Cina in Africa occidentale, nuova colonizzazione e opportunità.

Cina in Africa occidentale, nuova colonizzazione e opportunità.

Mr. Chan si sedette al tavolo di fronte al Governatore e chiese: "dov'è il sito? partiamo ad inviare i lavoratori. Per i soldi, pagamenti e il resto ci accordiamo dopo ma sono sicuro che sarai felice di cosa proporremo. Bene, cominciamo..."

Il governatore non rimase stupito, era ormai abituato a quelli che in Nigeria chiamano Cinciuncian, un fantastico nome onomatopeico per indicare cosa suona nelle orecchie dei locali.

Il contratto per la nuova strada di circa 150 km fu siglato circa due settimane dopo con ampio compiacimento da entrambe le parti.

“The honorable governor Doctor Musa” si sentiva soddisfatto, l'aeroporto era quasi terminato, il sito per il trattamento delle acque procedeva, le concessioni governative per le miniere di marmo erano state assegnate. Ora rimaneva soltanto quella maledetta strada dal sito produttivo a Kano.

La cosa meravigliosa è che aveva fatto tutto con la metà del budget, aveva creato lavoro, le elezioni si avvicinavano e sua moglie aveva smesso di lamentarsi; finalmente la nuova villa era pronta e la nuova mercedes 4x4 parcheggiata nel parco di fronte al cancello sorvegliato da guardie.

Ma la cosa meravigliosa era che non doveva più sorbirsi lunghissime riunioni con quei fastidiosi europei, con i loro power point, i dati, il calcolo dei rischi economici, le survey, le scorte armate, le lamentele sul cibo..

Lavorare con i cinciuncian gli aveva migliorato la vita ed era molto grato, grazie a loro sarebbe stato rieletto.

Naturalmente questa non è una storia vera, è comunque una storia che sia avvicina a quanto succede giornalmente in un qualsiasi area del West Africa.

Ci sono più di 100 progetti in 28 stati gestiti da aziende di stato cinesi in Nigeria, tra cui la costruzione degli aeroporti di Abuja e Port Harcourt, la ferrovia che da Abuja arriverà a Ibadan al sud ed a Kaduna e Kano al Nord, guarda caso lungo la nuova pipeline che passerà nel settentrione del paese.

La Cina ha investito 2,5 Miliardi di dollari nel paese negli ultimi 5 anni, dato enorme se calcoliamo il disinvestimento delle aziende europee dovute alla crisi del petrolio dal 2015 ad oggi. Non mancano le frizioni, ma la “cinciuncianization” è ormai in corsa e sembra inarrestabile. Export e  import, costruzioni di grandi opere, food&beverage  e relazioni commerciali con la Cina sono ormai parte della vita comune della più popolosa nazione africana.

E il futuro parla di risorse minerarie, agricoltura, automotive e soprattutto di soluzioni telecom e high-tech per gestione bancaria e dei pagamenti.

Come è potuto succedere questo? Come le grandi aziende USA e europee si sono fatte soffiare il mercato in così poco tempo? Secoli di colonialismo non dovevano garantire continuità?

Personalmente credo che continuare con l''approccio colonialista sia stato il vero problema, il voler tenere sempre il piede in due scarpe, lavoro in Nigeria ma rimango francese, italiano, tedesco..prendo, faccio i soldi e scappo..

La recessione economica ha sfasciato questo sistema, frantumando le vecchie regole e agevolando chi nel paese vuole stabilirsi realmente.

Io mi immagino Mr Li che acquista un terreno per coltivarlo, farlo produrre e lasciarlo ai propri discendenti che saranno Cinciaciu9ja, magari figli di coppie miste.

Io immagino Mr Xiao che vive in un villaggio remoto con il suo market aperto 24 ore, mentre noi Italiani facciamo fatica a vivere a Lagos o Port Harcourt con ristoranti, autisti e 24 ore di Nepa. Ho visto Italiani pretendere di vedere la Serie B su Rai sport e sbraitare perchè la pasta era scotta.. giuro li ho visti...li riconosci da lontano gli italiani. Pantaloni blu, camicia azzurra e mocassini, fanno i “manager” gli italiani..

“Quando un Nigeriano si lamenta perché i cinesi sputano quando parlano, loro rispondono che i Nigeriani pisciano in ogni cantone…” e poi ridono insieme, difficilissimo farlo con gli Oijbo (i bianchi..).

Per chi come me stato al Nord non era difficile incontrare libanesi, Indiani che parlano Hausa per terza generazione, con gli shop, gli Hotel di quarta categoria e i ristoranti. Credo che i cinesi presto faranno le stesse cose, diventeranno "locals" ma a differenza di indiani e libanesi avranno i miliardi delle aziende che cominciano con C-qualcosa, ossia lo stato cinese che pompa dollari in un'economia sempre più malata e deprimente.

La Cina non arriva oggi in Africa, alla fine della seconda guerra mondiale ha supportato fazioni separatiste e socialiste in Togo, Benin, Guinea Equatoriale, Guinea, Sierra Leone e Mauritania Botzwana, Tanzania, Zimbabwe, Sud Africa e Angola. Ha stretto relazioni a Djibuti e Kenia, luoghi strategici per il passaggio delle merci. L’africa era il punto di rottura dall’isolamento diplomatico e buon alleato nella guerra fredda contro l’imperialismo britannico e tedesco.

