ATEX: +30 anni di evoluzione normativa.
Da quando, nel 1990, ho iniziato ad occuparmi di ATEX, ad oggi la normativa sul rischio esplosione e l’applicazione da parte degli enti di controllo si è molto evoluta.
🎯 Mi piace ripercorrere alcune tappe fondamentali per mettere in evidenza come si sia passati da un approccio che richiedeva solo classificazione delle zone e scelta delle attrezzature alla richiesta di una vera e propria valutazione di rischio (gestione dell’emergenza inclusa), spostando così il baricentro dai produttori ai datori di lavori di lavoro.
✅ La prima direttiva è la 1999/92/CE (tutt’ora vigente) che riguarda i datori di lavoro e specifica gli obblighi di prevenzione e protezione dei lavoratori contro il rischio esplosione. La direttiva è stata recepita in Italia dapprima con il DLvo 233/2003 e successivamente integrata nel titolo XI del DLvo 81/08.
✅ Quasi contemporaneamente è stata emanata la direttiva 94/9/EU che definiva le caratteristiche di prodotti ed attrezzature da utilizzare in zone con presenza di miscele esplosive, armonizzate per la commercializzazione all’interno della comunità europea. La direttiva 94/9/EU è stata successivamente modificata dalla direttiva europea 34/2014, recepita in Italia con il DLvo 85/2016 tutt’ora vigente.
✅ Parallelamente sono state sviluppate norme tecniche (anch’esse evolutesi nel tempo) emanate da organismi di normazione riconosciuti che hanno riguardano soprattutto le parti elettriche (attrezzature ed impianti). L’ultimo gruppo di norme è quello della serie CEI EN 60079 il cui scopo è sì quello di stabilire come prevedere la probabilità di formazione di miscele esplosive, ma soprattutto quello di scegliere le attrezzature e le modalità esecutive degli impianti elettrici ed elettronici. Di non minore importanza altre norme che trattano aspetti complementari: la UNI EN 1127-1 riguarda gli inneschi; la UNI EN 14797 i dispositivi di sfogo dell’esplosione; la UNI EN 14460 gli apparecchi resistenti alla pressione di esplosione e così via.
🔵 Questo consolidato corpo normativo si occupa, in sintesi, di come prevenire le esplosioni e realizzare protezioni degli impianti che prevengano gli effetti dannosi in caso di esplosione, cioè sistemi che sfoghino o blocchino l’esplosione in modi predeterminati. Non tratta, invece, la magnitudo del danno, elemento essenziale per la valutazione di rischio che permette non solo di identificare i danni prevedibili, ma anche di individuare in maniera selettiva le priorità di adeguamento nonché di pianificare con maggiore livello di affidabilità la gestione dell’emergenza. Le casistiche incidentali, infatti, confermano che circa il 50% degli incidenti mortali sono stati causati dallo stesso personale offeso (spesso molto gravemente) dall’esplosione.
💡 Il DM 3/8/2015 segna un punto di svolta sull’argomento in quanto nella Regola Tecnica Verticale 2 introduce disposizioni molto importanti. In primo luogo si afferma in maniera netta la necessità di verificare gli effetti delle esplosioni, indicando anche come farlo. La RTV2, infatti, contiene citazioni bibliografiche tra cui il richiamo al consolidato metodo TNO Multienergy; ma, perla di valore del Codice di Prevenzione Incendio, applicata a tutti gli aspetti di prevenzione incendi, per favorire l’adozione di soluzioni tecniche innovative, prevede procedure di approvazione di approcci innovativi. Uno dei metodi della progettazione antincendio, infatti, è quello sperimentale che prevede la validazione mediante documentazione tecnica e sperimentazione alla presenza di personale della Direzione Centrale dei Vigili del Fuoco.
💎 Il metodo RPM, pur essendo frutto di una elaborazione originale, costituisce di fatto una evoluzione del metodo TNO Multienergy e permette di colmarne alcune lacune. In particolare, attraverso una impostazione teorica organica e coerente, con il metodo RPM diventa possibile utilizzare i risultati della classificazione per quantificare i danni prevedibili; il metodo RPM diventa così anello di continuità tra la classificazione e la valutazione degli effetti.
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La metodologia proposta si basa su modelli semplificati per stimare gli effetti fisici di un'esplosione (cioè sovrapressione e radiazione termica variabile), e su una base di dati teorico-sperimentale che identifica le soglie di danno.
Partendo da un'emissione ipotetica di ATEX, quale il rilascio di una determinata quantità di gas infiammabile, è possibile quantificare gli effetti fisici prodotti da una potenziale esplosione, considerando elementi quali: distanza dal punto di accensione, grado di congestione dello spazio, contenimento del l'onda d'urto, l'articolazione spaziale dei volumi (cioè l'alternanza di vuoti e solidi) e così via. Ciò consente di identificare i danni ai bersagli esposti (personale, condotte, serbatoi, ecc.) e l'estensione dell'area di danno.
Per ogni tipologia di bersaglio, le soglie di danno possono essere definite a priori, mediante modellizzazione analitica supportata da prove sperimentali. La prova su scala reale può essere effettuata utilizzando il simulatore di esplosione ATECOS srl, un dispositivo brevettato a livello internazionale che permette la riproduzione in condizioni controllate delle condizioni ambientali generate dalle esplosioni.
Gli effetti fisici e le soglie di danno sono stati implementati nel software AF475, disponibile sul cloud, attraverso cui si può effettuare rapidamente l'analisi del l'intero stabiimento.
Ad oggi è possibile prevedere alcuni sviluppi futuri del metodo RPM; tra tutti vorrei segnalare la possibilità di:
Non perdere l’occasione di tenerti aggiornato sul metodo RPM. Iscriviti oggi stesso al corso che si terrà i 14 novembre al seguente link: https://www.atexrpm.it/negozio/Metodo-RPM-Modellazione-speditiva-di-effetti-fisici-e-danni-causati-da-esplosioni-di-ATEX-p239602209
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Senior Consultant at R. MARIANI INDUSTRY EXPERT
4 mesiComplimenti Antonio Fedelibus per la sua lunga carriera dedicata alle Normative ATEX ATEX Direttiva 2014/34/EU senza Enti Competenti (26) AHJ’S Market Surveilliance Regulation permette di Vendere sul Mecato Europeo Atrezzature (FAKE) Marcate EX giallo esagonale (FALSE PRETESE) idoni alla ZONA 22 non Conforme alle Direttive di Sicurezze ATEX Sin dal 2003 nel mio settore operativo solo 1 Manufatturire su 10 possiede 6 Certificati “EU TYPE EXAMINATION CERTIFICATE” Cosa si puo’ fare quando le Autorita’ Competenti de ne infischiano delle Normative ATEX