Chi scrive male pensa male: il mestiere del Legal Designer
di Marco Maglio
La domanda è provocatoria ma è essenziale per chi come me è un avvocato:
"perchè quello che scrivono i legali
spesso non è chiaro?"
Leggo tanti documenti giuridici durante le mie giornate e sempre più spesso mi chiedo perchè sembrano fatti per non essere letti e men che meno capiti.
Le ragioni sono tante e non sempre dipendono dall'incapacità di scrivere, a volte è solo una questione di stile, di tecnicismi. Sono scritti in modo poco chiaro perchè i giuristi usano un linguaggio complesso vecchio di duemilacinquecento anni almeno. Il diritto è una scienza formalizzata e le forme per i giuristi sono essenziali. Sono l'espressione della sostanza di cui sono fatte le cose e le relazione tra le persone. La forma è sostanza per i legali e per questo la mia categoria professionale con le parole flirta, tuffandosi in avventurose perifrasi alla ricerca del limite di ciò che si può comprendere.
Sarà anche vero ma per me è sempre valido quanto diceva Nanni Moretti in "Palombella Rossa":
"chi parla male pensa male".
Aggiungerei che chi scrive senza preoccuparsi di farsi capire da chi legge, dal punto di vista umano, è solo un fottuto egoista, perchè pensa solo a sè stesso e non a chi leggerà le sue parole. Ma quello che scrive un egoista di solito non merita nemmeno di essere letto: è roba autoreferenziale. Leggerla è fatica sprecata. Chi scrive male è un po' come quelli che quando incontrano un conoscente gli si fanno incontro sorridenti e premurosi chiedono:
Carissimo, che piacere vederti.
Dimmi:
come sto, come sto?
Di voi all'egoista non importa nulla. Pensa solo a se stesso e quando scrive è interessato solo all'effetto che fa sul suo ego, non certo al bene di chi si accinge a leggere.
Ma andando oltre questi dettagli di psicologia applicata alle miserie umane, direi che per affrontare questo tema basterebbe ricordare i Promessi Sposi, la più italiana di tutte le storie.
Notoriamente per dire che un legale non si fa capire e usa cavilli in modo stumentale, basta dargli dell’Azzeccagarbugli. E per esprimere l’incomprensibilità frequente dei testi giuridici, tutti diremmo come Renzo di fronte a don Abbondio che gli enumerava in latino gli impedimenti dirimenti del matrimonio: «Si piglia gioco di me?» «Che vuol ch’io faccia del suo latinorum?»
Così da sempre siamo abituati ai testi giuridici complessi, fatti di riferimenti a commi, articoli di leggi sconosciute ai più e di terminologie per iniziati. Ci sembra normale che sia così ma non lo è affatto se pensiamo che il diritto nasce per regolare i rapporti tra le persone e prevenire i conflitti: la chiarezza è quindi un elemento essenziale che se fosse applicata veramente permetterebbe di eliminare alla radice molti problemi interpretativi che causano dubbi e complicazioni.
Di fronte a un testo pieno di terminologie tecniche, concetti complessi e sintassi articolata, la conseguenza per chi non ha un’educazione giuridica è non solo la frustrazione ma anche la sensazione di non avere il pieno controllo della propria situazione.
In risposta a questo fenomeno diffuso da anni, alcuni studiosi hanno iniziato a discutere di come il sistema legale potrebbe essere ripensato in termini di linguaggio e di strumenti attraverso l’approccio del design. La disciplina che cerca di rispondere a questa domanda è stata chiamata ‘legal design’ che è l’arte di realizzare forme di comunicazione e interazione finalizzate al miglioramento delle relazioni e delle procedure legali.
Il Legal design è l'applicazione del design al mondo del diritto, per rendere i sistemi e i servizi legali più incentrati sull'uomo, utilizzabili e soddisfacenti. Ciò implica un nuovo rapporto di collaborazione e sinergie fra gli esperti di marketing, gli avvocati e i designers dove il design thinking, il visual design, l’user experience diventino nuovi linguaggi che uniscono il mondo del marketing con quello del diritto. Una caratteristica del legal design, infatti, è quella di visualizzare i contenuti legali attraverso sintesi grafiche, infografiche, mappe, schizzi e strumenti interattivi, rendendo così il mondo del diritto chiaro, semplice, immediato, accessibile e comprensibile a tutti.
L’obiettivo è avvicinare il mondo legale alle persone che non hanno formazione o esperienza in tema giuridico. L’intento è di mantenere un approccio che pone le persone al centro della progettazione e dell’erogazione dei servizi anche nel mondo giuridico per rendere l’esperienza più intuitiva, fruibile e inclusiva. Le metodologie del design offrono un’opportunità per rivedere il modo in cui sono pensati e raccontati i principali strumenti dell’attività legale ovvero documenti, contratti e procedimenti tenendo conto delle difficoltà e dei bisogni di tutti i soggetti coinvolti. Non è solo una questione di grafica o di estetica: per legal design si intende la creazione di documenti legali intuitivi, coinvolgenti e adatti alle persone che poi li utilizzeranno.
