CAOS (Cambiamento-Autostima-Obiettivi-Sudore) e Crescita...
Partendo da qualcosa che dobbiamo spesso gestire, il CASO, e cambiando l’ordine soltanto di due lettere, si ottiene il CAOS, configurazione di caso che spesso ci pare di dover vivere. CAOS è’ una parola antica, viene dal latino (chaos) e più’ anticamente dal greco (χάος). Nelle antiche cosmologie greche, χάος rappresenta il complesso degli elementi materiali senza ordine che preesiste al κόσμος,cioè all’universo ordinato. Figurativamente indentifica anche disordine, confusione, di cose o anche d’idee, di sentimenti…Caos non è’ una parola necessariamente negativa, identifica qualcosa in divenire, in cambiamento (anche se disordinato). La vita è anche caso, perché’ non possiamo certo prevedere come andrà. Chi incontreremo, cosa succederà, come reagiremo? …La vita può’ quindi essere vista anche come una forma di “caos”, un “disordine” nel quale dobbiamo saper muoverci. Per me una premessa fondamentale è quindi che al “caos” possiamo rispondere con il C.A.O.S.
C : cambiamento (attitudine a cambiare).
A : autostima (fiducia in chi si è).
O : obiettivi (stabilire gli obiettivi di cambiamento e perseguirli con motivazione).
S : sudore (impegno, fatica, perseveranza ed errori che portano agli obiettivi).
Vi parlo di CAOS attraverso una storia personale.
IL MIO CAOS. Quando avevo circa 40 anni ero un uomo di successo. Ero dirigente di una multinazionale, sposato con una splendida figlia di 10 anni, sportivo (giocavo bene a pallavolo e beach volley). Ero benestante e avevo amici e vita piacevole…ma…capii un po’ alla volta che non ero completamente soddisfatto di me stesso. Ero un iperattivo, molto efficace nel fare e realizzare, e molto apprezzato per questo. Ma sentivo di non essere capace di fermarmi sulle persone e sulle emozioni. Intuivo delle “cose” dentro di me, negli altri e negli avvenimenti…Però’ non mi soffermavo, e spesso arrivavo a capire solo in ritardo che avrei dovuto fermarmi, essere più attento, ascoltare, comprendere ed essere consapevole di ciò che sentivo io, o gli altri intorno a me.
Entrai in una fase di disagio, anche perché’ qualcuno mi fece capire questa mia superficialità con durezza. Mi fermai e cominciai a riflettere. Cosa mi mancava? La sensibilità. Mi mancava qualcosa che poi capii essere collegata all’intelligenza emotiva, e cioè mi mancavano alcune capacità personali:
• osservarsi/ascoltarsi (i propri comportamenti);
• riconoscere le emozioni (paure, stress, gioie, dubbi);
• ascoltare e domandare (essere orientati agli altri, chiedendo e sentendo);
• comprendere le emozioni altrui (cercare di sentire le emozioni altrui);
• assumere il punto di vista altrui (mettersi dei panni degli altri).
Mi mancava l’ascolto attivo verso me e gli altri, e quindi una parte della empatia. Mi chiesi cosa potessi fare, o dove andare a cercare…Ragionando mi dissi: quali sono le persone che più facilmente, o efficacemente, sono in grado di prestare attenzione alle emozioni proprie e degli altri? Le donne. Le donne hanno una innata sensibilità all’autoascolto e all’ascolto, alla comprensione ed empatia. Dovevo cambiare una parte di me, accogliendo e sviluppando questa parte di sensibilità femminile. Non che io non andassi bene, ma andavo “integrato”, migliorato, serviva un “upgrade”. Dovevo conservare alcune qualità che mi rendevano leader e problem solver, efficace e orientato agli obiettivi; in aggiunta dovevo imparare a curare me stesso e gli altri, ad ascoltare comprendere ed integrare, per essere più inclusivo, aggiungendo alla leadership il carisma della persona accogliente, e disposta a capire le emozioni, tenendone conto.
Iniziai da questa disposizione o volontà di CAMBIAMENTO, pur tenendo conto che avevo una parte di me stesso che andava bene: allegria, ottimismo, sorriso, positività’, determinazione, forza energia ed entusiasmo. Io in effetti partivo da una buona dose di AUTOSTIMA, ma sentivo di dovere e potere diventare migliore. Avevo anche individuato un OBIETTIVO: sviluppare quella che avevo definito SENSIBILITA’. Dovevo darmi da fare, sapendo che non sarebbe stata una passeggiata.
Comprai il famoso libro di Goleman, INTELLIGENZA EMOTIVA. Lessi il libro, mi guardai intorno e osservai le donne, ed in generale le persone, che avevo intorno a me. Provai a rallentare la mia velocità, e fermarmi di più a condividere, parlare, ascoltare. Provai a sviluppare la capacità di fare domande, ed ascoltare con reale interesse le risposte. Capii che dovevo consolidare la mia capacità di comunicazione.
Vidi sul Corriere della Sera una inserzione su un master di FORMAZIONE FORMATORI di 9 mesi, da seguire nei weekend ogni 15 giorni, sabato e domenica, con esame finale ed abilitazione. Parte fondamentale del corso erano COMUNICAZIONE e PNL (programmazione neuro linguistica). Decisi di partecipare. Iniziai quel percorso, che fu lungo ed impegnativo perché’ mi portava via tempo ed energie. Ma iniziai il percorso di impegno, di fatica, di SUDORE.
