato dal Ministero delle politiche agricole e forestali (Mi.P.A.A.F).

Secondo l’ultimo censimento dell’agricoltura, le aziende agricole biologiche sono localizzate prevalentemente nei territori collinari e montani. Ciò a dimostrazione del fatto che le aziende localizzate nelle aree meno favorevoli sono più portate a valorizzare i propri prodotti, anche mediante la certificazione biologica, per controbilanciare gli effetti sul reddito delle più difficili condizioni pedo-climatiche. Le aziende biologiche sono mediamente più ampie di quelle convenzionali (27,7 ha di SAU contro i 7,9 ha di SAU del totale aziende) da cui si differenziano anche per altre caratteristiche. Si tratta di aziende a più bassa intensità di lavoro,condotte da imprenditori giovani, istruiti e innovativi,che conseguono risultati economici interessanti.

Secondo i dati SINAB, l’Italia si conferma tra i primi dieci paesi al mondo per estensione di superficie impiegata a biologico e numero di aziende e per la più alta incidenza di SAU biologica su quella totale (oltre il 9%). Nel 2012, indicazioni di crescita si hanno a livello sia di produzione (dopo il rallentamento degli ultimi anni, sono di nuovo in aumento i produttori e, quindi, la SAU) sia di mercato, nonostante che la crisi economica abbia iniziato a colpire anche la spesa alimentare. Il settore biologico, almeno al momento,non sembra risentire degli effetti della crisi grazie ai valori positivi che incorpora nei suoi prodotti su cui è cresciuta notevolmente la sensibilità di molte fasce di consumatori.

Mel rapporto viene esaminata la sostenibilità ambientale del metodo biologico, attraverso una stima della pressione esercitata dalla produzione agricola su diversi elementi dell’ecosistema: suolo, acqua, biodiversità, paesaggio, atmosfera ed energia. Da tale analisi il biologico si conferma come esempio di buone pratiche e come metodo in grado di assicurare un contributo positivo alla riduzione degli effetti negativi sugli ecosistemi e sull’ambiente, pur con alcuni aspetti da migliorare.

Nel rapporto 2013 vengono approfondite le filiere biologiche del settore lattiero-caseario e di quello delle piante officinali.

L’analisi del primo pone particolare attenzione agli stadi della produzione agricola e della trasformazione del latte biologico e conferma la vocazione delle aziende biologiche, in questo caso zootecniche, alla diversificazione delle proprie attività e alla scelta di strategie produttive improntate non alla intensificazione ma piuttosto alla crescita della superficie aziendale e alla trasformazione diretta del latte prodotto, allargando anche il portafoglio dei prodotti derivati.

L’attenzione per le piante officinali biologiche risiede nelle particolari caratteristiche di questo comparto che, per quanto attività di nicchia, offre importanti prospettive di sviluppo, sia perché apre spazi alla coltivazione di prodotti agricoli minori con sbocchi di mercato molto interessanti sia perché può costituire una valida alternativa produttiva in territori marginali e difficili come quelli montani e collinari.

Il rapporto +prosegue con l’analisi dell’evoluzione della politica e del sostegno, che ha rivestito sinora un ruolo fondamentale per l’espansione dell’agricoltura biologica in molte aree del Paese, in particolare nel Sud, pur con diverse criticità e ritardi. Il 2013 e soprattutto il 2014 sono da considerarsi anni di svolta, con la revisione di tutte le principali politiche in favore del settore: dalla revisione del reg. (CE) 834/2007 a quella di entrambi i pilastri della PAC . Solo nei prossimi anni si potrà valutare se i cambiamenti introdotti dalle politiche saranno in grado di incidere con maggiore efficacia sui reali fabbisogni delle aziende e della filiera biologiche.

Infine, per dare al settore biologico italiano anche termini di confronto esterni, viene approfondito il funzionamento del settore bio in Danimarca.

