Cambiamento climatico irreversibile senza decarbonizzazione: l'IPCC rilancia l'allarme

Cambiamento climatico irreversibile senza decarbonizzazione: l'IPCC rilancia l'allarme

Da diversi decenni a questa parte l’umanità può contare – in misura crescente – su una disponibilità energetica che consente il funzionamento delle moderne economie e, dunque, al benessere materiale collettivo. Perché allora, da circa una dozzina di anni, il mondo è impegnato in un massiccio sforzo di riconversione del tradizionale modo di produrre, trasportare e utilizzare energia? La ragione è nota, ma è sempre bene ricordarla: questa modalità, basata in misura predominante sulle fonti fossili, è altamente inquinante e, soprattutto, è la principale responsabile del cambiamento climatico in atto. Che come ci ha ricordato il report dell’IPCC diffuso nei giorni scorsi, è pienamente in atto e, anzi, quasi irreversibile, a meno di decisioni drastiche. Come per esempio una completa decarbonizzazione entro il 2050, che però dovrebbe essere attuata non dalla sola Europa (unica ad avere oggi un tale orientamento) ma su scala mondiale. Perché la crisi pandemica del 2020, in cui si è anche assistito a un calo consistente delle emissioni nocive, ha prodotto sostanzialmente zero effetti sulla corsa del clima, dal momento che la CO2 prodotta tende a rimanere in atmosfera per decine se non centinaia di anni. Relativamente alla colpa dell'uomo in tutto questo, il grafico qui sotto è abbastanza eloquente

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A proposito di cambiamento climatico, anche se è indubbio che la principale area d’intervento sia relative alle modalità di produzione energetica, ci sono anche tante altre aree di intervento che non possono certo essere trascurate, come ha messo bene in evidenza Bill Gates nel suo libro “Clima come evitare un disastro. Le soluzione di oggi. Le sfide di domani”. Una di queste è la produzione industriale di acciaio, che da sola è responsabile dell’8% delle emissioni globali di CO2. Ecco perché la notizia della primo lotto di acciaio prodotto a partire da idrogeno verde ci porta un po’ di ottimismo, dopo la serie di brutte notizie sciorinate dal report IPCC.

Sempre in tema di cambiamento climatico, l’altro grande settore oggi nel mirino per il suo impatto ambientale è senza dubbio quello agricolo. Su Agrifood.Tech leggiamo come la rete Fairr, supportata da investitori che gestiscono oltre 38 trilioni di dollari di asset, abbia chiesto di fissare goal specifici e più severi per le emissioni agricole, da contemplare nei piani climatici delle nazioni del G20 al prossimo vertice sul clima Cop26 delle Nazioni Unite, in programma a Glasgow a novembre.

In particolare nel settore primario la produzione di carne è sotto accusa, tanto che a livello mondiale ci sono importanti investimenti in atto sulla carne artificiale o coltivata: ESG360 ci segnala come la Global Roundtable for Sustainable Beef (GRSB) ritenga possibile ridurre del 30% le emissioni del settore. 

Tornando più propriamente al settore dell’energia, facciamo qualche segnalazione. Su energyupTech raccontiamo di come e perché gli operatori del biogas spingano per la riconversione degli impianti verso il biometano.  Un’altra storia di innovazione nel mondo utility arriva da Economy Up, che ha intervistato Ivan Vigolo, Responsabile della funzione Technology & Solutions di Acea. 

Infine, segnaliamo questo articolo della Iea sulle relazioni tra digitalizzazione ed efficienza energetica. 

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La redazione di EnergyupTech. 

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