Alberto Sensini, ingegnere biomedico cesenate, inventa il tendine artificiale biocompatibile. Apprezzamento della Comunità scientifica internazionale.

di Raffaella Candoli

Il tendine artificiale che il corpo umano riconosce come proprio, è una realtà e se in un futuro ormai prossimo sarà impiantato chirurgicamente a sostituzione di uno danneggiato, riparandolo e addirittura riportandolo alla struttura e funzionalità originali, il merito di questa invenzione unica al mondo andrà ad una felice intuizione e alla solida preparazione di un ricercatore cesenate: Alberto Sensini, 29 anni, una laurea in Ingegneria Biomedica e la magistrale presso il campus cesenate, con la tesi sperimentale “Sviluppo e caratterizzazione di scaffold elettrofilati per la ricostruzione del tessuto tendineo”. Sensini è al termine del dottorato di ricerca, ha all’attivo numerose pubblicazioni ed è socio di società scientifiche. L’invenzione è stata sviluppata e brevettata dall’Università di Bologna.

Ingegner Sensini, ci aiuti a capire di cosa si tratta.

“Parliamo di una protesi impiantabile, in tessuto biologico: collagene e molecola sintetica dell’acido lattico costruita in laboratorio, nota come scaffold, che riproduce le caratteristiche del tessuto tendineo o legamentoso, ma potenzialmente anche di quello muscolare e nervoso. Le cellule si impiantano sullo scaffold, lo digeriscono e rimane il tendine nuovo, senza rigetto”.

Come nasce l’idea?

“Osservando da bambino i cavalli da trotto all’ippodromo cesenate in compagnia del nonno Bruno Pasini, per lunghi anni vicepresidente di Hippo Group. Ci sono dei tendini del cavallo come flessore del dito che vanno incontro a lesioni e pensare che sia causa di abbattimento perché non curabile mi provocava sofferenza. Da lì è nata la mia tesi, ‘allargata’ all’essere umano. Il dispositivo è stato messo a punto all’Università di Bologna coi docenti Luca Cristofolini, Juri Belcari e Andrea Zucchelli di Ingegneria Industriale e da Chiara Gualandi e Maria Letizia Focarete del Dipartimento di Chimica”.

Quando troverà applicazione pratica?

“Sono processi_ sottolinea il professor Luca Cristofolini membro dell’equipe_, che richiedono passaggi prudenti. Il percorso è partito 4 anni fa con l’ottimizzazione del materiale; oggi siamo alla sperimentazione con prototipi avanzati, su mammiferi animali, quali la pecora, prima di arrivare all’impianto sull’essere umano. Il che richiede ancora due anni di lavoro. La tanto criticata Europa finanzia la ricerca e le collaborazioni”.

Quali sono le reazioni della comunità scientifica internazionale?

“Di grande apprezzamento _ continua Sensini_, perché nessuno era riuscito a riprodurre lo scaffold in modo così accurato. Siamo stati a Dublino al congresso mondiale della biomeccanica rigenerativa; al Biovaria di Monaco di Baviera, che riunisce i massimi scienziati europei; collaboriamo con le università di Portsmouth e Sheffield che hanno partecipato alla validazione morfologica”.

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