CARATTERISTICHE DELLE MEMBRANE BITUMINOSE - PREGI E DIFETTI
Riallacciandomi all'articolo del collega Geom. Mario Piccinini, sul falso spessore delle membrane bituminose goffrate, direi che è ora di fare chiarezza su molti temi che, possono essere oggetto di complicazioni in caso di procedimenti, e lo dico con cognizione di causa.
Cominciamo col dire che la membrana bituminosa così come la conosciamo nell'ultima versione (BPP o BPE) è abbastanza recente, cioè circa 60 anni. Fu rielaborata, se mi permettete il termine, dall'Ing. Breitner, il quale ebbe l'intuizione che, mescolando il bitume con un polimero (polipropilene atattico - APP), il prodotto avrebbe assunto le caratteristiche elasto-plastiche di quest'ultimo. Quindi, mescolando un bitume con un polimero plastico si otteneva il BPP, successivamente, con SBS (ovvero gomma), si otteneva una mescola elastica BPE (ovviamente in base alle percentuali).
Ho di molto sintetizzato il tutto vero?
La mescola però, non è solo Bitume e polimero, ma anche inerte, un po, come mi piace definirlo, il CLS ovvero un calcestruzzo. Infatti, la mescola è costituita da bitume distillato (nelle prime realizzazioni era bitume ossidato), polimero e massa ovvero carbonato di calcio (nelle prime membrane era fibra di amianto, oramai abbandonata per le problematiche sanitarie che ben conosciamo ovvero il mesotelioma pleurico).
Ma non è finita qui, manca l'armatura. Infatti, per chi ha potuto vedere come sono prodotte le attuali membrane bituminose, avrà visto che tutto iniziava con un rotolone di tessuto che, srotolando passava in una vasca piena di mescola bituminosa in fusione. Emergeva poi e passava, in continuo, in una calandra che lo portava nello spessore impostato. Veniva poi accoppiato con il vari polietileni o cartene per la sfiammatura e/o talco superficiale, e quindi raffreddato e arrotolato come prodotto finito.
Non si può sindacare la tipologia della mescola, ogni produttore ha la sua formula segreta (un po come la Coca Cola) per ogni tipologia di prestazione che vuole ottenere dal prodotto. Anche la tipologia di armatura (generalmente è un poliestere rinforzato ed apprettato), è tipica della resistenza che si vuole dare al prodotto finale, anche in base al suo impiego.
Quindi, scendendo nel pratico, come fare a distinguere un prodotto buono da uno meno buono? Non è sempre facile.
Le prove di laboratorio, come denunciate dalle schede tecniche, non ci vengono in soccorso di certo, dobbiamo fare di testa nostra. Questo il sunto: mi trovo bene con questa membrana, ha un bell'impasto, è ricca di bitume, il bitume si spalma bene (come la Nutella) (forse è meglio maggiorare lo spessore ed utilizzare i 5 mm anzichè il 4 mm, certe volte conviene). il tessuto sembra resistente, il contesto dove la devo installare è ideale (ovviamente con un primer ricco che è la base di una sicura tenuta all'acqua), ecc. ecc., e, con i dettagli eseguiti perfettamente posso dare 10 anni di garanzia.
Tutti requisiti che competono all'esperienza dell'artigiano applicatore, non certo all'industria produttiva che, in ogni caso risponde solo se gli conviene economicamente.
Ma perchè vi dico tutto questo, che forse già conoscete? Perchè non sono le schede tecniche del prodotto a difendervi in caso di contenzioso, ma solo la vostra esperienza e la sicurezza di avere eseguito il manto alla perfezione in ogni dettaglio.
Ma vediamole queste schede tecniche ed i rispettivi valori, ne prendo una a caso con le relative norme di riferimento:
1- EN 1849-1 Spessore (vi ha già detto tutto Mario Piccinini) ma io integro anche con l'infelice spessore di ricopertura dell'armatura all'intradosso, nella goffratura negativa.
2 - EN12317 Resistenza alla trazione delle giunzioni.
Valore x, la tolleranza è del 20% in meno.
3 - 12311-1 Trazione longitudinale e trasversale.
Valore x, la tolleranza è del 20% in meno.
4 - 12311-1 Allungamento a trazione longitudinale e trasversale.
Valore x, la tolleranza è del 15% in meno.
5 - EN 12310-1 Resistenza alla lacerazione longitudinale e trasversale.
Valore x, la tolleranza è del 30% in meno.
6 - EN 1109 Flessibilità a freddo. Qui non c'è storia perchè, quella dichiarata, è su provino di laboratorio con prodotto "appena sfornato e quindi fresco". Quindi qualunque valore abbia la membrana dopo posata e a distanza di anni, non è più impugnabile.
Direi che basterebbero questi valori (con le relative tolleranze) per poter vanificare ogni vostro coinvolgimento della ditta produttrice. Perchè, se leggete bene le varie postille, è compito dell'applicatore accertarsi che il prodotto sia idoneo all'intervento che si appresta ad eseguire.
So che, con questo mio articolo mi attirerò le ire di qualche produttore, ma, non sono io che faccio le Norme e nemmeno indico le tolleranze.
area manager italia presso produzione impermeabilizzazioni sintetiche e bituminose, produzione isolanti termici-acustici
4 annicaro geom. Luciano peccato che andrai in pensione ! chi rammenterà alla massa cosa vuol dire tecnologia ?! anche se sei stato sintetico hai toccato i temi salienti della bibbia membrane , per chi come me ha avuto l'onore di lavorare per la Asfalti Breitner ,è un bel ricordo ! l'altra scelta fatta da codesta azienda è stata che per ogni flessibilità a freddo (-5°C / -25°C etc. ) aveva solo un prodotto nero o ardesiato , per cui o funzionava o non si vendeva ,per cui obbligati a dare qualità , rispetto a chi a vari prodotti per ogni flessibilità a freddo , che è un discorso puramente commerciale speculativo! buona giornata a tutti !
Geometra presso Studio Poseidon srl - Presidente associazione IMPERBENE
4 anniQuando entrai nel settore delle impermeabilizzazioni, il direttore commerciale mi disse, riguardo la flessibilità a freddo: "una guaina è -10 fin quando non esce dal cancello, dopo non sono più problemi nostri". Direi che questo la dice lunga.
agente presso COPERNIT SpA
4 anniMi hai fatto tornare quasi bambino! Bravo Luciano!