Come nascono le presentazioni creative

Come nascono le presentazioni creative

Ci sono presentazioni che nascono “stanche” (es. la relazione di bilancio di fine anno) e altre che invece si devono misurare con la creatività a tutto tondo.

A quest’ultima categoria appartengono senz’altro gli slideshow (show non è messo lì a caso o per sbaglio) che si tengono durante le conferenze, i convegni e, come non citarli, gli elevator pitch.

Anche se non ti consideri un creativo, quando sei chiamato a “portare il tuo contributo” in quelle situazioni, devi per forza uscire dal tunnel della slide modello-foglio-di-calcolo e accendere il tuo pensiero estroso e fantasioso.

Va da sé che la creatività si basa su fattori altamente individuali, infatti non esiste una procedura universale che, una volta appresa, ti consente di sfornare colpi di genio a profusione. Sappiamo però che qualsiasi deviazione dall’ordine costituito ci obbliga a riformulare la prospettiva originaria, a torto ritenuta invariabile. È sempre il fatto inatteso che ti dona occhi nuovi per vedere cose che prima non avevi nemmeno lontanamente preso in considerazione.

Libera la mente

È possibile cambiare punto di vista introducendo nelle elucubrazioni un elemento del tutto estraneo al concetto che stai elaborando: “Come affronterebbe questo tema un pinguino?”. Ecco allora che la mente, fino a quel momento simile a un criceto, arresta la ruota e si avvia per altre traiettorie, non necessariamente circolari.

Un metodo, meno immaginifico e per molti aspetti più utile e pratico, è quello di metterti a pulire il tuo luogo fisico di lavoro e, perché no, anche il desktop crivellato di icone. Oltre a fare un servizio che prima o poi avresti comunque dovuto fare, questa attività ha il potere di mettere ordine anche nel tuo spazio mentale. Si desatura così l’area dei pensieri a vantaggio di una ritrovata maggiore capienza per nuove idee.

L’ispirazione va ascoltata

Normalmente, quando preparo una presentazione tengo sempre un po’ di sottofondo musicale. Non saprei dire in quale misura ciò incida sulla mia creatività, ma non escluderei che ci possa andare a finire in mezzo una specie di mondo sospeso, in qualche modo ai margini della nostra quotidianità.

Mi spiego. Fra tutte le arti, la musica manca di un referente rielaborato mentalmente, a differenza della pittura che, per quanto astratta, parte sempre da una costruzione concettuale basata sulla realtà stessa. Ora, anche quando la musica fa delle incursioni nelle riproduzioni onomatopeiche, queste vengono ben presto sostituite da note che sfuggono a un ancoraggio tangibile.

Come ripeto, non so se sia questa la ragione, ma a un certo punto avverto che alcune sonorità vibrano sulla stessa lunghezza d’onda delle intuizioni che mi arrivano all’improvviso.

Perdi il senso del tempo

Quando devi realizzare una presentazione, il tiranno è sempre il tempo. Sei lì che cerchi di farti venire un’idea brillante e intanto guardi l’orologio che, implacabile, sembra ti mostri una specie di countdown, anziché l’ora.

Può sembrare contro intuitivo “perdere tempo” per “guadagnare tempo”, ma è esattamente quello che faccio quando mi sento bloccato e non vedo una via d’uscita. Ecco, per l’appunto, esco e faccio una cosa che mi piace, ovvero correre.

Questo mi ricarica di idee fresche, ma soprattutto di una buona dose di fiducia che mi fa immaginare il successo di quello che sto facendo. Saranno le endorfine?

Il cielo è fatto per essere respirato

Ossigeno, è sempre una questione di ossigeno. Al di là del fatto che la rarefazione dell’aria non fa pensare a pieni giri, un respiro profondo, con gli occhi chiusi che immaginano un cielo terso, è un’autentica botta di energia creativa. Fidati!

La creatività è lì, sullo stesso tavolo della curiosità

Seduto (o sdraiato) nella tua postazione di lavoro sei circondato da una miriade di oggetti che ormai non noti nemmeno più, tanto ti sono familiari. Le cose che hai sulla scrivania, quelle appese alle pareti, i libri disposti abbastanza a caso sulla mensola, sono tutti spunti creativi. A patto di accendere la curiosità con una bella sfilza di “perché”.

Perché quel quadro l’ho appeso qui di fronte e non altrove?”, “Perché ho ancora nel portapenne tutte quelle biro che non scrivono più?”, “Perché Calvino è finito accanto al manuale di WordPress?”, ovviamente il “gioco” può continuare all’infinito.

Ciò che conta è tenere allenata l’abitudine a essere curiosi, anche di ogni piccola cosa. È lì che si nascondono le idee più originali.

Articolo originariamente pubblicato su www.sergiogridelli.it

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