Come riconoscere e vincere la sindrome dell’impostore

Come riconoscere e vincere la sindrome dell’impostore

Ti sei mai sentito inadeguato, anche dopo aver raggiunto un grande risultato? Ti è mai capitato di pensare: “Non lo merito davvero, è stato solo un colpo di fortuna”? O magari di guardare i tuoi successi e chiederti: “Quando si accorgeranno che in realtà non sono così bravo come credono?”. Se hai provato qualcosa del genere, non sei solo. Questa sensazione ha un nome: sindrome dell’impostore.

La sindrome dell’impostore è quel fenomeno per cui, nonostante i risultati, le competenze o i riconoscimenti, ci si sente perennemente inadeguati, quasi un “impostore” che prima o poi verrà smascherato. E non riguarda solo noi “comuni mortali”. Anche persone di grande successo, che potremmo considerare inarrivabili, ne soffrono: scienziati (Albert Einstein), imprenditori (l’ex CEO di Starbucks Howard Schultz), attori (Tom Hanks, Meryl Streep fra tutti), scrittori (per esempio, Maya Angelou). L’elenco è molto più lungo di quanto si immagini. Questo dimostra quanto la sindrome dell’impostore possa colpire chiunque, indipendentemente dai traguardi raggiunti.

Scrivere questo articolo per me è diverso dal solito. In genere, parlo di temi più “professionali”, ma stavolta voglio condividere qualcosa di più personale. Recentemente, ho cambiato lavoro. È stata una decisione entusiasmante, una di quelle che ti accendono dentro. Ma, come succede spesso con i cambiamenti, ci sono domande che ti trovi a portarti dietro: “Sarò all’altezza? Ce la farò davvero?”. Per quanto queste nuove sfide mi motivino, devo ammettere che a volte sento quella vocina fastidiosa che sussurra dubbi e insicurezze.

Proprio per questo ho deciso di affrontare il tema non solo per chi, come me, sta vivendo un cambiamento o si sente bloccato dalla paura di non essere “abbastanza”, ma anche per chiunque si sia mai sentito così. La sindrome dell’impostore non è solo un ostacolo da superare: è un’opportunità per capire come guardare a noi stessi con più consapevolezza e gentilezza.

Cos’è la sindrome dell'impostore?

La sindrome dell’impostore è una sensazione profonda e persistente di non essere all’altezza, anche quando i fatti dimostrano il contrario. Chi ne soffre tende a pensare che i propri successi non siano meritati, attribuendoli a fattori esterni come la fortuna, il tempismo o il fatto che gli altri “non si siano accorti” delle proprie presunte mancanze. È come vivere con la costante paura di essere smascherati: “Prima o poi si accorgeranno che non sono davvero brava/o come credono”.

Non importa quanti risultati concreti si ottengano: una promozione, un premio, un progetto riuscito. Chi soffre di sindrome dell’impostore fatica a interiorizzare questi traguardi e a riconoscerli come frutto delle proprie capacità, alimentando un ciclo di insicurezza e auto-svalutazione.

Un po’ di storia: da dove arriva il termine?

Il termine “sindrome dell’impostore” è stato coniato nel 1978 da due psicologhe, Pauline Clance e Suzanne Imes, che per prime hanno studiato questo fenomeno. Inizialmente, le due ricercatrici lo rilevarono soprattutto tra le donne di successo, che pur avendo raggiunto posizioni importanti continuavano a sentirsi non meritevoli e “fuori posto”. Tuttavia, studi successivi hanno dimostrato che questa sindrome può colpire chiunque, indipendentemente dal genere, dall’età o dal livello di successo.

Quanto è diffusa la sindrome dell’impostore?

Ti sorprenderebbe sapere che la sindrome dell’impostore è molto più comune di quanto si pensi. Secondo alcune stime, fino al 70% delle persone l’ha sperimentata almeno una volta nella vita. Questo significa che, in un modo o nell’altro, quasi tutti abbiamo avuto quel momento in cui ci siamo sentiti “non all’altezza” del nostro ruolo o delle nostre responsabilità.

La sindrome dell’impostore non fa distinzioni e può colpire chiunque, dai giovani che iniziano la loro carriera ai leader più affermati. Come abbiamo visto, persino celebrità ne hanno sofferto. Questo ci ricorda che, anche se ci sentiamo soli in questi pensieri, non lo siamo affatto.

Conoscere questa sindrome è il primo passo per affrontarla. Aiuta a dare un nome a quel senso di insicurezza che molti di noi provano e a capire che non si tratta di una verità assoluta, ma di una percezione che possiamo imparare a gestire.

Chi colpisce la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore può colpire chiunque, indipendentemente dall’età, dal genere o dal livello di successo. È una sensazione che non risparmia nessuno: né chi è agli inizi della propria carriera, né chi ha già raggiunto traguardi importanti. Tuttavia, ci sono alcune categorie di persone che sembrano essere più esposte a questa sindrome.

Categorie principali

  1. Professionisti di successo. Manager, imprenditori, creativi e, in generale, chi ha raggiunto posizioni di responsabilità o traguardi importanti è spesso vittima della sindrome dell’impostore. Più si sale di livello, più si è soggetti a pressioni e aspettative elevate, con il rischio di sentirsi inadeguati o fuori posto. Anche chi lavora in settori in continua evoluzione, come la tecnologia o il marketing, può sentirsi “non abbastanza competente” per stare al passo.
  2. Studenti e giovani laureati. Gli studenti universitari e i giovani che si affacciano al mondo del lavoro sono un altro gruppo particolarmente vulnerabile. Entrando in ambienti competitivi e pieni di persone talentuose, è facile iniziare a dubitare delle proprie capacità. Frasi come “Forse è stato solo un caso che mi abbiano scelto” o “Non sono preparato come gli altri” sono molto comuni in questa fase.
  3. Donne in contesti lavorativi dominati dagli uomini. Le donne, specialmente in settori tradizionalmente considerati “maschili” (come la tecnologia, l’ingegneria o la finanza), spesso si sentono sotto pressione per dimostrare di essere all’altezza. La presenza di stereotipi di genere e la mancanza di modelli di riferimento possono alimentare questa sindrome, facendo sentire molte donne come se dovessero continuamente dimostrare il proprio valore.

Fattori scatenanti

Ci sono diversi fattori che possono contribuire allo sviluppo della sindrome dell’impostore. Vediamoli insieme:

  • Pressioni sociali e culturali. Viviamo in una società che spesso celebra il successo e la perfezione, alimentando aspettative irrealistiche. Sui social media, ad esempio, vediamo solo i momenti migliori della vita degli altri, e questo può farci sentire inadeguati, come se non stessimo facendo abbastanza.
  • Ambiente lavorativo competitivo. In ambienti di lavoro altamente competitivi, dove il confronto con colleghi più esperti o di talento è costante, è facile sviluppare un senso di inferiorità. Questo è particolarmente vero quando si ha poca esperienza o quando si lavora in un team con persone molto qualificate.
  • Personalità perfezionista o autocritica. Le persone perfezioniste sono particolarmente inclini alla sindrome dell’impostore. Vogliono fare tutto alla perfezione e, quando inevitabilmente questo non avviene, si colpevolizzano o si considerano “non abbastanza”. Allo stesso modo, chi tende a essere molto autocritico può sviluppare una visione distorta delle proprie capacità, concentrandosi più sugli errori che sui successi.

Perché colpisce queste categorie?

La sindrome dell’impostore si nutre di contesti in cui ci sono aspettative elevate, confronto costante e poca tolleranza per gli errori. Quando ci sentiamo sotto pressione per dimostrare chi siamo o cosa sappiamo fare, i dubbi possono facilmente prendere il sopravvento. Questo accade soprattutto nelle fasi di transizione: un nuovo lavoro, una promozione, o persino l’ingresso in un nuovo ambiente possono amplificare questa sensazione.

Sapere di non essere soli in questa esperienza è già un punto di partenza. Riconoscere che molti condividono questi sentimenti, anche tra le persone apparentemente più sicure di sé, aiuta a normalizzare la sindrome dell’impostore e a iniziare a gestirla.

