Assicurati… una pensione.

Assicurati… una pensione.

Le componenti principali della tua stabilita' finanziaria sono rendite passive e ammortizzatori finanziari.

Le rendite passive sono capitali che ricevi in maniera indipendente e alternativa alla prestazione lavorativa. In pratica, non devi "vendere" nessun tipo di performance lavorativa per ricevere soldi sotto forma di salario o stipendio. Quando vivi con rendite, puoi vivere con capitali alternativi. Esempio di rendite sono eredita', ritorni di investimenti e pensioni (pubbliche o private).

Gli ammortizzatori finanziari sono rendite o capitali che subentrano nel momento in cui il salario o lo stipendio proveniente da prestazione lavorativa sia, per qualche motivo, sospeso. Per evitare fragilita' o collasso della situazione finanziaria di un individuo o di un nucleo familiare, tali "ammortizzatori" offrono sostegno e permettono il mantenimento delle condizioni di vita. Esempio si ammortizzatori finanziari sono il sussidio di disoccupazione, la cassa integrazione, l'assegno di invalidita' o un'assicurazione sulla vita o sulle malattie.

Lo Stato Italiano, dal secondo dopoguerra ad oggi si e' evoluto secondo i principi del Welfare assisitenziale, per i quali la stabilita' finanziaria e' un diritto di tutti. In tal senso, una qualche forma di rendita passiva o di ammortizzatore sociale deve essere garantito come diritto di cittadinanza. Per tali motivi, per buona parte della seconda meta' del secolo scorso, il sistema sociale italiano, finanziato dalle tasse dei contribuenti, ha elargito con successo pensioni di vecchiaia ed ha garantito sanita' pubblica e prestazioni assistenziali piu' o meno per tutti.

Tuttavia con l'entrata nel nuovo secolo, il Welfare State italiano e' entrato in crisi. Il passaggio dal calcolo retributivo al contributivo, in conti in rosso dell'INPS e il colossale debito pubblico hanno messo in evidenza la probabile insostenibilita' del nostro Welfare che, secondo alcuni, potrebbe smettere di pagare prestazioni pubbliche, gia' a partire dal 2030.

Cosi a partire dai primi anni del 2000 si e' assitito allo sviluppo del Welfare complementare e di Welfare integativo, che richiede al cittadino di essere un attivo investitore dei propri risparmi, al fine di generare mezzi di sotegno finanziario alternativi al canale pubblico: sono nati quindi diversi tipi di fondi comuni, piani di risparmio e piani assicurativi, al fine di garantire all'individuo la possibilita' di pianificare la propria stabilita' finanziaria in maniera privata.

Di recente, tuttavia, un altro fenomeno sociale ha iniziato a interessare il nostro Paese: la neomobilita'o la cosiddetta migrazione contemporanea, che vede moltissimi connazionali, spesso muniti di master e lauree, scegliere destinazioni estere per sviluppare i propri percorsi professionali. Lo scorso anno, quasi 285,000 persone hanno scelto l'estero e, con tutta probabilita', in pochi decideranno di tornare indietro.

Ma in che modo questo fenomento rientra nel nostro discorso sulle finanze personali?

Semplice.

Questi migranti, lasciando il Paese, si iscrivono all'AIRE e smettono di pagare le tasse in Italia, cogliendo i vantaggi del regime fiscale del Paese dove vanno a lavorare. Allo stesso tempo, tuttavia, rinunciano alla sanita', agli ammortizzatori sociali e alle pensioni pubbliche fornite dallo stato Italiano. Tali circostanze, spesso, non ottengono la necessaria considerazione da parte del migrante, tutto concentrato a cercare la migliore opportunita' professionale, nel miglior Paese, con il miglior salario e le migliori condizioni. In pratica, la ricerca della situazione piu' interessante sul breve termine, in molti casi non viene affiancata da una prospettiva di tutela e flessibilita' finanziaria sul lungo termine. Sui lunghi orizzonti la mancanza della previdenza pubblica puo' generare crepe rilevanti alla stabilita' finanziaria di un individuo che vive gran parte del suo percorso professionale all'estero.

