Bankitalia: 6.500 fallimenti in più entro il 2022
Stando all’ultimo report di Bankitalia, entro il 2022 potrebbero chiudere 2.800 imprese, a cui si aggiungono 3.700 fallimenti “mancati” nel 2020.
Il coronavirus non ha causato soltanto una grave crisi sanitaria, ma lascerà profondi segni anche sull’economia globale e nazionale. Lo riferisce Bankitalia nel suo ultimo report intitolato “Fallimenti d’impresa in epoca covid19”. La banca centrale italiana prevede che nel 2022 potrebbero chiudere 2.800 aziende, alle quali si aggiungerebbero altre 3.700 che non sono fallite lo scorso anno. Per un totale di 6.500 fallimenti in più rispetto al 2019, quando avevano chiuso circa 11 mila imprese. Ad essere colpite dalla crisi economica sono state in particolare le aziende del settore turistico, che contribuiscono per il 14% al PIL nazionale. Al turismo si aggiungono i ristoratori e gli esercenti, gravemente danneggiati dalle restrizioni inflitte dai vari DPCM per evitare i contagi.“La forte contrazione del Pil registrata nel 2020” hanno dichiarato gli analisti di Bankitalia “porterà ad un aumento di circa 6.500 fallimenti entro il 2022. Tra questi, si inseriscono anche i 3.700 fallimenti “mancati” che non si sono realizzati nel 2020”. Da un lato per gli effetti temporanei della moratoria e delle misure di sostegno, dall’altro per il rallentamento dell’attività dei tribunali. “Tuttavia” si legge nella nota “l’incertezza sulle prospettive economiche, l’aumento dell’indebitamento delle imprese e l’indebolimento patrimoniale sollevano l’interrogativo di come si evolveranno i fallimenti nei prossimi mesi, quando saranno ritirate le misure di sostegno ed emergeranno i fallimenti «congelati»”.
La chiusura di numerose aziende è la diretta conseguenza di una contrazione del prodotto interno lordo nazionale. Bankitalia afferma che nell’anno in corso il Pil italiano diminuirà di oltre 9 punti percentuali. Un colpo mortale per le piccole medie imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema economico. Secondo gli analisti, per correre ai ripari, si dovrebbero estendere a stretto giro una serie di agevolazioni fiscali e finanziamenti a fondo perduto, oltre a ristori generali per poter reggere e superare questo difficile periodo. Purtroppo, stando a guardare i dati del bilancio pubblico, queste sembrano destinate a rimanere soltanto delle ipotesi.