Che fine ha fatto la verità? Il giornalismo nell'era delle fake news
{Leggi l'originale in inglese}
Come si evolve il giornalismo nell’era digitale? Quali sono i bisogni, le sfide e le opportunità per il giornalismo online nel 2017 - e quali saranno negli anni a venire? In WordLift, stiamo intervistando blogger, giornalisti ed editori per comprendere lo stato dell’arte del giornalismo digitale e provare a capire insieme cosa ci aspetta.
A metà degli anni Novanta, mio padre aveva l’abitudine di acquistare – e leggere – un quotidiano due o tre volte a settimana, più uno o due settimanali e vedeva ogni giorno il telegiornale. All’inizio degli anni Duemila i media online hanno cominciato a erodere, anno dopo anno, lo spazio di stampa e televisione. Oggi buona parte della dieta informativa dei Millennial è basata su articoli e notizie pubblicati online da diversi tipi di media, che rimbalzano disordinatamente su social media e motori di ricerca.
L’editoria dell’informazione si è evoluta più in fretta negli ultimi 25 anni, che nei precedenti 250.
Giornalisti e web writer si trovano ad affrontare una vera e propria rivoluzione. In alcuni casi la cavalcano come una buona onda, in altri casi ne sono sopraffatti. In questo articolo ho raccolto l’opinione di tre esperti di giornalismo online che hanno a che fare ogni giorno con le sfide del giornalismo online.
1. L’attenzione è in costante calo
La durata media della nostra attenzione è scesa di quattro secondi in soli tredici anni: cosa dobbiamo aspettarci per i prossimi tredici?
Secondo un recente studio pubblicato da Microsoft, la durata media dell’attenzione umana si riduce gradualmente, ma inesorabilmente: nel 2013 la media era di circa otto secondi – il che significa che un pesce rosso è più bravo di noi a mantenere desta l’attenzione!
Per i giornalisti che scrivono articoli e vogliono che le persone li leggano, questa è una vera sfida: quali strategie usare per catturare l'attenzione?
Valentina Ferrero, Caporedattore di Diario Innovazione, ha la sua ricetta:
"Solitamente tendo a scrivere pezzi più emotivi e a fare storytelling , linkando nel testo delle storie simili o degli approfondimenti sullo stesso tema."
Un consiglio simile viene da Ben Dickson, un ingegnere informatico che non scrive solo righe di codice, ma anche ottimi articoli per TechCrunch, The Next Web, Venture Beat, e altre testate.
"Curo soprattutto due aree nel mio piano editoriale:
● Notizie fresche: scrivo articoli su ciò che sta accadendo o su ciò che accadrà nell’immediato futuro
● Contenuti sempreverdi: articoli che varrà la pena leggere nei mesi – e possibilmente anche negli anni – a venire."
2. Che fine ha fatto la verità?
Alla fine del 2016 la parola post-truth (post-verità) è stata eletta parola dell’anno dall’Oxford Dictionary, anche se le fake-news non sono affatto nuove: le bufale esistono da quando esistono le notizie.
Allora perché si parla tanto di post-verità?
● Lettori dalle cattive abitudini: oggi molte persone si limitano a scorrere le notizie sul proprio smartphone e in molti casi condividono gli articoli senza leggere nient’altro che i titoli
● La produzione di bufale è più che mai semplice: dando un’occhiata alle bufale più famose della storia, si nota che in passato – quantomeno – costruire una bufala richiedeva un certo ingegno. Oggi chiunque può produrre una bufala con un computer e una connessione a Internet.
● L’ansia di bucare le notizie sta costringendo i giornalisti online a una produzione industriale, portandoli a trascurare qualche volta le più elementari tecniche di fact-checking.
In questo contesto, le fake news si allargano a macchia d'olio, e molte persone sembrano preferire ai fatti documentati le notizie che fanno appello all'emotività e che usano il sensazionalismo.
Oggi le fake news influiscono sulla vita sociale, sulla politica e persino sull’economia: molti commentatori politici, ad esempio, ritengono che l’elezione di Trump sia stata influenzata dalle fake news su Hilary Clinton. Negli ultimi mesi, i motori di ricerca e i social media stanno affinando le proprie armi per scovare e combattere le fake news.
