AVSI in udienza a San Marino per parlare di pace e aiuti internazionali
San Marino: Giampaolo Silvestri incontra i capitani reggenti della Serenissima Repubblica di San Marino, Maria Luisa Berti e Manuel Ciavatta, e il Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari

AVSI in udienza a San Marino per parlare di pace e aiuti internazionali

Allo scoppio della guerra in Ucraina un anno fa si è alzata un’onda travolgente di solidarietà. Le persone, colpite dal ritorno di una guerra in Europa, così vicina, volevano essere di aiuto, in tanti si sono mobilitati per raccogliere cibo, coperte, farmaci…

Si è cercato di unire questi slanci, di mettere in rete tanti soggetti diversi (AVSI, Banco Building, Banco Farmaceutico, Banco Alimentare, Cdo Opere Sociali, Cdo Opere Educative, Banco Informatico Biteb, le istituzioni locali e nazionali, e altre entità del Terzo Settore impegnate nella risposta all’emergenza) per trasformare il desiderio di solidarietà e di pace in azione concreta di risposta ai bisogni dei più vulnerabili.

Ma tutto questo sforzo di pace con la consapevolezza della complessità del contesto: la guerra non ha una fine certa, mentre certe sono le vittime e il loro bisogno di un aiuto e sostegno che durino nel tempo, anche dopo la prima emergenza, quando l’onda della solidarietà spontanea un po’ alla volta si ferma.

La crisi dell’Ucraina ci ha costretto a capire che per agire per la pace con autenticità e in modo sostenibile e realistico occorre mettersi insieme. La pace chiede un lavoro comune: ognuno porta il suo contributo, accetta quello degli altri, mette in gioco le proprie competenze, non ha fretta di vedere risultati e tanto meno riconoscimenti, continua e trova sempre nuove soluzioni e modi di aiutare.

Su questo sono nati progetti per accogliere i rifugiati nelle famiglie secondo un’accoglienza che è una costante reciproca educazione alla pace; si sono avviati progetti di formazione per l’inserimento lavorativo dei rifugiati nei paesi di accoglienza; si sono realizzati progetti di aiuto educativo e psicosociale per i bambini rimasti in Ucraina; distribuzioni di aiuti alimentari …

Si continuano a porre le basi perché anche nel contesto di guerra ci siano luoghi in cui si vive l’esperienza essenziale per cui l’altro è un bene per me, non un nemico da abbattere. L’altro aiuta la mia riuscita, non la ostacola.

Siria: dare credito alla pace

Quando gli chiedono come aiutare la Siria, il card. Zenari, nunzio apostolico a Damasco, risponde prima di tutto: non dimenticateci, non dimenticate la Siria. Perché nel Paese la situazione va sempre peggio. La popolazione soffre di più ora che il conflitto si è localizzato sono in alcune aree, e la crisi economica morde ogni aspetto della vita con tutte le sue implicazioni sociali, sanitarie, educative.

Ospedali Aperti, progetto nato nel 2017 garantisce l’accesso gratuito alle cure sanitarie alle persone povere in 3 ospedali gestiti da congregazioni cattoliche, voluto dal card. Zenari, sostenuto da Papa Francesco, implementato da AVSI e sostenuto da tanti donatori privati.

Con tale sostegno – che ha visto coinvolgersi innumerevoli persone, famiglie, gruppi – ci siamo fatti vicini a chi ogni giorno fa i conti con l’impatto doloroso della guerra sulla propria persona, sulla propria famiglia. Sostenere Ospedali Aperti in questi anni è stato e resta un gesto concreto di pace in due direzioni:

  • da una parte ha educato ciascuno di noi all’immedesimazione con chi della guerra conosce in prima persona il prezzo, la quotidianità, la disperazione che inocula. E tale immedesimazione costringe a cambiare lo sguardo non solo sulla Siria, ma su se stessi, sulle proprie azioni, sulla trama di relazioni di cui è fatta la vita.
  • dall’altro è stato e si conferma un modo per contribuire a ricostruire il tessuto sociale e comunitario profondamente ferito dalla guerra civile: la guerra in Siria ha visto diventare nemici vicini di casa, ha alimentato l’odio e il sospetto reciproco all’interno di quartieri di una stessa città. Ospedali Aperti, offrendo cure a chiunque ne abbia bisogno, a prescindere dalle appartenenze religiose ed etniche, è un messaggio chiaro nella direzione opposta: la fiducia reciproca è possibile, vivere insieme e in pace tra persone di appartenenze diverse è possibile. La gratitudine di chi ha ricevuto cure negli ospedali del progetto è un segno di speranza nella possibilità della pace.

