Bradbury e la struggente epopea di Cronache marziane
Il primo grande romanzo di Ray Bradbury s'intitola Cronache marziane ed uscì nel 1950, quattro anni prima del capolavoro distopico dello scrittore americano, Fahrenheit 451. In effetti anche Cronache marziane è dotato di un retrogusto moderatamente distopico, dato che racconta vari scenari della colonizzazione di Marte da parte dei terrestri. Non si tratta di un vero e proprio romanzo unitario, sembra che Bradbury vi abbia raccolto vari racconti di ambientazione marziana usciti su riviste negli anni Quaranta. In tutto il libro alterna complessivamente ventotto capitoli che sono ambientati tra gennaio 1999 e agosto 2026, e talvolta vi si affacciano nuovi personaggi, anche se il quadro d'insieme racconta delle prime spedizioni umane su Marte e poi delle varie fasi della colonizzazione terrestre. Si comincia con i primi tentativi dei marziani di ritardare il contatto con i terrestri, si continua con l'inevitabile colonizzazione, favorita dalla scomparsa della specie dominante del pianeta rosso, di cui restano pochissimi (inquietanti) esemplari, si procede con la conoscenza di vari esempi di umanità marziana, si va quindi a chiudere con un'apocalittica guerra globale che scoppia devastante sulla Terra e richiama tutti gli umani sul terzo pianeta, tranne pochi casi isolati. Ne viene fuori un quadro intrigante e di grande presa narrativa, con momenti esilaranti come l'impossibile storia di Gripp con l'ultima ragazza rimasta su Marte o quadri davvero struggenti come la famiglia ricostruita da Hathaway dopo essere rimasto l'unico superstite della propria. Ed è sempre bello perdersi nei variegati meandri del pianeta rosso, spesso struggente nella malinconica epopea da West fantascientifico che Bradbury tratteggia per il lettore. Assolutamente da provare.