Nel frattempo, i media e il giornalismo stanno perdendo la propria credibilità, e per ritrovarla devono lavorare di più sulla qualità e il fact-checking. In che modo?
Ecco l’esperienza di Ben Dickson:
"Penso che le fake news non siano una novità. I media mainstream hanno razzolato in notizie distorte e rappresentazioni tendenziose della verità per un sacco di tempo. Nonostante gran parte dei media mainstream non si sia spinta al punto di raccontare fatti mai accaduti (come la notizia del supporto del Papa nei confronti di Trump) tendono a raccontare solo quella parte della storia che esprime il loro punto di vista e non specificare le fonti. C’è più di un caso in cui la scelta delle notizie principali viene fatta ad arte per riportare gli eventi in modo da riflettere le idee del partito politico o della scuola di pensiero che i media stessi rappresentano.
“Comunque, l’esplosione dei social media e dell’informazione online ha democratizzato le fake news che oggi sono alla portata di tutti.
"È un importante problema sociale, etico e politico. Non c’è un consenso universale su cosa sia vero e cosa sia falso. E nonostante gli strumenti e gli sforzi per fare fact-checking e valutare l’attendibilità dei contenuti di un sito web, non sono sicuro che siamo in grado di sviluppare uno o più strumenti che siano davvero in grado di ripulire il web dalle fake-news.
Personalmente credo che la verità sia là fuori (wow, un meme di X-Files!) e credo che le capacità di discernimento e ricerca del lettore siano la chiave per distinguere i fatti dalla finzione e le esagerazioni dalla realtà. Quando mi viene presentato un fatto faccio di tutto per cercare le possibili contro argomentazioni e scoprire se esiste un’altra faccia della storia. Verifico sempre i punti di vista conflittuali, per riuscire a trovare la verità nel mezzo. È un duro lavoro, ma ripaga!"
C’è anche un altro lato della medaglia e vorrei mostrarla attraverso la voce – be’, diciamo le parole – di Alfonso Biondi, Web Content Specialist in Mondadori e cofondatore di Lercio – che non ha certo bisogno di presentazioni.
" L’uomo-Lercio adora le fake news : è la cosa che sa fare meglio dopo bere gratis.
"Sgombriamo però il campo da possibili equivoci: le fake news che amo e scrivo con passione sono notizie false che hanno un taglio satirico, non si tratta assolutamente di bufale. Qual è la differenza? Ti faccio un esempio (lo stesso proposto dal sito Bufale.net).
“Prendiamo queste due notizie:
1) Boldrini: “Schifata dal risultato del referendum, lascio la politica, non mi meritate!"
2) Boldrini: “Necessario educare i feti a non prendere a calci le madri"
“Il protagonista delle due notizie è lo stesso – si parla di Laura Boldrini – ed entrambe le notizie sono false. Sono due esempi di fake news, insomma. Nel primo caso, però, l’elemento comico è totalmente assente, infatti si tratta di una bufala bella e buona, un’esca lanciata per tirare su qualche pesce ingenuo e sprovveduto; nel secondo caso l’intento satirico della notizia è lampante, senza alcuna possibilità di fraintendimento: it's Lercio, baby."
3. Chi ha paura della SEO?
Viva o morta, la SEO è causa di tante preoccupazioni: bisogna stare sempre sul pezzo e qualche volta ti senti come se camminassi sul filo sottile che separa ottimizzazione e spam.
La strategia di Ben è piuttosto sofisticata:
"Mi focalizzo principalmente sui contenuti e sulle intenzioni, meno sugli stratagemmi tecnici della SEO. Mi concentro a scrivere contenuti che possano interessare le persone e cerco di seguire i metodi per una scrittura efficace (frasi brevi, voci attive dei verbi, paragrafi corti, sottotitoli...). In alcuni casi, quando scrivo contenuti sempre attuali, faccio anche un po’ di ricerca e ottimizzazione delle keyword."
