“Capacity market” | Energia in fuga e gestione della capacità di riserva delle centrali

“Capacity market” | Energia in fuga e gestione della capacità di riserva delle centrali

Nel nostro paese una delle preoccupazioni contingenti che hanno gli addetti del settore nel mondo energetico è la fuga delle centrali (attraverso la chiusura) da fonti tradizionali (ovvero gas e carbone), che stanno riducendo la potenza termoelettrica, creando un problema di gestione della “capacità di riserva". Si tratta delle centrali che producono l’energia elettrica quando non c’è il sole o quando mancano il vento e l’acqua nei bacini idroelettrici.

Dopo aver spinto attraverso numerosi finanziamenti (in modo efficace ma spropositato) le fonti rinnovabili, che oggi valgono oltre il 40% della produzione nazionale, non ci si è stupidamente accorti che per tenere il sistema elettrico in equilibrio avremmo dovuto garantire un doppio sistema di produzione, in parallelo a quello delle rinnovabili.

Il problema vero adesso è quello di non fare chiudere, o cercare di evitarlo con ogni mezzo, altre centrali da fonte tradizionale, per impedire che accada quanto è successo con il blocco di alcune centrali nucleari francesi lo scorso autunno. Per chi è a conoscenza  della vicenda, a fronte di una richiesta aggiuntiva di un solo 10% di energia che abbiamo dovuto “prestare” ai cugini d’oltralpe, il prezzo della borsa energetica italiana ha subito un aumento del 40% circa, ed è costato diversi miliardi di Euro alle tasche degli italiani, pagati nelle bollette fra settembre 2016 e febbraio 2017.

Preoccupati di questo fenomeno, che tecnicamente prende il nome di “Capacity Market”, ci sono sia i sindacati del settore (Filctem, Flaei e Uilte) che Confindustria, la quale vede in prima linea il Coordinamento dei Consorzi guidato dal suo presidente Marco Bruseschi.

Fra le soluzioni messe in campo dal nostro paese a breve sarà ripristinato il servizio di “interrompibilità”, già usato anni addietro nel settore del gas metano per tamponare i picchi invernali di utilizzo del metano.

In pratica, anche per l’energia elettrica, sarà possibile chiedere alle aziende la loro disponibilità a staccare la corrente per qualche ora - e per alcune volte durante l’anno - proprio per far fronte a picchi anomali di fabbisogno energetico. Il vantaggio per le aziende sarebbe un compenso economico per “il disturbo” di restare senza luce, mentre per il paese ci sarebbe un grande risparmio in termini economici.  

Si eviterebbe in tal modo di avere una ridondanza di centrali di produzione inutile e costosa.

Il meccanismo è lo stesso che usiamo a casa quando evitiamo di accendere forno, phon e lavatrice assieme per non far saltare il contatore. Già dalle prossime settimane anche Confindustria Energia Adriatica sarà attiva per cercare la disponibilità di aziende interessate ad accettare il servizio di “interrompibilità”.

Le aziende che accetteranno daranno una mano al nostro paese e potranno guadagnare una sommetta di denaro interessante. Ma forse, entro qualche tempo, la cosa potrebbe anche diventare un obbligo per tutti, e senza remunerazione.


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