Ancora perdite di Elio per la Starliner: possibile rientro a terra senza astronauti

Ancora perdite di Elio per la Starliner: possibile rientro a terra senza astronauti

La povera Calypso, la Starliner  inviata sulla ISS dopo una sequenza infinita di rinvii, per il primo volo con equipaggio, sembra non avere pace.

Già nei test a terra erano emerse perdite di elio che si è cercato di risolvere prima di approntare il veicolo, che con questo volo dovrebbe essere certificato per il trasporto umano. Sembrava tutto a posto ma, a quanto pare, così non è.

Dopo il lancio, avvenuto il 5/6/2024, i due astronauti della NASA Barry Wilmore e Sunita Williams hanno dovuto sperimentare la stessa perdita di gas, che sulla navicella serve per tenere in pressione il propellente di manovra, riscontrata nei collaudi a terra e che aveva fatto ritardare il lancio di più di un mese, quando il complesso Starliner più Delta-V era già in posizione sulla rampa di lancio.Nella manovra di avvicinamento alla ISS, infatti, giunti alla distanza di sicurezza di 200 metri dalla stazione, è apparso evidente che il guasto stesse pregiudicando, contrariamente a quanto asserito prima del lancio, la capacità orbitale di manovra della navicella. La stessa, dopo una lunga attesa, è poi stata autorizzata ad attraccare manovrando ad appena 20 cm/s.

I due astronauti della missione CFT-1: Da sinistra: Sunita Williams e Barry Wilmore


Nei giorni seguenti la situazione è stata continuamente monitorata ma, purtroppo, la perdita di elio ha continuato a consumare le riserve del gas. Da qui la decisione di prolungare il soggiorno dei due astronauti almeno fino al 24/6 ufficialmente per continuare gli esperimenti sulla stazione spaziale, di fatto per cercare di capire se è il caso di riportarli a terra con la Starliner oppure con una navicella di salvataggio.

Facciamo un passetto indietro

La Calypso è la prima delle due Starliner costruite dalla Boeing. Ha già volato, con non pochi problemi verso la ISS nel 2019. In quel caso un problema al software di bordo ha fatto fallire l’attracco alla ISS  e la missione, lanciata il 20/12/2019 in modalità completamente automatica, si è conclusa anticipatamente il 22 successivo. Durante i controlli a terra, si è iniziata a riscontrare la piccola (pare si tratti di un foro microscopico, anche se alcuni comunicati lo definirono “come un bottone”) perdita di elio che, a quanto pare, è più sfuggevole di una biscia: ogni volta che viene individuara, riappare altrove. Più fortunata la seconda Starliner, ancora senza nome, che ha eseguito una seconda missione automatica verso la ISS tra il 19 ed il 25/5/2022. Con a bordo rifornimenti ed un manichino chiamato Rosie the Rocketeer, ha svolto egregiamente il suo compito.

E’evidente, quindi, che la Calypso non sia uscita di fabbrica, come capita con le auto di tutti i giorni, molto bene.

Faccio una piccola considerazione personale: La Starliner  è un’ottima macchina. Può trasportare fino a sette persone, è riutilizzabile fino a 10 volte, atterra al suolo con notevole risparmio per le squadre di soccorso ed ha un’autonomia considerevole in volo autonomo. In più, a differenza delle altre sue concorrentiè compatibile con molti lanciatori: dal Delta-V al Vulcan e potrebbe anche essere adattata al Falcon-9. E’stata, però, estremamente sfortunata in questi esordi. Molto, a mio avviso, è da rivedere nei sistemi di controllo qualitativo della Boeing.

Quali scenari?

A questo punto ci sono due possibilità al vaglio della NASA:

Scenario n.1: Ce la rischiamo.

Valutando l’elio rimanente nei serbatoi e considerando l’ottimo stato generale della navicella, per il resto, si può azzardare il rientro degli astronauti. Alla velocità ridottissima di cui i propulsori sono in grado di operare in queste condizioni, il rientro sarebbe una lunga parabola discendente. La navicella ha autonomia per garantire il sostentamento all’equipaggio per almeno una settimana di volo autonomo. Si può fare.

Scenario n.2: La missione di soccorso.

Ufficialmente non ne parla nessuno, ma è un’ipotesi al vaglio. Del resto non sarebbe una novità: ricordiamoci della Sojuz-MS22 rientrata sulla terra senza cosmonauti. Bene, ma con quale navicella? Ovviamente, non potendo allestire in tempi brevi la seconda Starliner, restano tre possibilità: Mandare una Dragon senza equipaggio che però va allestita ed approntata tra le due disponibili prossime al lancio: Quella destinata alla missione privata Axiom Polaris Dawn il cui lancio è previsto a Luglio, oppure quella destinata alla missione Crew-9 il cui lancio è previsto ad agosto. Più problematico adattare la Dragon destinata alla Polaris Dawn: per poter consentire l’uscita degli astronauti durante la prima EVA privata della storia, è stato rimosso il sistema di attracco International docking system: senza di questi, non si può agganciare alla ISS. Più fattibile, anche se all’apparenza più macchinoso sarebbe inviare due strapuntini con la prossima nave cargo destinati ad aggiungere due posti alla Crew Dragon dell’equipaggio della missione Crew-8. La navicella pilotata di SpaceX può, infatti, portare fino ad un massimo di 7 passeggeri anche se la NASA l’ha omologata solo per 5. In una situazione d’emergenza potrebbe essere uno scenario. Ovviamente lo stesso cargo (il prossimo sarà la Progress MS-28 il cui lancio è previsto a Ferragosto), dovrebbe portare delle tute per i due passeggeri in più.

Altra opzione, un pò più complessa, sarebbe quella di far rientrare Barry Wilmore e Sunita Williams con la Sojuz MS-26 il cui lancio è fissato per settembre. La navicella russa dovrebbe partire con un solo cosmonauta e riportarli a terra con il comandante Oleg Kononenko giunto, all’epoca, al suo 1110° giorno complessivo nello spazio. Gli altri… Dovranno aspettare il prossimo!

In questo caso, la Progress MS-28 dovrebbe trasportare le vecchie tute Sokol utilizzate dai due astronauti nelle loro precedenti missione con la Sojuz, con i loro sediolini Kazbekh-UM che sono parte integrante del sistema di rientro. Molto complicato, difficile ma non impossibile.

Tutta questa situazione, una volta di più manifesta la necessità di una scialuppa di salvataggio  costantemente a disposizione dell’equipaggio della ISS  e di un sistema di tute spaziali e sistemi di rientro intercambiabili e compatibili tra di loro.E’già successo con la Sojuz MS-22, si sta riproponendo in questi giorni con la Starliner. Iniziamo a lavorarci seriamente.

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