Conferenza-appello per sblocco end of waste

Conferenza-appello per sblocco end of waste

56 aziende e associazioni chiedono a governo e Parlamento di attuare rapidamente le direttive UE su economia circolare e modificare norma "Sblocca cantieri". Edo Ronchi (Fondazione sviluppo sostenibile): ottimista chi si aspetta attuazione legge delegazione europea entro un anno

  • Oggetto: la conferenza stampa di appello al governo e al Parlamento per lo sblocco delle norme end of waste promossa da 56 firmatari, che si è svolta questa mattina a Roma.
  • Alert: richiesta principale è nuovo provvedimento urgente che anticipi il recepimento dell'articolo 6 della direttiva UE 2018/851 sui rifiuti. Edo Ronchi: lasciare autonomia a Regioni secondo criteri europei; ottimista chi si aspetta l'attuazione delle norme della legge di delegazione europea entro un anno.
Edo Ronchi e Andrea Bianchi

Disporre un nuovo provvedimento urgente che anticipi il recepimento dell'articolo 6 della direttiva UE 2018/851 sui rifiuti, la quale prevede la possibilità, in assenza di decreti nazionali end of waste, di affidare alle Regioni la competenza di integrare le autorizzazioni relative alla gestione dei rifiuti caso per caso nel pieno rispetto dei criteri dettagliati e inderogabili definiti dalla stessa direttiva; istituire un Registro nazionale, accessibile e controllabile, che raccolga tutte le autorizzazioni regionali sul fine vita dei rifiuti. Questo l'appello rivolto da ben 56 imprese, consorzi e associazioni al governo e al Parlamento durante la conferenza stampa che si è svolta questa mattina a Roma, promossa da Confindustria e dal Circular economy network - l'osservatorio sull'economia circolare che fa capo alla Fondazione per lo Sviluppo sostenibile. L'appello è stato sottoscritto, tra gli altri, da Conou, Ecopneus, Cobat, Ecodom, Centro di coordinamento Raee, Assobioplastiche, Conoe, Corepla e tanti altri consorzi.

La richiesta di intervento nasce dalle preoccupazioni espresse dalle aziende, e contenute nel documento rivolto alle istituzioni, relative al blocco dei rilasci e dei rinnovi delle autorizzazioni al trattamento di fine vita per diversi tipi di rifiuti, che, secondo il mondo imprenditoriale, starebbero danneggiando gli impianti di riciclo già esistenti e limitando la costruzione di nuovi. "L'intervento normativo contenuto nella legge 55/2019 di conversione del decreto-legge 'Sblocca cantieri', recita il documento, "non ha risolto questa grave situazione, limitandosi a salvaguardare le tipologie e le attività di riciclo previste e regolate dal decreto del ministero dell'Ambiente del 5 febbraio 1998, escludendo quindi le numerose tipologie dei rifiuti e le attività di recupero che nel frattempo sono state sviluppate". 

Tra i dieci casi di stallo del riciclo portati a testimonianza della necessità di azione, il documento sottoscritto dalle 56 realtà imprenditoriali fa riferimento ai rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (Raee): "Alcuni materiali in uscita dagli impianti di riciclo dei Raee non sono disciplinati dal DM 5/2/1998: si tratta del silicio, del vetro per pannelliconi e lampade, del poliuretano e delle plastiche miste". In particolare, "le quantità di rifiuti in silicio sono attualmente piuttosto ridotte, ma nei prossimi anni il flusso di pannelli fotovoltaici destinati agli impanti di trattamento potrebbe crescere sensibilmente e con esso i quantitativi di silicio da gestire. Per questo bisogna ampliare la disciplina sul fine vita".

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"Abbiamo le direttive europee sull'economia circolare che ci aiutano", ha detto durante la conferenza Andrea Bianchi, direttore delle Politiche industriali di Confindustria, "la nostra unica esigenza è che vengano recepite integralmente". Anche Edo Ronchi, presidente del Circular Economy Network e della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, nonché ex ministro dell'Ambiente del primo governo a guida Romano Prodi (1996-1998), ha sottolineato che "nelle direttive sono presenti criteri dettagliati sull'end of waste caso per caso, le Regioni potrebbero quindi muoversi autonomamente ma in quadro ben preciso. Non ci serve una normativa nazionale che tenti di prendere la propria strada nel regolare questo settore, atteniamoci alle condizioni stabilite in Europa, che sono ben studiate ed efficienti. Le deleghe introdotte con l'attuazione della legge di delegazione europea non mi tranquillizzano"; ha aggiunto Ronchi. "L'emendamento 15.28 approvato ieri dalla commissione Politiche UE del Senato, che tenta di ridare flessibilità al ruolo delle Regioni, è vago e lascia spazio a interpretazioni; inoltre non verrà attuato con i relativi decreti ministeriali prima di un anno. Anzi, è ottimista chi pensa che le norme della legge di delegazione verranno attuate entro un anno: se non c'è accordo oggi sull'end of waste, non vedo perché dovrebbe esserci tra un anno".

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Secondo l'ex ministro dell'Ambiente sono tre i punti che le istituzioni devono tenere a mente quando legiferano sul settore dell'end of waste:

  • 1) la valenza ambientale del riciclo: "Non è più differibile ed è l'unica strada possibile per garantire un sano sviluppo della nostra economia e della nostra società".
  • 2) "Non si può far conto sui decreti del ministero dell'Ambiente sui vari end of waste: hanno un iter lunghissimo, sono farraginosi e a volte troppo tecnici e limitanti per le attività di riciclo".
  • 3) "Bisogna tenere sempre presente che abbiamo già le condizioni per agire bene, ce le garantiscono le norme europee".

Assenti i rappresentanti delle istituzioni, sebbene invitati all'evento.

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