Haiti: esserci, con prudenza, ma esserci

Il nostro staff ad Haiti è operativo anche ora, quando molte ong e agenzie internazionali hanno scelto di lasciare il paese.

In una crisi sempre più profonda e disperante, accade questo: le bande controllano diversi quartieri, le strade sono chiuse da barricate. Il nostro staff si muove in jeep. Ma un certo punto le barricate impediscono alla auto di muoversi. Allora si fermano? No. Il personale scende dall’auto e sale in moto e percorre un altro pezzo di strada superando le barriere, per raggiungere i nostri centri. Poi però si trovano le strade allagate dalla pioggia, perché montagne di immondizia hanno intasato i canali di scolo. Lo staff si ferma allora? No, si infila gli stivali e prosegue a piedi. Attraversa canali, passo dopo passo, e arriva dai bambini e dalle loro famiglie che li attendono.

Questa fotografia evoca il fatto che in un contesto di guerra -come di fatto è quello attuale in Haiti – ci sono dei modi per essere presenti, per continuare a documentare che c’è una via di uscita. Che c’è una possibilità di ripartenza. La presenza accanto a chi ha bisogno è un’azione di pace.

Campagna Tende: la pace come apertura alle dimensioni del mondo

Da decenni lanciamo la Campagna Tende, una campagna annuale che attraverso eventi disparati, promossi dalla creatività dei singoli gruppi, in Italia e in tanti altri Paesi all’estero, punta a raccogliere fondi per sostenere una lista precisa di progetti, ma anche a invitare ad aprire le finestre e guardare fuori, al mondo, ai luoghi spesso dimenticati dalla rassegna stampa.

Questa apertura al mondo si concretizza nel muoversi e attivarsi per conoscere e inventare iniziative per trovare i fondi per un progetto che sia in una baraccopoli del Brasile ai confini con il Venezuela, o in un campo per rifugiati in Uganda, o in una periferia di Maputo, o in una casa di accoglienza per donne maltrattate del Burundi, e per rendere possibile il sostegno a distanza di migliaia di bambini in decine di paesi poveri.

Questa campagna è di fatto un percorso che invita a guardare le vicende della propria vita personale costantemente intrecciate a quelle di bambini, giovani, adulti, anziani che faticano in contesti lontani da noi, ma che condividono gli stessi desideri e bisogni nostri. Questo percorso è un’educazione costate alla pace, un’azione concreta di pace.

La campagna tende ricorda costantemente quando e come il nostro destino non è mai separato da quello degli altri, e che la pace comincia da me.

La pace si può, cominciamola noi: è lo slogan della Campagna tende di quest’anno.

Non è un caso: è un programma di pace, oltre che una speranza viva.

Attiviamo comunità in cui sperimentare che l’altro può essere un bene, non un nemico.

Giuseppe Masala

International Health & Development Expert & Conflict Analyst. Formerly Consultant @ AICS, Embassy of Italy, Kampala, UGANDA. Previously: MFA/Italy-DGCS, EC/ECHO, UN-WHO fonctionnaire

1 anno

Ottimo articolo, Giampaolo! Esprime chiaramente l'orgoglio per ciò che fate e la passione con cui lo fate. Ritrovo lo spirito dei miei anni migliori in Cooperazione! E, per quanto riguarda la Siria, mi addolora constatare quanto e da quanto tempo soffra quel Paese e quella Gente, che - ti assicuro - era gente buona, bella e pacifica oltre che incredibilmente ospitale, nonostante la potente barriera linguistica appena fuori Damasco. Ai bei tempi in cui, quale Coordinatore ECHO in Medio Oriente, scorrazzavamo in totale sicurezza nel deserto di Palmira alla ricerca di carovane beduine alle sorgenti d'acqua, per visitarne e vaccinarne almeno i bambini. Bravi, continuate cosi, siete tra le migliori ONG italiane e orgoglio del nostro Paese!

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