I segnali della sindrome dell’impostore

Riconoscere i segnali della sindrome dell’impostore è il primo passo per affrontarla. Spesso, chi ne soffre non si rende conto che questi pensieri e sentimenti non riflettono la realtà, ma sono solo il frutto di insicurezze profonde. Ecco i principali comportamenti e atteggiamenti che possono indicare la presenza di questa sindrome.

1. Minimizzare i propri successi

Uno dei segnali più comuni è la tendenza a sminuire i propri risultati. Frasi come “Non lo meritavo, è stato solo un colpo di fortuna” o “Era una cosa semplice, chiunque avrebbe potuto farlo” sono tipiche di chi soffre di sindrome dell’impostore. Invece di vedere i successi come il frutto del proprio impegno e delle proprie capacità, li si attribuisce a fattori esterni, come la fortuna o l’aiuto degli altri.

2. Paura costante di essere “smascherati”

Chi soffre di sindrome dell’impostore vive con il timore che, prima o poi, qualcuno scoprirà che non è “abbastanza bravo”. Questo si traduce in una paura costante di essere considerati incompetenti o non all’altezza del ruolo che si ricopre. È come vivere con la sensazione di camminare su un filo sottile, cercando di non far cadere la maschera.

3. Senso di inadeguatezza, anche di fronte a riconoscimenti

Un altro segnale importante è il sentirsi inadeguati o inferiori, nonostante i riconoscimenti esterni. Può capitare di ricevere un complimento per un lavoro ben fatto, ma di pensare subito: “Probabilmente lo dicono solo per gentilezza”o “Non se ne sono accorti, ma ho fatto un sacco di errori”. Questa incapacità di accettare il proprio valore alimenta un ciclo di insicurezza e auto-svalutazione.

4. Lavorare eccessivamente per “compensare”

Chi si sente inadeguato spesso cerca di “compensare” la propria presunta mancanza di talento lavorando più del necessario. Si investe un’enorme quantità di tempo ed energie per dimostrare il proprio valore, anche quando non ce n’è bisogno. Questo atteggiamento, però, può portare a stress, burnout e ulteriore insoddisfazione, perché non importa quanto si lavori: la sensazione di non essere abbastanza resta.

5. Evitare nuove opportunità per paura di fallire

La paura di fallire è un altro segnale chiave della sindrome dell’impostore. Questa paura può portare a evitare nuove sfide o opportunità, come candidarsi per una promozione, accettare un progetto importante o provare qualcosa di nuovo. La mentalità è spesso questa: “Se accetto e fallisco, tutti capiranno che non sono capace”. Questo comportamento, però, finisce per limitare la crescita personale e professionale.

Come riconoscere questi segnali in sé stessi

Se ti ritrovi in uno o più di questi comportamenti, potrebbe essere utile fermarti e riflettere. Ti capita di minimizzare i tuoi risultati? Hai paura di essere scoperto come “incompetente”, anche quando gli altri ti apprezzano? Lavori eccessivamente o eviti opportunità per paura di non essere all’altezza? Riconoscere questi segnali non significa giudicarsi, ma prendere consapevolezza di un problema che, con le giuste strategie, può essere affrontato e superato.

La buona notizia è che la sindrome dell’impostore non è una condanna. È possibile imparare a gestirla e a cambiare il modo in cui si percepiscono successi, capacità e valore personale.

Perché si sviluppa la sindrome dell'impostore?

La sindrome dell’impostore non nasce dal nulla. Ci sono diverse cause che possono portare una persona a sentirsi costantemente inadeguata, anche di fronte a successi evidenti. Spesso, queste radici affondano nel nostro passato, nelle esperienze personali e nelle influenze sociali. Capire da dove proviene questo senso di insicurezza può essere il primo passo per affrontarlo.

