CONGRATS, ma fammi il piacere!
Poco fa stavo scorrendo, qui su LinkedIn, messaggi di congratulazioni per il passaggio di carriera di un conoscente. Ballonzolavano in inglese nel monitor i vari "congratulations, well deserved" scritti da italiani a colleghi italiani a loro volta. A chi così si esprime fa molto "io ne so un sacco". Manager fatti e finiti.
Dall' utilizzo della lingua inglese inutile e fuori contesto, seppur almeno corretto (che non è poi la regola), sono passata a un secondo livello di pensiero. I ricordi. Mi è venuto in mente di una riunione in cui venni apostrofata da un
"Elena, il tuo compito sarà quello di rollare i fornitori".
Rollare i fornitori. Manco Bob Marley.
Va bene che il connubio droga e management è, purtroppo, una realtà frequente...ma a tutto c'è un limite, no?
Linguaggio sciatto, accompagnato da un uso sempre più diffuso della lingua inglese (poche le parole conosciute, pronunciate in modo spesso artistico) o anglicismi malamente adattati all'italiano. Questo è un lato, molto reale, di una parte importante del nostro management. Linguaggio povero, povertà di pensiero.
Niente di nuovo, sul fronte (occidentale, ma non solo). Nel 1977, Eliott Giacomo pubblicava lo spassosissimo «Parliamo itangl’iano" Ovvero le 400 parole inglese che deve sapere chi vuole fare carriera. Quando Agnelli parla con Pirelli parla itang’liano».
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Quest'uso improprio della lingua, infatti, è volto a nascondere un problema molto grave: chi parla non sa bene cosa dice. Riflette poco e capisce meno. Ma parla tanto.
La notizia negativa: ad avvalersi di questa "strategia" sono le persone che spesso oggi ricoprono ruoli importanti. Manovrabili da altri in quanto poco riflessivi, spesso disposti a tutto per coprire fragilità di pensiero e conoscenze che li connota.
La notizia positiva: sta arrivando un'ondata di laureati in scienze umane. Il 2021 ha visto il boom di iscritti a licei e facoltà di scienze umane. URRAH. In Italia, se sapremo valorizzarli, saranno linfa preziosa ovunque e troveranno terreno molto fertile nelle nuove tecnologie.
Come il rapporto DESI evidenzia, l'Italia è al Q.U.A.R.T.U.L.T.I.M.O. posto, in Europa per competenze informatiche. Solo il 22% della popolazione italiana ha competenze superiori a quelle base. In questo contesto saranno le nuove leve ad essere decisive, avvalendosi di capacità di analisi e profonda capacità di comprensione. Che non prescindono mai da buone competenze linguistiche.
Laureate e laureati in scienze umane saranno centrali per una vera trasformazione digitale. Arriveranno menti elastiche, capacità critica e flessibilità, il tutto connotato da una corretta competenza linguistica sia della lingua madre che di lingue straniere. E con la capacità di capire quando usare l'una o l'altra. E quando o cosa rollare.
Che non è da poco.
Brava Elena ! Un caro saluto a tutti voi!
Business Advisor Atlantic Chemicals Trading Group
3 anniQualcuno diceva mai scalare la stessa montagna. Tu ci sei riuscita