Coaching One to One: per migliorare bisogna conoscere sé stessi
L’obiettivo del mio Coaching One to One è sostanzialmente uno: dare agli AD delle nuove risorse per poter guidare al meglio il proprio team, e quindi la propria azienda. Per farlo parto da un concetto fondamentale: la necessità di “reincorniciare”la situazione. Cosa significa?
Ci sono alcuni fattori che determinano il “come” si reagisce a un determinato evento:
- La capacità di analisi oggettiva della situazione, che però viene inevitabilmente “contaminata” dalle convinzioni che ognuno di noi ha riguardo la singola situazione, persona etc;
- le capacità e gli strumenti che ognuno di noi ha a disposizione nel proprio bagaglio di competenze;
- i colori della personalità che ognuno di noi mette in atto durante il proprio vissuto. Questi conferiscono una modalità rilevante all’approccio e alle reazioni in ogni singola situazione.
In realtà questo mix di elementi, con il tempo e l’esperienza, tendono a creare uno “standard di azione”, uno schema che per comodità prende il sopravvento rispetto alle situazioni più disparate. Questo schema si concretizza in quelle che vengono chiamate le “dinamiche ridondanti”, reazioni a catena che si attivano tra persona e ambiente esterno, simili anche se ci si trova in situazioni differenti.
Insomma noi abbiamo pochi schemi comportamentali per tante situazioni: saranno sempre la cosa giusta?
Esempio: se un collaboratore non ha portato a termine un lavoro è probabile che un “tipo di AD” reagisca in modo impulsivo creando conflitto, mentre un altro “tipo di AD” reagisce in modo più partecipativo facendo domande di esplorazione e lasciando iniziativa al collaboratore stesso.
I risultati saranno notevolmente diversi a parità di situazione. Nonostante l'evidenza tenderemo comunque a mettere in atto lo stesso comportamento.
Non esistono approcci giusti o sbagliati ma produttivi e improduttivi. Non viene naturale esplorare altri sistemi profondamente diversi da quelli sperimentati nel tempo e quindi i risultati saranno sempre gli stessi.
Il mio lavoro di coaching risiede proprio nella capacità di far “switchare” il pensiero dell’AD, rendendolo capace di vedere la stessa situazione attraverso un nuovo punto di vista, per potergli dare un significato differente. Non solo: l’obiettivo è quello di fornire l’AD di nuove risorse in termini di azioni, di strumenti da usare, di come porsi nei confronti di persone e situazioni.
Questo per me è “reincorniciare”: vedere la situazione da un’altra punto di vista.
Per arrivare a ad un risultato di automiglioramento ci vuole consapevolezza di sé, dei propri punti di forza e delle proprie aree di caduta di performance.
Il mio lavoro di coaching one to one parte proprio da un’analisi di se stessi, che porta a una maggiore conoscenza di sé, quali sono i contesti che ci mettono in criticità e quali ci agevolano. Per leggere meglio il mondo fuori da noi, prima è necessario imparare a conoscere meglio noi stessi. È quello che faccio quando lavoro one to one con un AD: fargli cambiare la prospettiva leggendo il mondo esterno “per differenza” rispetto al suo solito punto di vista, e in questo modo fargli acquisire una consapevolezza di sé ancora maggiore. Perché un AD consapevole dei propri punti di forza e dei propri limiti è un leader migliore per tutto il team.
“Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” Marcel Proust
Formatore vendite presso editoria
5 anniSembra ovvio..ma non lo è per nulla.