1. Cultura familiare: aspettative elevate o mancanza di riconoscimento

Il modo in cui siamo cresciuti può avere un grande impatto sullo sviluppo della sindrome dell’impostore. Alcuni esempi comuni includono:

  • Aspettative elevate: se durante l’infanzia ci è stato chiesto di essere sempre “perfetti” o di raggiungere standard molto alti, potremmo aver interiorizzato l’idea che il nostro valore dipenda solo dai risultati ottenuti. Questo può portarci a sentirci costantemente sotto pressione e a non accontentarci mai di ciò che facciamo.
  • Mancanza di riconoscimento: al contrario, se i nostri successi non sono stati riconosciuti o celebrati, potremmo aver sviluppato una difficoltà nel vedere il nostro valore. Se nessuno ci ha insegnato a riconoscere e apprezzare i nostri risultati, potremmo continuare a ignorarli anche da adulti.

2. Società e stereotipi: ruoli di genere, discriminazioni e aspettative sociali

Viviamo in una società che spesso amplifica le insicurezze, specialmente attraverso stereotipi e aspettative irrealistiche. Alcuni esempi:

  • Ruoli di genere: le donne, in particolare, sono spesso vittime della sindrome dell’impostore a causa degli stereotipi di genere. In molti contesti lavorativi, le donne possono sentirsi “fuori posto” o costrette a dimostrare costantemente il proprio valore in ambienti dominati dagli uomini. Questo senso di “non appartenenza” può alimentare l’idea di essere un’impostora.
  • Discriminazioni e pregiudizi: le persone appartenenti a minoranze etniche, culturali o sociali possono percepire una pressione maggiore per dimostrare le proprie capacità, sentendosi giudicate più severamente rispetto agli altri.
  • Aspettative sociali: la società moderna tende a premiare il successo visibile e la perfezione, spesso veicolati dai social media, dove vediamo solo le vite “perfette” degli altri. Questo confronto continuo può farci sentire sempre in difetto.

3. Confronto sociale: sentirsi inferiori rispetto agli altri

Il confronto con gli altri è uno dei principali fattori che alimentano l’insicurezza. È naturale guardare i successi delle persone intorno a noi, ma spesso lo facciamo in modo distorto:

  • Sottovalutiamo noi stessi: guardiamo gli altri e pensiamo che siano più competenti, più sicuri o più meritevoli di quanto siamo noi.
  • Sopravvalutiamo gli altri: non vediamo i loro problemi, le loro difficoltà o i sacrifici che hanno fatto per arrivare dove sono. Vediamo solo il risultato finale, dimenticando che anche loro potrebbero sentirsi come noi. Questo confronto continuo ci porta a credere di essere “meno bravi” o “meno capaci” degli altri, alimentando il senso di inadeguatezza.

4. Perfezionismo: difficoltà ad accettare errori o imperfezioni

Il perfezionismo è una delle principali cause della sindrome dell’impostore. Chi è perfezionista tende a fissare standard irrealistici per sé stesso, e qualsiasi errore o imperfezione diventa una prova del proprio presunto fallimento. Alcuni comportamenti tipici includono:

  • Aspettarsi troppo da sé stessi: anche quando si raggiungono risultati eccellenti, si pensa sempre che si sarebbe potuto fare di più.
  • Concentrarsi sugli errori: invece di vedere il quadro generale, ci si focalizza solo su ciò che non è andato bene.
  • Evitare le sfide: per paura di non fare tutto alla perfezione, si evita di accettare nuove opportunità o responsabilità.

Il perfezionismo è spesso legato anche a una paura di ricevere critiche: chi soffre di sindrome dell’impostore teme che qualsiasi imperfezione possa confermare la propria presunta incompetenza agli occhi degli altri.

Un mix di fattori personali e sociali

La sindrome dell’impostore non ha una sola causa, ma è il risultato di un mix di influenze personali, sociali e culturali. Che sia il modo in cui siamo stati cresciuti, la pressione della società o il nostro dialogo interno troppo critico, ognuno di questi elementi può contribuire ad alimentare quel senso di inadeguatezza che ci fa sentire “impostori”. La buona notizia è che, una volta riconosciute le cause, possiamo iniziare a lavorare su di esse e a cambiare il modo in cui percepiamo noi stessi.

Come superare la sindrome dell'impostore

La sindrome dell’impostore può sembrare un ostacolo insormontabile, ma la buona notizia è che esistono strategie pratiche per affrontarla e gestirla. Non si tratta di “curarla” dall’oggi al domani, ma di imparare a riconoscere questi pensieri e adottare abitudini che ci aiutino a sentirci più sicuri di noi stessi. Vediamo insieme alcune tecniche che possono fare la differenza.