Il designer è uno che lavora con la logica e non con l’estetica. Lo diceva Bruno Munari, uno che di Design e di comunicazione ne capiva parecchio:
“se un oggetto è bello è perché è, prima di tutto, buono per l’uso”.
Praticità prima di tutto. Nel Legal Design è bello ciò che serve, non ciò che piace.
Un esempio di legal design è l’adozione di schemi e mappe mentali, analisi dei testi e della grafica con cui sono redatti: si diffondono anche in ambito legale soluzioni che, utilizzando le tecniche grafiche e progettuali tipiche del design, ridisegnano e riprogettano il documento con lo scopo di rendere gli atti prodotti di facile e chiara comprensione, senza sacrificare gli intenti e gli obiettivi espressi.
Altro esempio di legal design è la cosiddetta “Proactive law” ovvero la formazione delle persone, in ambito aziendale, affinché operino con il supporto di metodologie e strumenti utili a percepire anticipatamente i problemi, le tendenze o i cambiamenti futuri, al fine di pianificare le azioni opportune in tempo.
Quindi se volete fare marketing e comunicazione rispettando la legge e i vostri clienti, c’è solo una soluzione: affidate la redazione delle privacy notice, delle condizioni di contratto e dei disclaimer ad un legal designer: vedrete che non ve ne pentirete. Solo quando marketing, comunicazione e diritto si incontrano le regole diventano chiare ed utili.
Per quanto mi riguarda prendo nota dell'evoluzione in corso e annoto che si sta affermando una tendenza evidente nel mondo legale: andiamo verso un sistema giuridico che imporrà sempre di più testi semplici, comprensibili e di facile lettura.
Basterebbe leggere l'articolo 12 del Regolamento europeo sul trattamento dei dati personali che prevede proprio il rispetto di questi principi:
"Il titolare del trattamento adotta misure appropriate per fornire all'interessato tutte le informazioni relative al trattamento in forma concisa, trasparente, intelligibile e facilmente accessibile, con un linguaggio semplice e chiaro, in particolare nel caso di informazioni destinate specificamente ai minori.
Vale poi quanto ha osservato Antoine De Saint-Exupéry, l'autore del Piccolo Principe
La perfezione nel design si ottiene non quando non c'è nient'altro da aggiungere, bensì quando non c'è più niente da togliere.
Per essere un bravo Legal Designer occorre dunque togliere, non aggiungere. E per togliere ci vuole coraggio come sapeva bene Henry Matisse.
In questa carellata di pensieri a margine dell'arte del Design vale, come sigillo, ricordare in chiusura quanto pensava Bruno Munari che del Design italiano è stato un Papà affettuoso e attento.
Questo per dire che il Legal Design richiede creatività e non si imita. Non è una questione di lay out o di formule.
E' una questione di chiarezza mentale, di pulizia espressiva, di linearità, di rispetto per il lettore.
E' la minimizzazione del linguaggio: non dire con tre parole ciò che puoi esprimere con una sola.
Minimizzare non vuol dire banalizzare. E la sintesi non è sempre segno di capacità espressiva e di talento. Conosco persone che pensano di essere sintetiche invece, semplicemente, hanno poco da dire e non sanno nemmeno dire quel poco.
Così il Legal Design secondo me è la disciplina che riconosce il talento del giurista autentico, quello che si preoccupa del benessere di tutti, e lo rende unico, come se fosse un artista (e forse il vero giurista, un po' artista lo è).
Mi piace il Legal Design perchè richiede coraggio, rompe gli schemi, rispetta il prossimo, rende inimitbile ciò che viene fatto con creatività. E soprattutto manda in soffitta il paludato mondo dei giuristi che si citano addosso, senza farsi capire, senza capire.
Non ho dubbi: mamma, da grande voglio fare il Legal Designer!
Avvocato|ICT|Privacy|CyberSecurity|LegalTech&Design|e-Justice|Sloweb
5 anniSemplicemente meraviglioso. Grazie.
Sales&Marketing Director at MAF
5 anniSe norme, T&C, informative fossero scritte con la stessa leggerezza e ricchezza di vocabolario di questo tuo articolo, sarebbe tutto meravigliosamente comprensibile.
Entrepreneur, serial, investor, feminist - Founder & CEO at Maya Investments Limited - Co-Founder of I³/NYC - Italian Innovators Initiative
5 anniThat's so true, also in English...