Come si distrugge un paese
In clima preelettorale le nostre inadeguate elite politiche vogliono farci credere di avere la ricetta per risolvere i problemi del paese e sono tutte impegnate in una gara di promesse vuote, volte solo alla raccolta di un facile consenso.
Le nostre inadeguate elite culturali assecondano ora l’una ora l’altra fazione, arroccate, per convenienza, su obsolete posizioni ideologiche.
Sono solo menzogne, che hanno presa su un popolo ignorante, insicuro, che non vuole assumersi le proprie responsabilità e che sta disimparando ad amare la libertà.
Nelle poche righe che seguono vorrei provare a raccontarvi come si distrugge un paese in tre passi. Valutate voi se ci sono analogie con il presente.
Uno.
Le elite politiche e culturali convincono la popolazione che solo lo stato può fornire i servizi basilari necessari a una convivenza civile. I governi, espressione del potere politico, si organizzano per fornire tali servizi raccogliendo le risorse tramite la tassazione. L’avidità degli uomini al potere unita all’ossessione di ampliare la propria sfera di influenza spinge a giustificare, per il bene collettivo, una continua espansione dei servizi statali e del welfare e, conseguentemente, della burocrazia.
Il livello di tassazione aumenta e con esso le dimensioni dello stato, in un circuito che si autoalimenta. Cresce lo statalismo e con esso la corruzione e il cattivo impiego delle risorse, che sono allocate arbitrariamente e in modo poco efficiente invece che sulla base di un processo di libero mercato che le indirizzerebbe in modo spontaneo verso le finalità più utili. La tassazione continua a crescere e ad assumere forme sempre più mascherate per evitare che la gente si renda conto di quanto effettivamente costino i sempre più invadenti e scadenti servizi pubblici.
Tuttavia la tassazione a un certo punto si deve fermare, quando la gente comincia a percepirne l’entità. La rapina ha raggiunto il limite della rivolta, ma tutto questo al politico NON BASTA.
Due.
Non potendo ulteriormente aumentare il prelievo forzoso delle risorse dei cittadini con la tassazione, ecco che i politici inventano il debito pubblico. Emettono pezzi di carta che chiamano titoli di stato e dicono ai cittadini di comprarli perchè rappresentano un investimento sicuro in quanto offrono una rendita free risk, il modo migliore – dicono - per proteggere il risparmio. La gente ci crede e li compra, in questo modo la politica continua a finanziare una spesa sempre crescente che ormai non può più essere finanziata dalle sole entrate fiscali.
Ma tutto questo al politico ancora NON BASTA e continua a espandere la sfera pubblica erodendo progressivamente le libertà individuali e generando deficit crescenti finanziati con nuovo debito che aumenta il livello totale del debito pubblico.
Il debito pubblico è IMMORALE perchè sottrae ricchezza al futuro per creare benefici nel presente. Il debito pubblico, infatti, non è altro che ulteriore tassazione trasferita alle generazioni future, che dovranno sia finanziare la spesa pubblica che ripagare il debito contratto dalle generazioni precedenti; il tutto senza che gli sia stato chiesto.
In questo modo i politici danno l’illusione di creare posti di lavoro e di fare crescere l’economia, ma è una falsa illusione. Lo stato non ha risorse proprie, tutto quello che usa lo prende dai cittadini. Quando lo stato proclama di avere generato crescita si arroga meriti non suoi, quello che ha fatto non è altro che aver favorito proprie clientele e aver utilizzato le risorse dei cittadini in modo arbitrario e poco efficiente.
Se lo stato non avesse rastrellato le risorse dei cittadini in modo forzoso tramite la tassazione, o in modo volontario tramite la vendita di titoli di stato usando pubblicità ingannevole, tali risorse sarebbero state utilizzate in modo più efficiente dall’impresa privata, e, in questo modo, avrebbero generato maggiore ricchezza per tutti.
C’è da dire, come magra consolazione, che finchè i titoli di stato sono comprati dai cittadini usando il proprio risparmio, almeno non si genera inflazione monetaria. Arriva però un punto che il risparmio dei cittadini non è più sufficiente a comprare ulteriori titoli di stato e la crescita del debito pubblico si deve fermare. Ma tutto questo al politico ancora NON BASTA.
Tre.
E qui la rapina raggiunge livelli sublimi, così come la manipolazione di cittadini tenuti nell’ignoranza e nella sempre maggiore dipendenza dallo stato che li rende sempre più schiavi.
Se non c’è più risparmio per acquistare nuovi titoli di stato, come si fa a far crescere ancora il debito per finanziare ulteriori deficit (cioè ulteriore spesa pubblica)? Ci si ferma? Neanche per sogno. Si vendono i titoli di stato alle banche compiacenti che li comprano con soldi generati dal nulla, il tutto orchestrato dalle banche centrali. E’ la monetizzazione del debito. Le banche centrali generano dal nulla riserve bancarie, con le operazioni di mercato aperto, che permettono alle banche di prestare soldi allo stato acquistando titoli di stato. In questo modo il debito di stato cresce senza più limiti, e con esso il peso della sfera pubblica.