1. Riconoscere il problema

Il primo passo per superare la sindrome dell’impostore è rendersi conto che queste sensazioni sono normali e comuni. Non sei solo: abbiamo visto che anche persone di successo, come attori, scrittori e leader, provano lo stesso. Questo può aiutarti a capire che non c’è nulla di “sbagliato” in te. È solo una percezione, non una realtà.

2. Tenere un diario dei successi

Una pratica semplice ma efficace è quella di tenere un diario in cui annotare i tuoi successi e traguardi. Possono essere grandi risultati, come una promozione, o anche piccole vittorie quotidiane, come completare un progetto difficile o ricevere un feedback positivo. Rileggere queste note ti aiuterà a ricordare che hai già raggiunto molto e che i tuoi successi sono frutto delle tue capacità, non della fortuna.

3. Cambiare il dialogo interno

Molto spesso, la sindrome dell’impostore si nutre di un dialogo interno negativo: “Non sono abbastanza bravo”, “Ce l’ho fatta solo per caso”, “Non merito questo risultato”. Per superarla, è importante sostituire questi pensieri con affermazioni positive. Ecco alcuni esempi:

  • “Ho lavorato duro per raggiungere questo risultato, me lo merito”.
  • “Posso affrontare questa sfida, anche se non sarà perfetta”.

Allenarti a parlare con te stesso in modo più incoraggiante e gentile può fare una grande differenza.

4. Parlarne con un mentore o un coach

Condividere i tuoi dubbi e insicurezze con qualcuno di fiducia, come un mentore, un coach o un collega esperto, può aiutarti a vedere le cose da un’altra prospettiva. Spesso tendiamo a essere troppo critici verso noi stessi, mentre gli altri riescono a riconoscere e apprezzare i nostri punti di forza. Un confronto aperto può aiutarti a mettere in discussione i tuoi pensieri negativi e a costruire maggiore fiducia in te stesso.

5. Accettare i complimenti

Quante volte, quando qualcuno ti fa un complimento, rispondi con un “Non è nulla” o “Sono stato solo fortunato”? Questo è un chiaro segno della sindrome dell’impostore. Imparare a dire semplicemente “Grazie” senza sminuire il tuo lavoro è un passo importante per riconoscere il tuo valore. Ogni volta che ricevi un riconoscimento, prova a fermarti e riflettere su cosa hai fatto per meritarlo. Non è fortuna, è il risultato del tuo impegno.

6. Smettere di cercare la perfezione

Il perfezionismo è uno dei principali motori della sindrome dell’impostore. Spesso pensiamo che per sentirci “abbastanza” dobbiamo fare tutto in modo impeccabile, ma la realtà è che la perfezione non esiste. Accettare che gli errori fanno parte del processo e che sbagliare non significa fallire è fondamentale per liberarsi da questa pressione. Concentrati sul progresso, non sulla perfezione: ogni passo avanti è un successo.

7. Focalizzarsi sull’apprendimento

Invece di vedere le sfide come una prova per dimostrare il tuo valore, prova a considerarle come opportunità di crescita. Ogni nuova esperienza, anche se difficile, ti insegna qualcosa e contribuisce al tuo sviluppo personale e professionale. Adotta una mentalità orientata all’apprendimento, dove il fallimento non è una sconfitta, ma un passo verso il miglioramento. Questo approccio ti aiuterà a ridurre la paura di non essere all’altezza.

L’importanza di riconoscere e celebrare i propri successi

Uno dei modi più efficaci per combattere la sindrome dell’impostore è imparare a riconoscere e celebrare i propri successi. Spesso, chi ne soffre tende a ignorare o minimizzare i propri traguardi, concentrandosi solo su ciò che non va o su quello che avrebbe potuto fare meglio. Tuttavia, fermarsi a valorizzare i propri risultati, anche i più piccoli, è fondamentale per costruire una visione più positiva e realistica di sé stessi.

