COME RULLI COMPRESSORI...

COME RULLI COMPRESSORI...

Se tutto accade, accade perché dal caos si passi all’ordine. E questo accade anche in estate, quando i pensieri volano verso l’inganno promosso e reificato dall’industria del “divertimento”. L’economia viene sempre prima di ogni cosa, e questo lo assumiamo come l’assioma delle nostre esistenze.

Ma noi non siamo Homo Oeconomicus. Non lo siamo stati e non dovremmo mai convincerci del contrario.

Noi siamo uomini e donne, o semplicemente esseri umani, nati per caso ma non senza un obiettivo chiaro. Ogni uomo e ogni donna ha un potenziale meraviglioso; quello di contribuire ad aumentare la #coscienza di cosa siamo, del perché siamo qui su questo pianeta meraviglioso e della meta del nostro viaggio.

Negli occhi distratti dei tanti, dei troppi, c’è sempre la sensazione che si tratti delle solite divagazioni filosofiche che non conducono a nulla.  Eppure, sono stati proprio loro - i filosofi - a dirigere sapientemente e a dare forma le nostre idee sul “cosa”, sul “come” e sul “perché” della nostra #esistenza.

Dall’altra parte, quasi a controbilanciare le buone idee e le intuizioni umane sulla #felicità, ci sono gli apparati e le sovrastrutture ideologiche di cui tutti negano l’esistenza fino quando la scure dei loro crudeli ragionamenti non entra speditamente nelle nostre quotidianità, stravolgendole.

Appartengono a questa categoria i classici di sempre (#politica, #religione, etc.) a cui si è aggiunta la “super categoria” fatta appunto da un nutrito gruppo di personaggi del tipo Homo Oeconomicus: uomini e donne, come direbbe Herbert Marcuse, “a una dimensione” che amano contaminare attraverso la loro “presunta” superiorità la mente dei loro improvvidi #followers. Oggi tutto si gioca su questo. Su #leadership inconsistenti.

Verso cosa ci spingono queste facce plastificate dal tentativo di vincere sulla #morte?

Il loro gioco, vedete, è crudele quanto le loro idee. Da un lato ci restituiscono l’idea della “#libertà” di cui siamo in possesso e della nostra capacità di auto-determinarci, e questo lo fanno spingendoci ad “assumere” o imitare i loro comportamenti “vincenti”, o facendo leva sulle nostre vanità. Se vuoi essere come Elon #Musk o come Mark #Zuckerberg, devi almeno comportarti come loro. Semplicissimo!

Dall’altro, invece, essi promuovono una specie di sostanza melensa e maleodorante che si chiama #buonismo e che si consuma, molto banalmente, su alibi inconsistenti (sono stato costretto a…) o su ancor più pericolose scuse pronte all’uso (ops, non l’ho fatto apposta!).

Le #aziende, si sa, sono fatte di persone, ma quelle più odiose stanno sempre al vertice. Sono loro i/le vincenti della situazione; sono coloro che tutti temono e qualcuno ammira. Ma esse non sono altro che sbiadite fotocopie di sembianti umani quali i suddetti. (Loro amano definirsi #élite. Contenti loro!)

Come è facile intuire, la “catena del #valore” ha cominciato a far vedere le sue maglie e le sue possenti connessioni con il resto dell’umanità, cosicché dagli imprenditori si scende ai manager. E dai #manager agli impiegati, e da loro al tutto che siamo noi.

Ma a noi cosa arriva esattamente?

Molti potrebbero dire “praticamente nulla”, se non altro perché noi realmente li odiamo e li invidiamo per tutto ciò che noi non siamo riusciti ad ottenere. In realtà, a noi arriva anche una fotocopia ancora più fasulla di quel buonismo che è anche capace di ammansirci e a renderci innocui.

Nel frattempo, per chi non se ne fosse accorto, ci siamo tutti trasformati in robusti e formidabili rulli compressori: macilente e spietate roccaforti a due ruote capaci di schiacciare tutto al nostro passaggio. La suddetta “catena del valore”, infatti, ha raggiunto il suo obiettivo principale: estendere, contaminare, diffondere, promuovere una #cultura basata sul rimpianto. La nostra è la società del #rimpianto.

Sì, proprio il rimpianto: l’invenzione più usata dagli esseri umani nel momento in cui si chiede loro #responsabilità e sentimento di interdipendenza (#solidarietà) sociale.