Valentina è d’accordo con Ben:
"Le regole SEO non mi preoccupano, in realtà. Le seguo se credo che i contenuti siano ‘freddi’ e quindi recuperabili dal web, indipendentemente dall’attualità."
Sometimes, you can even ignore SEO and still rule the traffic game, here is the experience of Alfonso Biondi:
"Quando scrivo per Lercio, lascio volentieri la SEO nel cassetto delle cose inutili – poco distante dall’abbonamento della palestra.
"È normale che sia così: le fake news satiriche sono contenuti creativi all’ennesima potenza , che proprio per la loro stravaganza e singolarità non possono essere ‘imprigionate’ in una gabbia di keyword.
Ovviamente il nostro è un caso molto particolare nel panorama dell’editoria digitale in cui la SEO è una necessità primaria sia nell’ideazione che nella scrittura di contenuti. E lo dico con cognizione di causa, dato che lavoro anche come Web Content Specialist e che mi trovo tutti i giorni a fare i conti con la SEO (purtroppo o per fortuna)."
4. Gli articoli lunghi stanno tornando di moda
Per tanti anni i giornalisti sono stati convinti che i lettori non consumassero articoli lunghi online, ma solo contenuti brevi, diretti, veloci da leggere. Negli ultimi cinque anni, però, è emersa una interessante controtendenza: sembra che ci sia abbastanza spazio per articoli lunghi di successo – e con articoli lunghi intendo testi con più di 1.000 parole, che arrivano in alcuni casi fino a 20.000 (già, è un sacco di roba da leggere!), di solito arricchiti con fotografie, illustrazioni, grafici e video.
Come si vede dalla curva di Quartz, le opportunità di successo di un contenuto sono minime per gli articoli compresi tra le 500 e le 800 parole.
Kevin Delany, Direttore editoriale di Quartz, ha acceso i riflettori sugli articoli lunghi quando nel 2013 ha presentato la cosiddetta curva di Quartz per spiegare le proprie scelte editoriali. Questa curva a forma di U shaped, mostra che gli articoli con meno di 500 parole e quelli che ne contengono più di 800 sono quelli che hanno maggiore successo: i primi ottengono più condivisioni, i secondi danno maggiori risultati i termini di coinvolgimento dei lettori sul sito.
" Le persone leggono contenuti brevi e veloci sul web " disse " e anche lunghi articoli di analisi. Gli articoli compresi tra le 500 e le 800 parole sono troppo lunghi per essere condivisi, troppo brevi per offrire un approfondimento."
Potrebbe sembrare una contraddizione nel contesto di una minore attenzione dei lettori. Per saperne di più abbiamo chiesto a Ben Dickson, che tende a scrivere articoli piuttosto lunghi, se questo tipo di contenuti rappresenti un azzardo o una strategia vincente. Ecco la sua esperienza:
"Credo che quando si comincia con un buon incipit e si struttura l’articolo in modo coinvolgente (con un uso intelligente di sottotitoli e punti elenco) è possibile venire incontro alle esigenze di entrambi i tipi di lettori : quelli che leggono rapidamente un testo e quelli che cercano di andare in profondità all’argomento."
5. La gestione del tempo è sempre più difficile
In WordLift sosteniamo che la scrittura debba essere il focus principale di chi scrive, ma in effetti redattori e blogger sono impegnati in molte altre attività.
In tutte le redazioni, ‘c’è troppo poco tempo’ è una frase che si sente dire spesso – e se parlate con i freelance, scoprirete anche loro sono incalzati dallo scorrere delle lancette dell’orologio. Non si tratta di un problema emergente, ma le distrazioni in aumento e il grande numero di fonti disponibili e – in molti casi – nuove cose da fare lo rendono più che mai cruciale.
Abbiamo chiesto a Ben, Valentina, e Alfonso quali sono le attività che prendono loro più tempo e come le percepiscano.
