CANCEL ART EPIPHANIC PAINTING
Strana arte questa del nostro tempo, a iosa si moltiplicano le iniziative dell’indotto, ma lavorano tutti tranne gli artefici, evidentemente gli artisti non hanno bisogno di vivere del proprio lavoro, sono tutti ricchi o non vivono del mestiere, il che lascia supporre che l’arte non sia più un mestiere, una disciplina, una competenza, una vocazione, ma la dimostrazione di un desiderio finalizzato al compiacimento, alla narrazione narcisistica, al caotico dispiegarsi dei sensi, una creatività finalizzata alla denuncia e all’annichilamento, in conformità con il sentire di una società disposta a credere a tutto pur di continuare a non credere a niente. Segni e colore, colori e segni, emotività e pulsione, writing color e color writing, un caleidoscopio di intenzionalità rifrante in mille versioni della stessa matrice, l’irriducibile incapacità di manifestare una compiuta visione di sé e del mondo in una forma significante di aperta bellezza. Non trovi altro nel profluvio di immagini che affogano la pittura del nostro tempo in un mare di sensazioni fine a se stesse e in se stesse morte allo spirito.
Il dissesto ontologico creativo generato dal pensiero estetico contemporaneo, ha procurato tale frattura nel discernimento della qualità d’arte, che soltanto l’avvento di una nuova sensibilità critica, interessata a riconsiderare l’esperienza dell’arte in Italia dal Novecento ad oggi, come ricerca di una categoria nuova mai espressa nella portata visiva dell’aspirazione che la caratterizza, potrebbe restituire serietà qualitativa alla ricerca estetica e alla sua divulgazione. Basterebbe vedere l’esigenza nascosta che dal gruppo “ novecento ” e dalla “ scuola romana”, nonché dal gruppo degli “ astrattisti milanesi ”, fino alle testimonianze più datate del “ naturalismo ” e del “ realismo ”, percorre l’opera di tanti artisti, diversi e spesso opposti per forma e sentire, ma tutti attratti per così dire da una stessa vocazione di esaustiva, sintetica, compiuta forma di significazione interiore della realtà. Ora mi domando che cosa sia stata questa costante ricerca dal postimpressionismo al postmoderno fino alle riprese naturalistiche del figurativismo degli epigoni, se non il tentativo di dare forma all’insopprimibile esigenza dell’anima di affermare l’aspirazione trascendente della natura umana in rapporto all’invisibile bellezza espressa dal reale?
La modernità nel largo senso di tutte le polarizzazioni che manifestano la sostanziale contraddizione del proprio assunto, ha tentato di dare forma ad una esigenza che essendo insopprimibile non consente altra manifestazione di sé se non nella veridicità dell’autenticità che la caratterizza. L’atto creativo di per sé porta questa esigenza, più o meno consapevole, ma radicalmente fondata nell’esercizio dell’arte: lo scacco della contraddizione inerente alla modernità pone quanto mai in risalto nella dissoluzione del presente il fondamento storico della nostra civiltà. Il valore distintivo della cultura occidentale di significare l’aspirazione trascendente della natura umana non può essere rimosso senza la rimozione stessa della civiltà occidentale. L’allineamento alla prassi dell’ideologia globale determinato da una élite dirigenziale priva di dignità ancor prima che di cultura, sostanzialmente cinica, la quale non ha esitato, salvi i comparti commerciali multinazionali di cogestione, a silenziare la portata creativa autoctona per incentivare gusti e tendenze del tecnicismo mondiale indifferenziato, ha spento la specificità culturale dell’originalità dell’arte italiana. L’asservimento di ogni distinzione valoriale alla programmazione tecnologica ha finito per svuotare la peculiarità creativa della nostra civiltà, la cui ricchezza traeva linfa dall’intelligenza della verità dell’essere: “ Visibilis pulchritudo invisibilis pulchritudinis imago est ”.
L’immagine che la Pittura Epifanica propone come qualità di uno spazio immanente-trascendente è rigenerazione non solo dell’atto creativo ontologicamente determinato ma forma reale dell’infinito, manifesta bellezza di ciò che esiste ma non si vede, forma vera del reale che qualifica la natura trascendente dell’essere creato. La pittura che vuole riacquistare la soglia della novità culturale deve manifestare tutta la portata creativa della percezione estatica della bellezza dello Spirito nel Creato e nell’anima dell’uomo.