Armonia liquida

Armonia liquida

Anche Giovanni Soldini, il navigatore solitario che ha fatto del mare la sua passione, se ne è accorto da tempo: "Anche volando sull'acqua a trenta nodi di velocità si vede chiaramente che ormai siamo arrivati a un punto critico. Il mare è pieno di plastica”.

È una notizia, la presenza di isole di spazzatura negli oceani, che periodicamente rimbalza sui media di tutto il mondo. Di recente si è aggiunta un’altra news: una ricerca di Orb Media, sito di informazione non profit di Washington, svolta in collaborazione con l’Università statale di New York e dell’Università del Minnesota, rivela che dai rubinetti di casa di tutto il mondo sgorgano fibre di plastica microscopiche. Dei 33 campioni d’acqua prelevati in diverse città degli Stati Uniti, il 94 per cento è risultato positivo alla presenza di fibre di plastica.

Notizie come queste, di solito, scatenano reazioni di due tipi: da una parte ambientalisti radicali che invocano l’abolizione della plastica; dall’altra sostenitori del progresso che affermano l’impossibilità di farne a meno e poi sì, qualche sforzo facciamolo ma, in fondo, pazienza se un po’ si inquina.

Un atteggiamento meno partigiano può sicuramente aiutare a comprendere i problemi e ad immaginare soluzioni.

L’esperienza (e la storia) insegnano che, quando all’interno di una filiera industriale emerge un problema, significa che qualcosa ancora manca, che esistono strade che non sono ancora state battute. Nel caso specifico, significa che la filiera industriale delle materie plastiche non è completa e conclusa, visto che tante risorse preziose vanno sprecate e si trasformano in rifiuti. Il comportamento della gente, cioè di tutti noi, non è estraneo a questo spreco, anzi, nella maggior parte dei casi, il corretto conferimento dei rifiuti alla raccolta differenziata è il miglior antidoto all’inquinamento. Da qui in avanti è la tecnologia a dover assumere il ruolo e la responsabilità di recuperare al meglio il recuperabile e di smaltire correttamente quanto resta, immaginando e sviluppando al contempo tutti i possibili utilizzi di quelli che ora sono scarti, in una logica di economia circolare.

L’utilizzo delle materie plastiche e la protezione dell’ambiente marino non devono essere in alternativa: il nostro futuro dipende dalla loro armonia.

 

 

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