Ben: "Faccio molta ricerca e fact-checking per i miei articoli. Mi piace intervistare esperti della materia e corroborare le mie ricerche con il contributo di leader di pensiero e di persone che hanno esperienza e competenza nell’ambito che sto esplorando. Credo che rallenti la mia produzione in qualche modo, ma ne vale la pena. Mi costringe a socializzare e mi permette di entrare in contatto con persone fantastiche. Penso che sia un problema essenziale in un’epoca in cui Google sta cercando di fornire una risposta a qualsiasi domanda e le piattaforme social come Facebook cercano di importi la conoscenza."
Valentina: "Rapporti offline, partership e collaborazioni sono oggi necessari. Purtroppo o per fortuna siamo in un momento dove la collaborazione conta più di tutto il resto!"
Alfonso: "Se parliamo di ciò che mi sottrae più tempo – e se siamo concordi nel tenere fuori da questa classifica la pulizia della tastiera dalle briciole dei muffin – allora non ho dubbi: la cosa più difficile è trasformare quel qualcosa di misterioso che galleggia nell’aria in un’idea vera e propria sulla quale sviluppare una news. Lo so, siamo a uno stadio precedente a quello della scrittura vera e propria, ma il processo nasce proprio da lì, dall’idea e da quello che c’era prima dell’idea. E oltre a essere la parte più difficile, resta sempre la più bella e affascinante. Ora posso avere il gelato che mi avete promesso?"
Conclusioni: alcune cose sulle quali riflettere
Che cosa abbiamo imparato dall’esperienza di questi professionisti dell’informazione digitale?
● Scrivi pezzi emotivi e racconta delle storie in modo da tenere le persone incollate al tuo contenuto
● Aggiungi link interni per permettere al tuo lettore di approfondire la sua materia di interesse: WordLift può farlo sulla base dell’analisi semantica del testo, in modo da aiutarti a ritrovare gli articoli più vecchi – anche se sono stati scritti da altri autori dello stesso sito.
● Ricerca, fact-checking e contro argomentazioni: queste sono le armi nella tua costante ricerca per la verità.
● Pensa a scrivere per le persone e ottimizza le SEO keyword per i contenuti sempreverdi. Dopo anni di scrittura online sotto il diktat della macchine e delle parole chiave, finalmente focalizzarsi sui contenuti torna a essere una buona strategia perché anche i motori di ricerca stanno passando dall’indicizzazione basata sulle keyword alla comprensione del linguaggio umano.
● Struttura il tuo articolo per rispondere alle esigenze di tutti i tuoi lettori, quelli che vanno di fretta e quelli che sono interessati ad approfondire. Aggiungi a questa struttura anche le entità, come mattone fondante sul quale costruire concetti e contesto legati al tuo contenuto.
● Le relazioni e la cooperazione contano più che mai.
Ben, Valentina, Alfonso e molti altri giornalisti, lavorano duro in un modo che produce più notizie e informazioni rispetto al passato e che sta diventando sempre più complesso. Il giornalismo online richiede molti strumenti per andare incontro al crescente bisogno di una informazione credibile e di qualità nel contesto di un web che si sta evolvendo nella direzione della semantica.
Le tecnologie semantiche sono una risposta?
Una cura semantica per il giornalismo online
L’editoria semantica non potrà allungare far diventare le giornate di 48 ore, ma riduce il lavoro manuale, permettendo di risparmiare tempo prezioso grazie all’automazione del markup semantico, della gestione di alcune attività SEO in pagina e della categorizzazione.
Può essere una interessante strategia di content marketing con la quale superare brillantemente molte sfide, trasformandole in opportunità per differenziarsi nel mercato. In che modo?
● L’editoria semantica arricchisce i contenuti con un contesto e aiuta gli editori a costruire la propria credibilità e a trovare informazioni utili a supportare il processo di scrittura.
● I Linked Data permettono di coinvolgere diversi tipi di utenti attraverso un’esperienza personalizzata, offrendo singole informazioni a chi ha bisogno di una risposta rapida e offrendo maggiori opportunità di approfondimento a chi vuole saperne di più.
● Il vocabolario interno può essere usato come una base di conoscenza comune in redazione, aiutando i giornalisti a collaborare con i colleghi.
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