Come se non bastasse questo fenomeno determina l’aumento di offerta monetaria che è causa diretta della riduzione del valore della moneta. Il potere di acquisto della moneta si riduce e aumenta conseguentemente il livello dei prezzi (la cosiddetta inflazione dei prezzi). L’inflazione è l’ultima frontiera della rapina del risparmio dei cittadini. Essa infatti distrugge il valore del risparmio (con cui si comprano sempre meno beni) avvantaggiando i soggetti indebitati che vedono l’entità di tale debito ridursi.
L’inflazione è un potentissimo motore di ridistribuzione di ricchezza che si sposta dai risparmiatori verso i soggetti indebitati e dagli ultimi che ricevono la moneta verso i primi ricevitori della stessa. Cioè dai più deboli ai più forti, accrescendo in questo modo le divisioni sociali e infiacchendo lo spirito imprenditoriale che è alla base di un sano sviluppo.
Come se non bastasse, infine, questa espansione monetaria determina i cicli economici di boom seguiti da devastanti bust. Ovvero determina una insostenibile crescita economica che deve risolversi necessariamente in una fase di grave recessione e depressione economica. E guardate che queste non sono teorie complottistiche, ma solide teorie riconosciute dalla scienza economica, sulla base delle quali Hayeck ha vinto un premio Nobel per l’economia nel 1974.
Ed eccoci alla fine della storia. Per comodità espositiva le tre fasi descritte si svolgono in sequenza, nella realtà avvengono tutte contemporaneamente, il risultato è comunque lo stesso.
COSI’ SI DISTRUGGE UN PAESE.
Notate analogie con la nostra situazione? Trovate che il livello di tassazione e di indebitamento del nostro paese sia adeguato? E che le attuali proposte politiche, al di là delle demagogie, siano in grado di ridurlo?
Se sì, state disimparando ad amare la libertà per dare credito a chi vi vuole schiavi.
Vedete, tutte le storie che ci vengono raccontate sulla solidarietà, sul welfare, sull’ambiente e il clima, sui diritti acquisiti, sull’uguaglianza di fronte alla legge, eccetera eccetera, sono nobili parole senza sostanza, usate solo per fare presa sulla nostra insicurezza. Sono parole che si fanno beffe della nobiltà dei valori che affermano, in quanto tali valori verrebbero certamente più rappresentati per tutti in un paese fondato sul libertarismo come dimensione sociale e sul libero mercato come dimensione economica.
a. mustacciuoli
La maggiore minaccia per la libertà non sta nel lasciarsela togliere - perché chi se l'è lasciata togliere può sempre riconquistarla - , ma nel disimparare ad amarla. Georges Bernanos.
In una società autenticamente libera, una società nella quale vengano rispettati i diritti individuali della persona e della proprietà, lo Stato cesserebbe necessariamente di esistere. La sua miriade di attività invasive e aggressive, le sue incursioni contro i diritti della persona e della proprietà, scomparirebbero. Allo stesso tempo, quegli autentici servizi che esso svolge così male verrebbero affidati alla libera concorrenza e verrebbero acquistati volontariamente dai singoli consumatori. Murray Newton Rothbard.
Una transazione che ha come oggetto i titoli del debito pubblico è alquanto differente da una transazione finanziaria conclusa da soggetti privati. In quest’ultima abbiamo un creditore con una bassa preferenza temporale che scambia un bene presente (il denaro) con uno futuro (una promessa di pagamento) avendo come controparte un debitore con una più alta preferenza temporale. Nel primo caso invece è il governo a ricevere il bene presente (cioé il denaro) dai creditori, ed entrambe le controparti sono consapevoli che il bene futuro (il denaro che verrà restituito) non uscirà dalla tasche dei politici e dei burocrati che lo hanno preso in prestito ma dai portafogli saccheggiati degli cittadini che un domani avranno la sventura di essere assoggettati allo Stato"..... "Il governo ottiene infatti i soldi solo attraverso la coercizione fiscale. I suoi creditori, lungi dall'essere innocenti, sanno benissimo che i propri proventi futuri saranno il prodotto di tale coercizione. In breve, i creditori dello Stato prestano volontariamente i soldi al governo adesso per ricevere parte del futuro saccheggio fiscale. Tutto ciò va contro il libero mercato, contro i principi che sottostanno a una genuina e volontaria transazione privata. Entrambe le parti stanno contraendo immoralmente un accordo in violazione dei diritti di proprietà dei futuri cittadini. Entrambe le parti, quindi, si stanno mettendo d'accordo per spartirsi la proprietà di altre persone, e meritano pertanto tutta la nostra riprovazione. La transazione che coinvolge il debito pubblico è in sostanza un accordo non dissimile da quello che unisce un gruppo di rapinatori che decidono di dividersi in anticipo la refurtiva. Murray Newton Rothbard.