Come lo racconti Gianluca Vialli oggi ad un adolescente?

Come lo racconti Gianluca Vialli oggi ad un adolescente?

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La Coppa delle Coppe con la Sampdoria 1990


Voglio provarci io, che a 41 anni sono cresciuto con i suoi goal e le sue gesta…

Caro ragazzo che sei nato abbondantemente dopo il 2000, voglio raccontarti alcune cose di un Guerriero che ieri è volato in cielo, ma che ha scritto pagine indelebili dello sport più bello del Mondo.

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Champions League con la Juventus 1996

Si, te lo voglio raccontare, perché mentre compiva le sue gesta io ero un ragazzino di neanche 10 anni che tirava i primi calci ad un pallone sotto casa, i suoi goal non li ho visti su YouTube o in streaming, ma li sentivo raccontati alla radiolina da voci concitate che descrivevano minuziosamente le azioni e i goals, e quel racconto diventava un’immagine alle 18:10 della domenica, quando iniziava 90° Minuto.an piano il calcio è cambiato, ma Gianluca non ha mai cambiato il modo di interpretarlo e mentre io crescevo, lui continuava ad essere un esempio, anzi lo era sempre di più perché legittimava giorno dopo giorno quello che aveva fatto, continuando a farlo con dedizione totale.

Vialli era il bomber vero, quello che prima di internet e dei cartoni animati le rovesciate ce le faceva vedere allo stadio, era il trascinatore, la punta che incarnava perfettamente la mentalità ultras, un guerriero mai domo, che riscuoteva applausi anche nella sconfitta.

Vialli è l’uomo assist di Totò in Italia-Austria e del sogno Azzurro di Italia ’90,

Vialli è quello dei capelli biondi ossigenati, roba che oggi non fa notizia, ma vallo a fare ad inizio anni ’90…

Vialli è Vialli, un’istituzione, un monumento del nostro calcio.

Sai ragazzo, il calcio non è una scienza esatta, anzi in determinate circostanze è pura alchimia, al punto che un gruppo di ragazzi che indossa una maglia particolare, chiamati blucerchiati dalla stampa, si promette di non ascoltare sirene storicamente blasonate e si pone l’obiettivo ambizioso di portare nientemeno che lo Scudetto a Genova. Siamo nella seconda metà degli anni ’80, ed a capo di quel gruppo ci sono due ragazzi che verranno soprannominati i gemelli del goal… Vialli-Mancini, una coppia geniale, in panchina un condottiero le cui massime risuonano ancora oggi nelle orecchie di sportivi e non, Vujadin Boskov.

L’obiettivo è ambizioso, forse folle, ma quel gruppo fa entusiasmare l’Italia intera, me compreso che sono già tifoso juventino sfegatato, uno di quelli che compra regolarmente Hurrà Juventus e Juve Squadra mia, non solo i tifosi Sampdoriani e porta a casa due coppe Italia consecutive, nel 1990 conquista una splendida Coppa delle Coppe, sai quella competizione a cui accedeva solo chi vinceva il trofeo nazionale!  Una doppietta in Finale, preludio a quel sogno chiamato Scudetto che arriverà l’anno successivo, in una cavalcata sensazionale che metterà in riga Milan, Inter ed il sorprendente Parma di Nevio Scala!

Mancherebbe la ciliegina sulla torta a completare un capolavoro di epica calcistica, quella Coppa dei Campioni a cui aveva accesso solo chi si era aggiudicato lo Scudetto nella stagione precedente. Sembra tutto scritto, sono gli anni in cui il calcio italiano vince sempre, vince tutto, ma quel sogno si infrange il 20 maggio 1992, ai tempi supplementari su una punizione di Ronald Koeman che porta per la prima volta nella sua storia il Barcellona sul tetto d’Europa. Si chiude un ciclo, Vialli cede alle lusinghe della Vecchia Signora, che pure non vinceva uno Scudetto da un bel po' e dopo un rodaggio trapattoniamo, culminato con una coppa Uefa nel 1993, in coppia con Baggio la cui intesa era ben lontana da somigliare a quella con il Mancio, nel 1996 corona il sogno suo e del popolo bianconero, alzando a cielo quella Champions League che ancora oggi è l’ultima conquistata dalla Juventus, nonostante le cinque finali disputate dal 1996 al 2017!

Vialli il guerriero, dopo la Champions con la Juventus accetta un’altra sfida, a Londra, in quel Chelsea che in bacheca aveva un solo trofeo europeo, una Coppa delle Coppe conquistata nel lontano 1971! Cambiano le casacche, ma non il modo di interpretare il calcio di Gianluca che veste anche gli inusuali panni dell’allenatore/giocatore dopo le dimissioni di Gullit, conquistando complessivamente una FA Cup nella stagione d’esordio ed una Coppa di Lega, una fantastica Coppa delle Coppe ed una Supercoppa Uefa da allenatore giocatore. Lui stesso afferma che “non è importante vincere, ma pensare in modo vincente”, ci ha dimostrato come questo porti poi inevitabilmente al successo. Ed è incredibile come la vita ci possa restituire quello che in alcune circostanze ci ha tolto. La sua mentalità, insieme al suo gemello Mancini, viene trasmessa ad un gruppo di ragazzi che in maniera un po' folle, proprio come quella Samp di inizio anni ,90, lo riporta sul tetto d’Europa 29 anni dopo quella sfortunata finale di Wembley, proprio in quello stadio alza al cielo un trofeo che all’Italia mancava dal 1968 e ci regala l’immagine più bella e commovente che uno sport ci possa mostrare, quell’abbraccio con il suo gemello del goal, il CT Mancini.

Sai ragazzo, nonostante tutte queste cose belle, queste emozioni e questi trofei, il destino può essere davvero crudele, la malattia subdola, cattiva e recidiva e quando Gianluca ha capito che l’ospite indesiderato non voleva proprio andarsene, ha deciso di concentrarsi per la battaglia finale e l’ultimo abbraccio pubblico lo ha riservato alla sua Cremona, che per un altro scherzo del destino è tornata in serie A dopo 30 anni…

Ci mancherà Gianluca, mancherà al calcio italiano, mancherà a chi è cresciuto con i suoi goal, ma il suo essere uomo, guerriero ed esempio vero di sport resterà indelebile. 

Semplicemente Gianluca. Così potrei definirlo. Capitano coraggioso. Basta il nome che riecheggiano nella mente imprese sportive destinate a pochi. Eppure quel nome silenziosamente rimbomba in ognuno di noi. Perentoriamente, in maniera assordante. In questi giorni ogni suo ricordo rifiorisce nelle epiche rovesciate ma alla fine tutto inesorabilmente ci riporta laddove la sua storia ebbe inizio. Quel suo carattere quel suo fare squadra quel suo essere burlone ma disponibile incessantemente a supporto sportivo e morale della squadra. È andato avanti, forse lassù qualcuno aveva bisogno di Lui. Noi quaggiù abbiamo avuto la fortuna di gustarcelo come sportivo soprattutto come Persona, capace di vincere anche questi ultimi 90 minuti. Quest’ultima partita che solo illusoriamente pare aver perso. In realtà è stata la sua più grande vittoria. Grazie Campione, grazie Gianluca💔

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