La soluzione e' ricorrere alla pianificazione privata, che significa ricreare individualmente le rendite passive e gli ammortizzatori finanziari di cui sopra.

A grandi linee, pianificare privatamente significa almeno farsi una pensione privata per garantirsi una rendita futura che supporti l'anzianita' e preservi l'indipendenza della persona. Ci sono molti modi di farla e diverse possibilita' di gestire in maniera attiva i propri risparmi generando delle rendite sul lungo termine. Per il migrante che vive e lavora in Asia, il contesto finanziario di Hong Kong rimane il piu' conveniente per la mancanza di tassazione sui ritorni di investimento, per la possbilita' di muovere i propri capitali e per la solidita' e la reputazione delle istituzioni finanziarie sul territorio.

Assieme alla pensione, la stabilita' finanziaria si costruisce con ammortizzatori finanziari, che potrebbero essere implementati attraverso assicurazioni. In luoghi dove la sanita' e' privata, avere l'assicurazione medica e' praticamente imprescindibile se si vuole evitare che un semplice ricovero in ospedale si trasformi in un macigno sul nostro conto corrente bancario. Ma il discorso assicurazioni non si esaurisce alle polizze mediche: stabilita' finanziaria significa anche procurarsi indennita' e sussidi garantiti, nel caso si presentassero eventuali problemi di salute. Per scongiurare una situazione di crisi finanziaria o di prolungata dipendenza da terze persone nel caso non si possa piu' lavorare e ricevere una salario, si puo' fare una polizza vita, infortuni o malattie.

In sintesi, la pianificazione privata e' molto semplice e pone alle fondamenta della tua stabilita' finanziaria due tipi di prodotti finanziari privati: l'assicurazione e la pensione.

Tuttavia, la pianificazione privata richiede anche all'individuo uno piccolo sforzo. Uno sforzo che non e' solo finanziario, ma e' anche legato a un cambio di mentalita': invece che pagare le tasse e aspettarsi un aiuto dallo Stato, e' necessario diventare dei piccoli investitori costruendo individualmente la propria muraglia finanziaria. Questo include non far decidere allo Stato quanta parte del proprio salario dev'essere destinata a "esigenze di lungo termine".

Per quanto faccia tendenza lamentarsi delle tasse, la realta' e' che spesso e' comodo avere qualcuno che "decide per te" quanta parte di stipendio dedicare a finanziare la stabilita' finanziaria. Ed e' comodo scaricare le responsabilita' e lamentarsi se qualcosa non funziona. Al contrario, trasformarsi in piccoli investitori significa prendersi le proprie responsabilita': significa mettersi giu' con la penna ed il taccuino e fare i nostri calcoli, decidendo individualmente quanto mettere via; significa trovare la giusta fonte di informazione per capire, nella pratica, che cosa dobbiamo fare, dove dobbiamo mettere i nostri capitali, come dobbiamo scegliere i nostri fondi; significa circondarci delle persone giuste, mettere da parte le lamentele sui politici e sull'economia e investire in istituzioni finanziarie valide; e sopratutto significa agire presto e in maniera tempestiva, sfruttando l'accumulo di interessi derivante dalla capitalizzazione composta, ricordandoci che in fin dei conti, il tempo e' il nostro capitale principale.

Questa transizione puo' costare fatica, poiche' richiede l'adozione di strategie di iniziativa e proattivita' che non sono proprie del contesto in cui siamo nati e cresciuti. Ma che tuttavia faranno la differenza fra chi costruira' una situazione finanziaria di successo e chi invece si trovera' a lavorare fino a tarda eta'; fra chi lascera' eredita' finanziaria e solidi principi di risparmio ai propri figli e chi invece dovra' chiedere loro aiuto per mantenersi, sperando che entrino velocemente nel mercato del lavoro.

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