Analisi critica delle proteste agricole in Italia ed in Europa: interessi di cittadini, consumatori e agricoltori

Analisi critica delle proteste agricole in Italia ed in Europa: interessi di cittadini, consumatori e agricoltori

La decisione della dirigenza RAI di affidare a una lettura acritica da parte di Amadeus a Sanremo del comunicato degli agricoltori in protesta non agevola la comprensione di una questione complessa come quella agricola, nell'interesse generale. Alcune richieste della lobby agricola, pur legittime, potrebbero danneggiare sia i consumatori che gli agricoltori stessi nel lungo termine. E' per questo che ho deciso di tradurre in italiano questo mio articolo dei giorni scorsi con alcune prime argomentazioni di maggior dettaglio in materia.

Gli agricoltori stanno manifestando in tutta Europa con richieste non sempre del tutto omogenee. Alcune delle loro rivendicazioni sono infatti inerenti particolari misure di governi nazionali. Ci sono però due temi principali che uniscono la loro protesta a livello europeo, rendendola facilmente comprensibile e largamente condivisibile da molti. In primo luogo, gli agricoltori si sentono schiacciati dai costi di produzione che aumentano notevolmente, mentre i prezzi dei loro prodotti agricoli diminuiscono rispetto a quelli imposti ai consumatori nei supermercati. Inoltre, si trovano contemporaneamente ad affrontare una concorrenza sleale dalle importazioni provenienti dal sud del mondo, caratterizzate da costi di produzione notevolmente inferiori dovuti alla mancanza di standard ambientali e sanitari equiparabili e ai bassi costi della manodopera.

Ciò che suscita invece, perlomeno a chi scrive, meno simpatia è la vena demagogica che rischia di trasformare questa protesta, ancora nella sua fase iniziale, in una pericolosa leva per i partiti populisti in vista delle prossime elezioni europee. È importante riconoscere in tal senso che, nonostante la protesta possa avere alcuni fondamenti legittimi, il suo sfruttamento per fini politici può portare a conseguenze indesiderate.

In realtà, come spesso accade, le cose sono infatti molto più complesse e sfumate di quanto viene rappresentato in superficie. È importante in primis ricordare che una parte significativa delle aziende agricole europee si sostiene grazie ai fondi agricoli, che rappresentano ancora circa un terzo del bilancio dell'Unione europea. Per il bilancio tra il 2021 e il 2027, l’UE spenderà oltre 350 miliardi di euro per la Politica Agricola Comune (PAC). Pertanto, è corretto affermare che, come contribuenti, già sovvenzioniamo massicciamente gli agricoltori.

Se a questo aggiungiamo la crescente propensione della popolazione europea a modificare le proprie abitudini alimentari in modo più sostenibile, allora ci accorgiamo che il terreno comune tra consumatori e agricoltori, e la loro sinergia, potrebbe iniziare a incrinarsi. Ciò è particolarmente vero se gli agricoltori mireranno con la loro protesta, come sembra già evidente, ad indebolire la corretta attuazione del Green Deal nel prossimo mandato della Commissione europea, che è essenziale per raggiungere gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità ambientale dell’UE, anche se ciò influenzerà senza dubbio, d’altro canto, la vita professionale degli agricoltori europei.

La buona notizia è che, oltre all’attuazione di solide politiche comunitarie volte a promuovere una produzione alimentare più sostenibile con un impatto minore sul clima e sull’ambiente, c’è una crescente domanda da parte dei consumatori di prodotti sostenibili. Ciò suggerisce che, permettendo alle forze di mercato di agire liberamente, assisteremmo all’espansione di una massa critica di consumatori impegnata nella sostenibilità. Di conseguenza, potremmo aspettarci una riduzione dei prezzi al consumo dei prodotti con tali caratteristiche in parallelo alla loro crescita in termini di volumi di produzione. Questo, a sua volta, potrebbe contribuire a riallineare nel medio termine gli interessi degli agricoltori e dei consumatori. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, è fondamentale promuovere l'innovazione nella filiera alimentare per attrarre finanziamenti privati, in grado di integrare efficacemente gli importanti investimenti pubblici menzionati in precedenza.

In tale contesto, è cruciale che le autorità di regolamentazione continuino a vigilare affinché i green claims e più ampiamente le dichiarazioni di sostenibilità da parte delle imprese siano veritiere e a garantire che non vi siano disfunzioni nei vari livelli della catena di distribuzione alimentare dovute ad accordi o abusi di posizioni dominanti che violano le norme antitrust.

La mia lunga esperienza come lobbista per gli interessi dei consumatori, che dura da oltre vent'anni, mi impedisce di scandalizzarmi di fronte alle attività di lobbying a favore di interessi particolari, che considero assolutamente legittime. La dialettica tra interessi, visioni e lobbying è fondamentale in una democrazia, e i decisori pubblici devono ascoltare tutti i diversi portatori di interessi. Tuttavia, alla fine, devono applicare la legge, interpretandola nell'interesse generale.

Non esistono interessi particolari che possano pretendere di prevalere se non si allineano con l’interesse generale. Ecco allora che nel dibattito attuale, alcune delle richieste legittime della lobby degli agricoltori non solo non coincidono con l’interesse generale, poiché accoglierle significherebbe sacrificare, a mio avviso, i diritti fondamentali dei consumatori e dei contribuenti, così come un adeguato sviluppo delle dinamiche di mercato. Ma – e questa è la cosa più rilevante – nel medio termine queste richieste si rivelerebbero controproducenti anche per gli interessi degli stessi agricoltori.

In conclusione, valutare attentamente le richieste degli agricoltori alla luce di tali principi è essenziale. Ciò che è nell'interesse generale a lungo termine sarà benefico per l'intera società, compresi gli agricoltori stessi.

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