Come si misura l'AI? (#81)

Come si misura l'AI? (#81)

"Quanto vale un parere legale?" E’ la domanda che mi ha fatto qualche giorno fa un amico che cercava di raccapezzarsi tra tre preventivi di tre diversi studi. In effetti non è una domanda banale, soprattutto se pensi che fino a poco tempo queste consulenze - legali, tecniche o finanziarie - avevano un prezzo ben preciso: la parcella del professionista che te le forniva.

Ma nell’era dell’AI? Ecco, è proprio qui che si nasconde uno dei paradossi più interessanti dell'AI generativa: più diventa potente, più diventa difficile misurarne il valore.

Ma andiamo con ordine.

Il Paradosso della Democratizzazione

Sapevi che l'intelligenza artificiale viene spesso utilizzata non per emulare geni come Einstein, ma proprio per automatizzare compiti quotidiani negli studi professioni, come quelli svolti dai commercialisti?

Questo tipo di servizi - legale, contabilità, coding - dominano le conversazioni e gli use case più citati in tutte le ricerche sul tema; è come se improvvisamente milioni di persone si fossero rese conto di poter avere uno studio professionale in tasca. Sempre a disposizione.

Quindi mentre storicamente ogni wave di democratizzazione tecnologica ha portato a una semplificazione (pensate a cosa ha fatto Excel per la contabilità), l'AI sta facendo l'opposto: sta rendendo accessibili competenze sempre più complesse. Non sta semplificando il lavoro degli esperti, sta dando a tutti la possibilità di comportarsi come esperti.

Pensaci bene: fino a ieri, se avevi bisogno di capire le clausole di un contratto d'affitto, avevi due opzioni: firmarlo e sperare per il meglio, o spendere 300€ per una consulenza. Oggi puoi analizzarlo in dettaglio con l'AI, capire i punti critici, fare domande specifiche, valutare alternative. Non stai sostituendo l'avvocato, stai creando un nuovo modo di interagire con la materia legale.

È qui che una analisi tramite il ROI tradizionale mostra tutti i suoi limiti. Come quantifichiamo il valore di questa nuova comprensione del mondo? Come misuriamo il costo opportunità di tutte quelle domande mai fatte, di tutte quelle opzioni mai esplorate?

I Tre Livelli di Impatto

L'impatto dell'AI sui servizi professionali in particolare si sta manifestando come un'onda che si propaga in cerchi concentrici, ogni livello più profondo e meno misurabile del precedente.

  1. Impatto Diretto (misurabile)

  1. Impatto Indiretto (semi-misurabile)

  1. Impatto Trasformativo (impossibile da misurare)

Il primo livello, quello dell'impatto diretto, è il più evidente e quantificabile. È il regno dei KPI tradizionali: tempo risparmiato, costi ridotti, documenti prodotti. È il livello che fa felici i CFO e che giustifica gli investimenti iniziali. Ma è anche il meno interessante.

Il secondo livello, quello dell'impatto indiretto, è dove le cose iniziano a diventare interessanti. È qui che vediamo le persone iniziare a lavorare in modo diverso. Un developer che usa l'AI non solo scrive codice più velocemente, ma esplora più soluzioni, testa più approcci, impara da esempi che prima sarebbero stati fuori dalla sua portata. Un contabile non si limita a processare numeri più rapidamente, ma inizia a fornire analisi più profonde, a identificare pattern, a diventare un vero consulente strategico.

Ma è il terzo livello, quello dell'impatto trasformativo, che sta davvero ridisegnando il panorama professionale. Stiamo per assistere alla nascita di nuovi modelli di servizio ibridi, dove l'expertise umana e l'AI si fondono in modi imprevedibili. Piccoli studi legali che ora competono con le grandi law firm grazie a una combinazione intelligente di AI e specializzazione. Sviluppatori freelance che gestiscono progetti di dimensioni un tempo impensabili. Commercialisti che passano dall'essere contabili a diventare veri advisors strategici per le PMI.

È un cambiamento così profondo che i nostri strumenti tradizionali di misurazione del valore sembrano quasi infantili al confronto. È come cercare di misurare l'impatto dei social media guardando solo il risparmio sui francobolli.

“Hasta l’AI Siempre!”

La prossima rivoluzione nel mondo del lavoro potrebbe non manifestarsi con il fragore delle fabbriche che chiudono o degli uffici che si svuotano. Non sarà l'intelligenza artificiale a sostituire avvocati, commercialisti o sviluppatori.

Il tutto sarà più simile all'invenzione del microscopio: improvvisamente, tutti potranno osservare un mondo che prima era accessibile solo agli esperti. Quello che sta emergendo infatti è un nuovo ecosistema professionale. È come se tra il pianterreno del "fai da te" e l'attico del "consulente premium" si stessero costruendo nuovi piani intermedi.