AGRICOLTURA BIO IN EUROPA: + 13 % IN UN DECENNIO

La superficie coltivata a biologico in Europa ha superato gli 11 milioni di ettari nel 2012, che rappresenta il 2,3% della superficie agricola europea. Nell'Unione europea circa 10 milioni di ettari, pari al 5,6% della superficie agricola totale sono state coltivate secondo il metodo bio .

Dal 2001 al 2011 le superfici agricole coltivate secondo il metodo biologico in Europa sono aumentate del 13%. Lo afferma uno studio condotto dalla Commissione Europea, che si è occupata di analizzare la produzione bio in UE. Il documento, intitolato "The rapid growth of EU organic farming", sottolinea che nel 2011 l'Unione europea ha raggiunto i 9,6 milioni di ettari di terreni coltivati secondo l'agricoltura biologica, e che nel 2010 le aziende agricole certificate hanno toccato il totale di 186 mila nei 27 Paesi UE.

La maggior parte delle aziende agricole bio si trova in Francia, Italia, Germania, Belgio e Regno Unito. Ma anche i 12 Paesi che sono entrati nell'UE solo dal 2004 hanno visto una crescita in tal senso, compresa la Croazia, new entry dello scorso anno. Tra il 2003 e il 2010 il numero delle aziende agricole biologiche europee è cresciuto di 10 volte.

Secondo i dati raccolti dalla Commissione Europea, gli agricoltori bio sono più giovani rispetto alla media. Nel 2010 il 61,3% degli agricoltori bio aveva meno di 55 anni, rispetto al 44,2% degli agricoltori convenzionali.

L’agricoltura biologica risulta ancora in espansione a livello internazionale, anche se a tassi più contenuti rispetto agli scorsi anni, sia sul fronte della domanda che dell’offerta, ma possiamo tranquillamente affermare che sia l'gricoltura del futuro, vista la grande attenzione del consumatore nei suoi acquisti, e la consapevolezza che con il termine biologico ci si riferisce ad una maggior tutela e qualificazione di tutta la filiera di produzione.

Nel 2012 le superfici mondiali coltivate ad agricoltura biologica sono ammontate a 37,5 milioni di ettari e sono cresciute di mezzo punto percentuale sul 2011, mentre gli operatori bio, pari nel complesso a 1,9 milioni, sono aumentati del 7,6%.

Per superfici dedicate l'Italia è sesta, sempre nella classifica globale, mentre figura in ottava posizione per numero di aziende agricole biologiche, che insieme rappresentano circa il 3% delle aziende totali.

Il mercato mondiale sta continuando a crescere (+1,3% nel 2012), valutato in circa 50 miliardi di euro. Il valore del mercato si concentra in gran parte in Nord America e in Europa, mentre è più basso o molto più basso nei continenti dove risiedono le superfici più ampie.

Fenomeno, questo, che dipende da un forte orientamento all'export delle zone produttive verso le aree a maggiore domanda. Inoltre, vi sono continenti come l'Oceania in cui il bio è rappresentato in prevalenza da estensioni a prati e pascoli che, quindi, presentano uno scarso impatto sul mercato.

Nel 2012 anche in Europa risultano in crescita, con percentuali superiori alla media mondiale, sia le superfici che il fatturato, entrambi in aumento del 6%.

L’Italia ricopre un ruolo di primo piano a livello internazionale, è il sesto mercato mondiale del bio e il quarto europeo. Il ruolo dell’Italia a livello mondiale risulta confermato anche dai rilevanti flussi di esportazione di prodotti bio, tanto da collocare l'Italia nelle primissime posizioni a livello mondiale tra i paesi fornitori, con vendite per l'esportazione del valore di circa 1,4 miliardi di €.

Certo è che l'agricoltura biologica, comprende anche tecniche di conservazione del solo, risparmio idrico e maggior tutela della salute umana, e quindi oltre ad essere motore dell'economia agricola, rappresenta anche una tutela dell'essere umano ed una tutela delle risorse.



Tania Pracchia

fonti: varie dal web


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