Ma cos’è esattamente il rimpianto? Ci si potrebbe scrivere un’enciclopedia, ma la sintesi è opportuna e ci spinge ad immaginarlo come una grande occasione mancata.

Il rimpianto – quel dolceamaro sentimento che ci fa sentire umani – riguarda ciò che non vorremmo mai sentire dentro: il senso di una sconfitta, o meglio della sconfitta che renderà atroce il nostro andarcene. Esso, il rimpianto, riguarda una decisione che non abbiamo saputo prendere… e che avremmo dovuto prendere.

Molti/e scaltramente fanno incetta di alibi per giustificare la propria incapacità a prendere una #decisione. Altri ancora sono “culturalmente” condizionati da un pensiero che ci induce ad aver paura, a non prendere una posizione chiara, ad evitarsi i guai. Sinteticamente, a farsi i fatti propri.

Accade così che una persona possa essere uccisa sotto i tuoi occhi, mentre tu – in possesso una grande occasione per dire a te stesso di essere “almeno” umano – ti limiti a filmare l’evento, o a tirar dritto (tanto non sono fatti tuoi), o ad evitare la calca per non far tardi al tuo “preziosissimo” appuntamento col nulla.

È di gran moda, e va sempre a finire così, che dalla bocca di qualcuno fuoriesca quell’odiosa frase sgrammatica che suona come “si poteva evitare”. Forse, invero, si sarebbe potuto evitare… se tu avessi compiuto almeno un’azione dotata di umano senso.

La nostra #società si nutre di tutti questi “si poteva fare”; ci illude che qualcuno, in qualche modo, possa trarre vantaggio (economico) per gli errori commessi da altri, mentre noi ce ne stavamo serafici a goderci la scena. E come ci fa drizzare il pelo commentare boriosamente o moralisticamente su cosa avremmo fatto noi se ci fossimo trovati nella medesima condizione!

Purtroppo, cari amici e care amiche, l’ipotesi davvero non funziona. In sintassi, si chiama “periodo ipotetico dell’impossibilità”. Ciò che noi non siamo stati in quella occasione non potremo esserlo. Mai più.

L’#umanità – quella cosa magnifica che ci potrebbe rendere davvero migliori – prima di esigerla bisogna dimostrarla.

Se caso mai, in uno dei vostri splendidi giorni al mare, vi capitasse di annegare, ecco, io credo che desiderereste scorgere la mano di un altro essere umano pronta a soccorrervi. Vi assicuro, io l’ho provata almeno due volte, è una sensazione magnifica: senti che la vita (e non la mera esistenza) sta entrando dentro di te per darti un’altra opportunità. Un’opportunità di essere migliori.

Io sono certo che ognuno di voi vorrebbe trovarsi nell’atto di salvare qualcuno, fosse solo per aver sentito quel meraviglioso sentimento “dell’esserci”, qui e ora, per fare la differenza. Se è così, cominciate subito a imparare a tendere la mano. Fate pratica e sforzatevi di essere perfetti in quella salda presa.

Ogni giorno, sulle nostre coste giungono migranti disperati. Hanno solo bisogno di aiuto. Un giorno, per altre ragioni e su contesti diversi, avremo noi bisogno di aiuto. Se ci si abitua al fatto che aiutare sia normale e umanamente doveroso, saremo legittimati a non dover chiedere quando sarà il nostro momento.

Iniziamo a smantellare ogni stupida idea sulla vita “a una dimensione”; la #vita è altro dall’esistenza, dal lavoro, dai ragionamenti cinici ed economici. Tutto serve, è ovvio, ma questa non è l’unica strada percorribile. Società sostenibili, non solo tecnologicamente, sono possibili. Immaginiamole! Se lo facciamo, possono essere realizzabili.

Ci sono cose che possono essere fatte e - come nel caso delle cose che accadono perché accadono – esse “devono” essere fatte.

Iniziamo a riprenderci il senso della vita – questa #pandemia aveva proprio questo obiettivo – e a tornare ad essere protagonisti delle nostre scelte. Ad esserci quando dobbiamo esserci, a non creare alibi all’azione, a capire di essere davvero inter-dipendenti. Non ci sono contro-indicazioni. Ve lo assicuro.

Possiamo già essere felici; dobbiamo solo raggiungere la coscienza che ciò è già realtà.

Iniziamo subito. Senza perdere tempo!

Io ci sono!

#societàsostenibili #aiuto #help #futuro #etica #essereumani #sostenibilità

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate