Cafè Europa - Consigli europei - Nr. 48

Cafè Europa - Consigli europei - Nr. 48

L’editoriale: Consigli europei

Il Consiglio europeo della scorsa settimana è stato uno degli ultimi scampoli di vero decision making prima delle riunioni di giugno che vedranno i Capi di Stato e di Governo scegliere i prossimi leader europei. Si è parlato tanto, ancora, di Ucraina e del famoso motto latino si vis pacem, para bellum. Sugli aiuti militari all’Ucraina, sulla fornitura delle armi, delle munizioni e sul concetto stesso di pace e guerra i distinguo a livello europeo sono ancora diversi. E ciò, nonostante la dichiarata e ostentata unità di intenti che il Presidente del Consiglio europeo Charles Michel si è assicurato di presentare con un editoriale affidato alle principali testate europee. Se il Presidente francese Macron ha più volte paventato la possibilità che l’Europa debba prepararsi all’invio di truppe sul campo, echeggiando le preoccupazioni concrete vissute dai paesi che confinano con la Russia, altri leader europei restano più cauti, pur confermando il proprio sostegno a Kiev.

Le parole del Pontefice della settimana prima del Consiglio europeo, sulla possibilità che l’Ucraina alzi bandiera bianca, seppur poi riviste e rimodulate, hanno contribuito a gettare benzina sul fuoco. La realtà dei fatti vede i leader europei uniti nel continuare ad esprimere sostegno all’Ucraina ma ancora distanti nel decidere le modalità e le tempistiche. Le elezioni negli Stati Uniti a novembre e un possibile cambio della guardia alla Casa Bianca contribuiscono ad alimentare un certo senso di urgenza nel rendere l’Unione quanto più autosufficiente possibile rispetto alle proprie capacità di difesa. Sebbene Donald Trump, in un’intervista con Nigel Farage, abbia riaffermato l’impegno degli USA nella Nato, per l’Europa non è poi così scontato dormire sogni tranquilli. C’è ancora molto da fare per potersi affrancare dagli alleati d’oltreoceano e diversi paesi europei faticano ad arruolare nuovi militari nei propri eserciti. La realtà vissuta dai paesi baltici e dagli altri confinanti con la Russia è quella di un paese ostile che, per mano di un dittatore recentemente rieletto dopo elezioni farsa, può agire come una variabile impazzita e scatenare una guerra persino su suolo europeo. Se a molti sembra ancora uno scenario irrealistico, Lituania, Lettonia ma anche Danimarca e Finlandia hanno diverse percezioni di quello che la Russia potrebbe compiere nei prossimi mesi. E se fino a qualche anno fa le preoccupazioni maggiori risiedevano nell’interferenza dei sovietici nei processi elettorali europei, ora l’orizzonte di una guerra sul campo potrebbe concretizzarsi da un giorno all’altro. E non basteranno le parole sgangherate del Pontefice per lavorare, davvero, alla pace.

La formazione dei leader che si è riunita a Bruxelles la scorsa settimana potrebbe presto vedere dei cambiamenti. Con le elezioni appena tenutesi in Portogallo e le negoziazioni per la formazione del nuovo governo che continuano a tenersi in queste settimane, dalla penisola lusitana potrebbe affacciarsi un nuovo leader al tavolo dei ventisette. Stessa cosa vale per i Paesi Bassi, con Wilders che ha appena gettato la spugna e con i negoziati che ormai vanno avanti da cinque mesi. E se dall’Olanda si dovrà attendere ancora diverse settimane, è dalla Bulgaria che è ufficialmente nominata la nuova Primo Ministro, l’ex-Commissario europeo Mariya Gabriel che ha preso il posto di Capo di Governo succedendo al partner di coalizione così come previsto dall’accordo siglato un anno fa dopo un ciclo elettorale durato oltre un anno e che aveva portato il paese alle urne per ben tre volte. Per ultimo, ma non per ordine di importanza, la Croazia: il paese andrà ad elezioni anticipate il prossimo 17 aprile, con l’attuale Premier conservatore Andrej Plenkovic in testa nei sondaggi ma tallonato dal candidato del centro-sinistra Milanovic attuale Presidente della Repubblica. Proprio il ruolo di Milanovic, sulla carta super partes, ha già consegnato alla campagna elettorale le prime polemiche per la sua discesa in campo.

Di elezioni o presunte tali si parla anche a livello europeo con il Congresso della famiglia dei Liberali che ha scelto i propri candidati per la Presidenza della Commissione europea. Si tratta di tre eurodeputati appartenenti alle tre correnti che compongono il gruppo centrista. Il cosiddetto “Team Europe” avrà l’ambizione di provare a ridurre le perdite che si prospettano ingenti: secondo gli ultimi sondaggi il gruppo di Renew al Parlamento europeo dovrebbe scivolare in quarta o quinta posizione, perdendo circa quindici seggi. I Liberali proveranno a difendere la propria agenda e la propria identità, cercando di pescare dal mazzo il nome giusto da proporre per assicurarsi la presidenza di una delle tre principali istituzioni europee. Non è detto che ci riescano, soprattutto se il loro peso specifico è destinato a diminuire.

Lavori in corso – L’agenda della settimana europea:

25 – Consiglio ministeriale Ambiente

26 – Consiglio ministeriale Agricoltura e Pesca

Monday – Lunghe letture per una lunga giornata

The Markus Ferber affair: When lawmaking meets business  - Il reportage di POLITICO sull’onnipotente europarlamentare tedesco Markus Feber e sui suoi discussi legami con il settore privato bancario che, secondo il quotidiano, avrebbe giovato dell’attività di collaborazione con Ferber.

The shameful abandonment of seafarers – L’editoriale per POLITICO di Elisabeth Braw, autrice del libro “Goobye civilization”, su quanto succede nel canale di Suez e sulle imbarcazioni che vengono attaccate dai terroristi Houti.

Ukraine prepares to join the EU club — but Brussels doesn’t want to talk about it – Dell’accesione dell’Ucraina nell’Unione se ne continua a parlare, o forse no? Secondo l’analisi di POLITICO, aldilà degli annunci della Commissione, i leader europei evitano di parlarne come se potesse rappresentare un problema.

Cafè corretto – Dolcificanti per iniziare bene la settimana

Piotta e la mitologia del Quartiere Trieste

The Unbearable Vagueness of Medical ‘Professionalism’

The art of the Robocall

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