Dopo il master capii che dovevo ancora capire, imparare, studiare, ma soprattutto applicare quanto apprendevo nella vita di tutti i giorni. Compresi che qualcosa stava cambiando dentro di me, perché’ iniziai a sviluppare pensieri dentro di me su sensazioni che sentivo. Erano versi, rime, più tardi POESIE. Iniziai così a scrivere, di getto, poesie. Dapprima ogni tanto, poi sempre più spesso. Ed una di queste fu proprio “POESIA”.
“Poesia”
Poesia che mi viene
dalle anime accanto,
mi regalano un seme
che dà frutti di incanto.
Poesia in cui sento
le voci del mondo,
quelle note che canto
di vissuto giocondo.
Poesia che mi spinge
a capire chi sono,
una penna dipinge
quel mondo che amo.
Poesia in cui intaglio
il mio dentro profondo,
di quello mi spoglio
e lo rinnovo scrivendo.
Successivamente, imparando e studiando, partecipando a corsi di formazione sui “soft skills”, mi imbattei nel coaching. Feci un corso in Toyota, dove lavoravo, sul “Manager come Coach”, e mi appassionai. Decisi di fare un secondo master di 6 mesi in coaching, a cui seguì un corso in MBIT (Multi Brain Integration Tecniques) con certificazione in coaching generativo. Il coaching generativo si basa sulla capacità di armonizzare i 3 cervelli di cui disponiamo (vedi G.Soosalu e M.Oka). Grazie al coaching ho ulteriormente sviluppato la mia capacità di sintonia con me stesso, con gli altri e con le loro problematiche da risolvere. Ho imparato, con il coaching, a mettermi al servizio di chi vuole intraprendere su di sé un percorso di miglioramento, che io avevo iniziato anni prima da solo. La mia capacità di provare emozioni e di sentirle è aumentata. Con il tempo ho imparato a guardarmi dentro…
"Dentro me"
Ora mi guardo dentro
ascolto il mio respiro
nel mio profondo entro
mi apro in un sospiro.
Vedo una vita di emozioni
ho provato gioie e dolori
lacrimato per molte ragioni
stupito per tanti colori.
Vedo un uomo sincero
ho spesso sbagliato
spendendomi davvero
ed ho anche pagato.
Vedo un sorriso aperto
guardando sempre avanti
con ottimismo certo
ho fatto sorridere tanti.
Vedo un uomo forte
ho sempre lottato
quando incontrerò la morte
spero non mi trovi piegato.
SEMPLICISTICO ? Potrebbe sembrare che io banalizzi i problemi da affrontare e risolvere nella vita, parlando di cambiamento, autostima e risultati con semplicità forse superficiale. Non è’ proprio così. Si, sono ottimista e positivo, ho entusiasmo ed energia, credo nel futuro e nelle opportunità, ma anche io ho vissuto e vivo la vita di noi tutti…Infatti anche io ho avuto mia madre in terapia intensiva e coma per 6 mesi (poi morta); mio padre in sedia a rotelle per 3 anni (poi morto); i problemi di mia figlia (di salute ed adolescenza); una separazione matrimoniale. Inoltre anche io ho superato momenti difficili: l’adolescenza non facile (causa mio padre); il lavoro come lavapiatti (per fare un po’ di soldini); la panchina … (quando, pallavolista in erba, andai a giocare con i più grandi); la ripartenza professionale (dopo il primo ciclo di lavoro e carriera); alcuni capi non adatti (diversi capi direttivi, non certo cooperativi); la partenza per la Russia (3 anni, per lavoro); la fusione di due aziende e la “ripartenza” a 58 anni… (nuova vita e nuova professione).
Come tutti, diverse volte ho dovuto “risalire”…
“…Risalire...”
Percorriamo sentieri comuni
camminando per strade diverse,
stessa fame stessi digiuni
stessi vuoti di possibilità perse.
Delusioni come macigni
anche da coloro che amavamo,
falle aperte dentro i bisogni
la fiducia alla fine perdiamo .
Se a me come a te accade questo
e tu come me ti ci perdi,
ma perché rinunciamo ad un gesto
e tra noi parliamo da sordi?
Confessarti che sono stato perdente
rivelarmi che tu anche hai perso,
condividere sconfitte è vincente
non fa credere d'esser diverso.
Condividere non cancella il problema
e non toglie le cicatrici,
ma paura non diventa un sistema
se lo spavento ad un altro lo dici .
Così apriamo scrigni segreti
risaliamo insieme i gradini,
ci sentiamo salendo coinvolti
e torniamo da giù più vicini.
Oggi sono formatore, coach (ed anche autore e poeta). Soprattutto, sono una persona in costante ricerca delle mie opportunità di crescita. Come padre, come uomo, come professionista. Ma so ancora che devo e posso crescere, non per vizio ma per necessità, poiché’ la vita è sì bella ma anche dura e difficile, e non dà a nessuno nulla se non si fa il proprio meglio per ottenere ciò che desideriamo. E questo io posso farlo solo migliorandomi, crescendo. E ho anche capito che il CAOS non bisogna fuggirlo, ma affrontarlo (con il C.A.O.S.).