Perché è fondamentale celebrare i successi

  1. Rafforza l’autostima. Riconoscere i tuoi successi ti permette di dare valore a ciò che hai raggiunto. Ogni volta che celebri un traguardo, stai dicendo a te stesso: “Questo è importante, ed è grazie a me che è successo”. Questo rafforza la tua autostima e ti fa sentire più sicuro di ciò che sei e di ciò che puoi fare.
  2. Aiuta a costruire una narrativa positiva di sé stessi. Quando non riconosciamo i nostri successi, costruiamo una narrativa interna negativa, fatta di dubbi e insicurezze. Al contrario, celebrare i tuoi risultati ti aiuta a riscrivere questa narrativa in modo positivo: “Sono capace, ho fatto un buon lavoro, posso farcela”. Questo è essenziale per contrastare la sindrome dell’impostore, che si nutre proprio delle nostre insicurezze.

Come farlo: pratiche semplici per celebrare i tuoi traguardi

1. Creare un rituale per celebrare ogni traguardo (anche piccolo). Non serve aspettare un grande risultato per celebrare. Anche i piccoli passi avanti meritano attenzione. Puoi creare un rituale semplice per ogni successo:

  • Scrivi il traguardo in un diario o su un post-it e conservalo in un barattolo dei successi. Quando hai bisogno di incoraggiamento, rileggilo.
  • Premiati con qualcosa che ti piace: una passeggiata, un dolce, un momento di relax.
  • Prenditi del tempo per riflettere: fermati, riconosci il risultato e concediti di essere orgoglioso di te stesso.

L’idea è di rendere la celebrazione una parte naturale della tua routine, per ricordarti che ogni passo avanti conta.

2. Condividere i propri successi con colleghi, amici o familiari. Un altro modo per celebrare è condividere i tuoi successi con le persone a cui tieni. Non si tratta di vantarsi, ma di riconoscere il tuo valore e permettere agli altri di supportarti. Raccontare un traguardo a un amico, un familiare o un collega può aiutarti a rafforzare la percezione positiva che hai di te stesso.

Ad esempio:

  • Condividi un progetto completato con un collega e ringraziali se ti hanno aiutato.
  • Racconta a un amico o a un familiare un risultato di cui sei orgoglioso.

Spesso, le persone che ci circondano vedono il nostro valore più chiaramente di quanto facciamo noi. Condividere i successi con loro ci aiuta a guardare i nostri traguardi con occhi più obiettivi.

Conclusione

La sindrome dell’impostore è un’esperienza comune che può colpire chiunque, indipendentemente dai successi ottenuti o dal livello di competenza. Nonostante possa sembrare un ostacolo insormontabile, è possibile gestirla con consapevolezza, pratiche quotidiane e un cambio di prospettiva. Imparare a riconoscerla, celebrare i propri successi e trasformare il dialogo interno sono passi fondamentali per superare questa sensazione di inadeguatezza e costruire una maggiore fiducia in sé stessi. Affrontare questa sindrome non significa eliminare del tutto le insicurezze, ma imparare a conviverci, trasformandole in opportunità di crescita.

D'accordo su tutto (anche molto ben esposto). Come appendice desidero ricordare che abbondano quei soggetti che fanno l'opposto e sono deleteri oltre che nauseanti. Se ne trovano un po' ovunque. Quelli che è più facile identificare li possiamo vedere in televisione tutti i giorni, ma abbondano anche ai vertici della politica, nell'alta finanza, ma anche vari dirigenti d'azienda e padroni vari. Son meno autoevidenti tutti gli altri. Per esempio i sempre troppo "sgomitatori" in qualsiasi ambiente. Repellenti e inguaribili. Tutti quelli che sono impregnati da qualche forma di superbia fanno danno a qualcun altro e forniscono un cattivo esempio (per es ai figli). Non riconoscono mai e poi mai (con sé stessi e con il prossimo) propri difetti o lacune, esigono di calcare sempre e comunque la scena (o la scenetta). Molti leccapiedi sono di tal razza. O non sanno cosa sia l'autocritica e l'ascolto attivo, o reagiscono alle difficoltà dando troppa enfasi a sé stessi. Interessante è che trovano parecchi follower. Le vittime trovano sempre qualche carnefice.

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