Chi non può cambiare idea non può cambiare nulla
La fine dell’anno è alle porte e con lei tutta una serie infinita di pensieri. Il Natale e le feste a lui correlate, d’altra parte, hanno sempre spinto al resoconto, al “tirare le somme” dell’anno appena trascorso e all’elenco dei buoni propositi da portare a termine durante l’anno venturo.
Festa tra le più attese dell’anno è sentita e, nella maggior parte dei casi, anche amata da tutti, in ogni settore e periodo storico. Gli esempi nel mondo dell’arte sono ovviamente più che numerosi e ripercorribili dai secoli del Medioevo fino all’età Contemporanea. Come dimenticare “Natività di Gesù”, del 1300, di Giotto; “Natività”, del 1475, di Piero della Francesca; ”Adorazione dei Pastori” del 1578 di Jacopo Tintoretto insieme alla “Natività con i Santi Lorenzo e Francesco” del 1609 di Caravaggio?
Il Natale, nell’arte, ne fa quindi da padrona… ma nella storia?
Bè Enrico III d’Inghilterra, in pieno 1200, amava festeggiare il 25 dicembre con un banchetto di ben 600 buoi, unito ovviamente alla compagnia dei più nobili tra i nobili inglesi. Qualche secolo dopo, Luigi XVII, sulla scia di suo padre e suo nonno, festeggia il “santo” Natale con fuochi d’artificio lunghi addirittura un’ora, continuando poi ad abbellire Versailles, quasi ignaro dell’amara sorte che da lì a breve lo avrebbe toccato.
Ma spostandoci più ad est, toccando una delle famiglie più altisonanti e aristocratiche dell’intera Europa, troviamo i Romanov, amanti del lusso e dello sfarzo molto più di quanto si possa credere. Il giorno di Natale, per gli Zar, era il giorno del ritrovo, quello in cui tutti i rami cadetti della famiglia si ritrovavano a San Pietroburgo e tra chili di caviale in samovar d’argento e pietre preziose, ballavano la Trojka e la Khorovod (così come voluto da Pietro il Grande).
Insomma, il Natale ha sempre riunito le famiglie o comunque accomunato persone che magari, in quel determinato momento, così tanto amiche non erano: come dimenticare inglesi e tedeschi che durante la Grande Guerra depongono le armi ed iniziano a giocare a pallone?
È quindi chiaro come in qualunque contesto e per la maggior parte dei popoli, il periodo natalizio porta con sé una scia di felicità, di energia positiva e voglia di stare insieme... tutte prerogative che anche per noi oggi sono rilevanti.
Guardando al 2022 - ai mondiali in Qatar appena conclusi, alle Olimpiadi di Pechino, alla morte della regina Elisabetta, alla guerra Russo-ucraina e all’elezione della prima Presidente del consiglio donna - gli eventi ai quali abbiamo assistito sono stati numerosi, alcuni piacevoli, altri (ovviamente) meno.
Tutti però ci spingono alla riflessione, al fermarci e ragionare sul come, e soprattutto sul sé, abbiamo vissuto al meglio l’anno ormai concluso. Tutti gli eventi trascorsi ci portano necessariamente a pensare se avremmo potuto fare di più o, magari, fare diversamente, tanto nel lavoro quanto nella vita privata.
Il Natale è quindi sì un momento di festa, ma anche di recap in cui si pensa ai nuovi progetti... alla nuova casa, alla nuova società e alla nuova vita. Si guarda agli anni e al tempo trascorsi, alla nonna che cucina per tutti, anche se il numero di invitati aumenta di anno in anno, ai cugini più piccoli che nonostante l’adolescenza conclusa continuano ad esser tonti e a noi stessi che forse un passo avanti, nel nostro di percorso, quello verso i nostri obiettivi, lo abbiamo fatto.
Ecco, probabilmente, tra tutti gli altri eventi dell’anno, le feste natalizie sono quelle che ci toccano di più proprio per questo, perché hanno la capacità di fermarci, di farci ragionare e, seppur solo per qualche giorno, permetterci di godere di quella spesso accantonata felicità.