Ma è dall’inizio degli anni 2000 che gradualmente la Cina è prepotentemente esplosa in West Africa, con un'idea ben chiara: Utilizzare la più grande periferia del mondo contro le sfavillanti luci dell'occidente.

Nel 2015 vengono siglati i primi grandi accordi per investimenti di 60 miliardi di dollari in Africa arrivati ad oggi già a 95.Circa il 15% del mercato del West Africa è in mano ad aziende cinesi ed è in continuo aumento.

Il sogno degli Italiani di costruire le più grandi "Tax free zone" in Nigeria e Mozambico sta lentamente fallendo perché troppo distante dai reali bisogni locali e troppo vicino a quelli delle aziende Oil&gas straniere, dall'altra parte aziende cinesi investono 195 milioni di euro a Lagos per creare il più grande Hub Tax free in Africa, proprio a fianco della più grande e nuova raffineria creata dall'uomo più ricco in Africa: Mr. Dangote, del nuovo porto di Ladol e guarda caso dal nuovo Aeroporto internazionale di Lekki.

Altro dato importante, i Nigeria oltre il 50% delle opere pubbliche è in mano cinese, a discapito di aziende europee come Salini-Impregilo, Schlumberger..

La strategia è completamente diversa da quella occidentale, che per anni (secoli) è stata quella di ammassare profitti con un piede sempre dall'altra parte del mare. La Cina in Africa ha un progetto a lungo termine. Sanno che il solo fatto di consumare circa il 30% delle risorse naturali mondiali farà crescere il prezzo delle stesse.

E la Cina in west Africa non solo le risorse le prende, ma le trasporta su treni Afro-cinesi, le imbarca su navi cinesi in porti Afro-cinesi. Le risorse una volta arrivata nelle aree di produzione si trasformano e vengono rivendute in occidente ma  soprattutto nella stessa West Africa, in paesi come la Nigeria sempre più affamata di tecnologia a basso prezzo e materiali di consumo ad ancora più basso prezzo.

Una strategia Win-Win che non ha precedenti.

 

Però..c'è un però..anzi di però ce ne sarebbero molti se fossimo in grado di cogliere le sfumature tra le pieghe. Sfumature che potrebbero incrinare questo trend che ad oggi sembra inarrestabile.

la prima sfumatura sta nella chiarezza contrattuale, specialmente per quanto riguarda le trattative tra politici e imprenditori cinesi. La storia ci dice che Nigeria e industriali hanno creato un sistema colluso per vendere lavoro in cambio di una lauta pensione milionaria. Caso eclatante fu il progetto da 600 milioni di dollari per installazione di CCTV in tutta la città di Abuja, che sfociò in una ecatombe di mazzette, favori e ruberie infinite. Se le aziende europee e USA in primis sponsorizzassero fortemente un processo di “anti-bribary” potrebbero erodere la fiducia del mercato verso le aziende cinesi. Da dove partire se non da controlli legati alla vendita di armamenti? Ormai il mercato nel West Africa è invaso di prodotto made-in china. Dalle copie degli Ak47 ai mezzi pesanti per esercito e polizia. Sicurizzare questo processo per la tracciabilità delle armi ed attrezzature militari aprirebbe porte enormi per i piani di “anticorruzione”. Il brand rosso con la stella ne uscirebbe non poco ammaccato..

Oil&Gas, le ormai anziane grandi sorelle del mercato petrolifero, mantengono ancora il primato nel settore economicamente più importante. La recessione ha comportato miliardi di perdite e la sfiducia nel difficile mercato Nigeriano, colpito da una carenza di infrastrutture, corruzione e bunkering. La via di uscita da questa crisi potrebbe essere lo stingere partnership con le piccole/medie imprese locali. Accrescere il mercato interno per accrescere il mercato globale. Il tempo in cui si faceva partire un americano dal Texas per cambiare una Lampadina a Bonny Island è finito e non è più sostenibile.

Start up in west Africa e produzione. Teniamo presente che il West Africa ha leggi e regole complicatissime per importazione di beni ed il mercato dove ci nascono più nuove imprese al mondo. Ne consegue quindi che “la produzione locale” può dare sicuramente una possibilità ad imprenditori occidentali che decidono di investire. Creare piani di finanziamento agevolato o altre tipologie di piattaforme sicuramente potrebbe attrarre persone con il sogno di produrre in Africa e contrastare le aziende cinesi che creano posti di lavoro (90% del personale è locale) ma faticano a formare e rilasciare tecnologia e conoscenza ai lavoratori.

“Aiutiamoli a casa nostra”, immigrazione come arma commerciale. L’ondata migratoria proveniente dal West Africa, può e deve essere una risorsa economica per riconquistare fette importanti di mercato. I nigeriani hanno nel sangue la voglia di fare business; Non ho mai conosciuto un popolo dove tutti sognano di essere dei self made man or woman e creare un business personale. Formazione teorica, training on the job, lingua in tutti i settori produttivi ,garantirebbero un rientro in paese di Italonigeriani con stretti legami con il nostro paese. Le persone sarebbero il miglior “made in Italy” che tutti vorremmo dover esportare.

A.F.P.

31/07/18


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