Ma so già cosa stai pensando “beh se tutti possono avere accesso a questi servizi con l'AI, allora si appiattisce tutto, no?

Non esattamente: in realtà è proprio qui che si nasconde il nuovo paradigma del valore. Nel mondo dell'AI, il valore non risiede più nell'accesso alle informazioni o nelle idee in sé.

Il valore professionale si sta spostando dalla conoscenza pura alla capacità di orchestrare questa conoscenza, di trasformare le idee in azioni, di navigare la complessità con saggezza. È come se l'AI ci avesse dato un superpotere, ma sta comunque sempre a noi decidere come usarlo per fare la differenza.

Un moltiplicatore di possibilità

Quando qualcuno mi chiede di prevedere il ROI dell'AI, mi viene in mente quella famosa riunione del 1995 in cui qualcuno chiese a Jeff Bezos il ROI di Amazon. Come spieghi il ritorno sull’investimenti di qualcosa che sta ridefinendo il concetto stesso di valore?

L'AI non è uno strumento da misurare, ma piuttosto è un pennello con cui dipingere il futuro. La domanda non è "quanto costa?", ma "quale capolavoro vogliamo creare?". Non è "quanto possiamo risparmiare?", ma "quali nuovi orizzonti possiamo esplorare?".

Credo che la vera ricchezza dell'AI stia proprio in questa sua capacità di moltiplicare le possibilità. Come un prisma che trasforma un singolo raggio di luce in uno spettro infinito di colori, l'AI sta trasformando ogni idea in un ventaglio di possibilità.

E allora forse per rispondere al mio socio il valore di un parere legale, cos'ì come il valore un'idea, nell'era dell'AI non si misura in euro, si misura in possibilità.

Starà sempre a noi trasformare queste possibilità in realtà.

Sempre avanti, condannati all'ottimismo!

Giuseppe

Adriane Lorusso

AI as your unfair advantage—turning complexity into clarity, and clarity into success.

1 mese

La democratizzazione delle competenze attraverso l'AI è come avere una biblioteca infinita in tasca: non ci rende automaticamente saggi, ma ci dà accesso a tutti i libri del mondo. È rivoluzionario, certo. Ma mi chiedo: mentre surfiamo su questo oceano di conoscenza, come possiamo essere sicuri di non restare solo sulla superficie? In altre parole: come troviamo l'equilibrio tra l'accessibilità della conoscenza e la profondità necessaria per usarla con saggezza?

Ferrante Cavazzuti

Audiovisual Producer | Sustainability Strategist Trainee | Consuliting Strategist Trainee

1 mese

Grazie Giuseppe Mayer per aver stimolato questa riflessione. La democratizzazione delle competenze è un punto cruciale che spesso (forse) passa inosservato. Hai ragione: l'AI non elimina la complessità, ma ci può offrire (a patto che la si usi bene) strumenti per affrontarla in modi prima impensabili. Mi colpisce l’immagine dello "studio professionale in tasca", un'immagine calzante che illustra perfettamente il potenziale di queste tecnologie. Condivido anche l’idea dell’impossibilità di calcolare il ROI e l’impatto effettivo nel lungo termine che è quasi come chiedere di calcolare matematicamente gli effetti della Relatività Generale usando un abaco medievale. Ma quali sono, secondo te, i rischi di questa "orchestrazione" del sapere? C'è il pericolo che democratizzare senza educare possa portare a decisioni mal informate (com’è successo ad esempio in altro ambito con il proliferare di fake news nell’era social)? 🤔 Sarebbe interessante discutere di come bilanciare, a livello proprio pratico, questa enorme opportunità con un uso consapevole. 💡

Philippe Lazzarini

Responsabile CRM presso Autogrill | Hubmaster presso European Loyalty Association | Loyalty Marketing Professional™ (CLMP™)

1 mese

Bellissimo spunto Giuseppe. Oggi non riusciamo a concepire come si lavorava negli anni 80 senza computer. Tra 10 anni ci diremo “ma come facevamo a lavorare senza AI!”.

Simone R.

Technical Manager presso Panasonic Industry Italia

1 mese

Grazie Giuseppe Mayer, ogni passo di questa tua riflessione fa pensare e ci permette di spingerci oltre le considerazioni che tutti noi abbiamo fatto sull'AI. Amo l'idea di non porre limiti alle opportunità che ci si presentano ed il tuo concetto di "quale capolavoro vogliamo creare?" è una sintesi che farò mia.

Fabio Francesco Franco

Founder presso E-legal Studio Legale

1 mese

L'intelligenza artificiale è un super potere, un moltiplicatore di possibilità, non un sostituto del pensiero critico o dell'expertise del professionista

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