Cari professori non vietate l’IA agli studenti ma insegnate ad utilizzarla

Cari professori non vietate l’IA agli studenti ma insegnate ad utilizzarla

Cari professori non vietate l’IA agli studenti ma imparate ad utilizzarla come strumento didattico per migliorare l’insegnamento.

Il compito delle università è preparare gli studenti al mondo che abiteranno, e i professori devono essere il ponte verso il futuro dei nostri ragazzi.

Grazie o a causa dell’IA, una matricola universitaria in qualsiasi disciplina si laureerà in una professione che sarà molto diversa da come è oggi. Che sia un programmatore, un copywriter, un art director, un brand manager, un ingegnere chimico, l’intelligenza artificiale sarà parte del suo lavoro.

ChatGPT3 e l’intero settore dell’IA Generativa sono una sfida che non possiamo ignorare. Dovere delle università, per il tramite dei suoi docenti e ricercatori, è sforzarsi di prevedere come saranno i lavori del futuro e insegnare il modo migliore in cui uomo e intelligenza artificiale potranno lavorare insieme.

È necessario iniziare a confrontarci già oggi con questa realtà, ponendoci le giuste domande per assicurarci che la scuola e l’università si evolvano al ritmo dell’IA.

Purtroppo ancora oggi si discute su quale atteggiamento la scuola e le università devono tenere sull’IA: vietarne l’utilizzo oppure utilizzarla come strumento didattico?

Alcune scuole hanno risposto a ChatGPT con un giro di vite. Le scuole pubbliche di New York, per esempio, hanno recentemente bloccato l’accesso a ChatGPT sui computer e sulle reti scolastiche, citando “preoccupazioni per l’impatto negativo sull’apprendimento degli studenti e per la sicurezza e l’accuratezza dei contenuti”.

La preoccupazione di insegnanti e dirigenti scolastici è comprensibile, ChatGPT è uno strumento straordinariamente potente che ha prestazioni incredibili in un’ampia varietà di compiti e materie accademiche. 

 Ma combattere il progresso tecnologico vietandone l’utilizzo e ignorandolo è una strategia sicuramente inefficace e destinata inevitabilmente al fallimento. 

  La barricata ormai è caduta. Strumenti come ChatGPT non scompariranno, anzi miglioreranno e, a meno di un intervento normativo importante, questa particolare forma di intelligenza artificiale sarà una presenza costante della nostra società.

 Dopo essermi confrontato con decine di educatori nelle ultime settimane, sono ancora più convinto che bandire ChatGPT dalle classi sia la mossa sbagliata, ma che sia necessario imparare a sfruttarne il potenziale come strumento educativo. 

 Le scuole dovrebbero trattare ChatGPT come trattano le calcolatrici, Internet e i computer, permettendolo per alcuni compiti e determinate attività, ma non per altri, accogliendolo come strumento didattico e preparare meglio gli studenti a lavorare in maniera matura con i sistemi di intelligenza artificiale.

Con il giusto approccio ChatGPT può essere anche uno strumento didattico efficace, diventando un alleato dell’insegnante, può aiutarlo a preparare le lezioni più in fretta, creare dei questionari di verifica, realizzare percorsi di formazione personalizzati, individuare ulteriori fonti e testi di approfondimento.

Una volta che si stabilisce di introdurre l’IA nelle università sarà anche necessario stabilire come dovrebbe essere insegnata. Il problema principale è che la maggior parte degli insegnanti non è pronta ad affrontare l’impatto che ChatGPT avrà sull’istruzione.

La realtà è che ci sono pochissimi professori ed educatori capaci di trattare l’IA come una disciplina di insegnamento. Chi conosce l’intelligenza artificiale abbastanza bene da guidare una classe nel suo percorso di apprendimento? Quanti docenti conoscono l’argomento abbastanza bene da insegnarlo?

Dobbiamo partire quindi dal formare i nostri docenti affinché comprendano l’intelligenza artificiale a un livello più profondo dell’attuale conoscenza.

 Ma la sfida più grande è capire come adattare i programmi e i piani di studio cercando di comprendere cosa stiamo insegnando oggi che sarà obsoleto nei prossimi 3–5 anni. Siamo dinanzi ad una vera e propria rivoluzione tecnologica e noi docenti abbiamo la responsabilità e il dovere di essere pronti e adeguare i nostri metodi, piani di studio e modalità di insegnamento a questa nuova realtà per non danneggiare i nostri ragazzi.

Conosco in modo superficiale le problematiche e gli utilizzi dell' IA,  ma l'idea che mi sono fatta è che il suo sviluppo, e di tutto ciò che ne consegue, sia ormai un fatto incontrovertibile e inevitabile,  e dunque farsi trovare impreparati di fronte a questa evoluzione può  compromettere, a mio modesto parere, lo sviluppo e il progresso della nostra società. Spero che l'Italia non debba solo segnare il passo considerando il fatto  che in quanto a menti ingegnose e creative e grandi ricercatori il nostro paese non è  secondo ad altri, ma deve essere incoraggiato e sostenuto anche a livello politico. La scuola e l'università sono chiamate a svolgere un ruolo fondamentale se si vogliono ottenere grandi risultati, bisogna però trovare strategie idonee a motivare e formare il corpo docente e accademico, e in particolare coloro che a loro volta dovranno trasmettere e stimolare l'interesse per questa nuova realtà,  ma anche contribuire a far superare la paura di chi crede che l' IA possa sostituire, in un futuro non troppo lontano,  l' IU, in ogni sua espressione.

Mario Amura

Phlay (CEO), Photographer, Visual artist

1 anno

L'uso dell' ai in ambito creativo sta' facendo tremare i polsi a molti. Personalmente, trovo stimolante il confronto sempre, sia pure con algoritmi "creativi" . Che nel futuro prossimo molte agenzie poco "creative "saranno in difficolta'e' un fatto, che gli artisti saranno sostituiti da un pc non lo trovo un pericolo reale.

Stefania Gimmelli

Marketing & Communication Coordinator | Digital & Social media Strategist

1 anno

Sono contenta che sia un professionista ma soprattutto un docente a porsi e a porci queste domande. Non ho una profonda conoscenza di ChatGPT3, ma tendenzialmente credo che un atteggiamento prevenuto verso l'intelligenza artificiale sia un reale problema soprattutto in ambito accademico, dove a parer mio, bisognerebbe offrire sempre programmi aggiornati e al passo con i tempi. Mi pare che il docente voglia scegliere per l'allievo senza offrire alternative. Il settore dell'Ai sta facendo tremare i creativi che fino ad oggi si sentivano "insostituibili". Questo é l'errore! Non si tratta di sostituire ma di arricchire il lavoro, perfezionarlo avendo accesso piú velocemente a tutta una serie di dati in tempo reale. Io credo sia un buon alleato, almeno per i marketer

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