Attualità del "mandato"​ di ADELASIA
Sarcofago di ADELASIA DEL VASTO nella cattedrale di San Bartolomeo a Patti (Città metropolitana di Messina, Sicilia / Italia)

Attualità del "mandato" di ADELASIA

Un "foglio di carta" molto antico, simile a tanti altri... ma tanto importante perché è il più antico reperto cartografico europeo e perché documenta tante "pagine di storia".

MANDATO DI ADELASIA - reperto cartografico per secoli custodito all'abbazia di San Filippo di Fragalà e conservato nell'Archivio di Stato di Palermo
MANDATO DI ADELASIA, per secoli custodito all'abbazia di San Filippo di Fragalà e conservato nell'Archivio di Stato di Palermo

Il MANDATO DI ADELASIA è la lettera inviata il 25 MARZO 1109 al vicecomito greco e al gaita arabo che presidiavano le terre di Castrogiovanni, ovvero la provincia di Enna, della Gran Contea di Sicilia, un dominio dei normanni che si estendeva nell'isola e nei territori della penisola italiana (Calabria e Puglia).

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I ruderi del monastero di San Filippo di Fragalà, detto anche di Demenna, Melitiro o Castrogiovanni, all'apice del Vallo di Dèmona/Demenna-Enna dominante sulle vallate dei monti Nebrodi.

La copia pervenuta nel presente è stata gelosamente conservata all'abbazia di San Filippo di Fragalà, un complesso costruito tra il XI e il XIV secolo ampliando la struttura in cui nel 495 si era insediato un nucleo di monaci basiliani devoti a San Nicola di Myra, in Italia venerato come San Nicola di Bari. Fino al 313, anno in cui venne promulgato l'Editto di Milano (o di Costantino) sulla tolleranza religiosa, il cristianesimo era stato un culto i cui riti non venivano celebrati in templi e luoghi sacri, bensì nelle dimore degli adepti, e il monachesimo aveva cominciato a diffondersi in Italia nella seconda metà del IV secolo, quasi contemporaneamente alla fine di un'epoca - l'antichità - e l'inizio di un'altra - il medioevo. Il documento siglato in Sicilia nel XII secolo attesta che l'inviolabilità del cenobio era stata sancita dai sovrani, i primi della dinastia siculo-normanna, quindi che edifici e terreni afferenti al monastero non potevano potevano essere pretesi, occupati o sfruttati da altri contendenti. Nel 1866 invece l'abbazia decadde, ogni suo bene venne espropriato e il suo archivio fu trasferito a Palermo, nell'ex convento dei Padri Teatini, ora Archivio di Stato, di cui nel 1908 era sovrintendente il paleografo Giuseppe La Mantia, che nel classificare la dotazione dell'istituto "scopriva" che il foglio della misura di cm 37,5 x 27 era una copia autentica della lettera scritta il 25 MARZO 1109 dalla Gran Contessa Adelasia (Adelaide o Azalaïs) Incisa del Vasto ai vassalli nelle loro lingue, in greco e in arabo, con una raccomandazione, ovvero ordinando a entrambi

di non molestare ma anzi di porre sotto protezione i monaci del Monastero di San Filippo di Demenna, sito nella valle di San Marco
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Adelasia Incisa del Vasto, che aveva imposto questo ordine mentre era reggente, madre dell'erede al trono, Ruggero II, e futuro fondatore del Regno di Sicilia, è una figura storica di cui oggi rimane ricordo perché autrice del MANDATO e il cui ritratto scolpito nel marmo è un'immagine nitida molto suggestiva.

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La terza moglie di Ruggero I d'Altavilla, il normanno che nel 1057 aveva conquistato la Puglia e la Calabria e nel 1061 era sbarcato a Messina, era figlia di Manfredo Incisa del Vasto, cioè del marchese di Savona, un diretto discendente di Aleramo, il fondatore della stirpe dei marchesi del Monferrato. Questo matrimonio sancì un'alleanza longeva tra molte dinastie europee e territori mediterranei: insieme a lei, ovvero al seguito di Adelasia, in Sicilia arrivò una schiera di liguri-monferrini, la prima di altre che giunsero ininterrottamente fino al XIII secolo e, stabilite, formarono delle "isole linguistiche alloglotte" in varie aree nel cuore della Sicilia, dette colonie lombarde perché dove si parla un'antica forma di gallo-italico, il vernacolo assimilato dai longobardi che "risuona" ancora nel dialetto del Monferrato e in alcuni di Liguria, Piemonte e Lombardia. Rimasta vedova nel 1101, Adelasia riuscì a mantenere saldo il governo della Grande Contea, che amministrò fino al 1112, quando il figlio Ruggero II divenne maggiorenne, e durante la sua reggenza trasferì la capitale a Palermo. Nel 1113 Adelasia si risposò, con Baldovino I di Gerusalemme, ma il matrimonio venne annullato e nel 1117 la gran-contessa tornò in Sicilia, accompagnata da un gruppo di monaci carmelitani, i primi che dal Monte Carmelo in Terra Santa giunsero in Italia ed Europa, e trascorse gli ultimi mesi di vita in ritiro monacale a Patti, dove morì nell'aprile 1118 e nella cui cattedrale è sepolta, ritratta con un'espressione sognante, in cui i posteri intravvedono il suo ideale di pace tra i popoli che allora abitavano nei regni in cui lei visse, tanti nelle molte sponde del Mediterraneo.


Mi stupisce che pochi ricordino queste vicende oggi, nella stessa data in cui ricorre l'anniversario del MANDATO DI ADELASIA, il più antico documento italiano ed europeo scritto su carta. Eppure, ogni atto, proclama o legge che abbia un valore è detto carta, come la Magna Charta e molte altre "carte" che sanciscono diritti delle persone, dei cittadini e delle popolazioni.

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