Convergenze sul 4.0: in arrivo un piano esteso all’energia
Convergenze sul 4.0: in arrivo un piano esteso all’energia
Industria. Pd, Lega, Azione-Iv spingono l’allargamento agli investimenti green su cui già lavora il Mise di Giorgetti. Possibile restyling in manovra
C’è un tema dei programmi elettorali che mette tutti o quasi d’accordo. Sul rinnovo del piano Transizione 4.0 che incentiva gli investimenti delle imprese in tecnologie digitali c’è un’ampia convergenza tra i partiti, e non solo, visto che l’idea di allargare il piano agli investimenti energetici coincide anche con il restyling che da mesi stanno studiando i tecnici del ministero dello Sviluppo economico.
Un aggiornamento del piano, che per certi versi ha perso la spinta propulsiva dei primi anni, potrebbe essere reso necessario dal diverso mix di investimenti delle aziende, cambiato rispetto ai primi anni di adozione delle agevolazioni, anche alla luce della crisi energetica in atto. In sintesi l’idea verte sul rinnovo della platea degli investimenti, premiando in modo più rilevante le spese in cui la trasformazione digitale si accompagna alla transizione ecologica e all’efficientamento energetico delle imprese.
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Al tempo stesso, rispetto al mero ricambio di macchinari, potrebbero essere valorizzati di più i progetti che fanno perno sulla gestione dei dati attraverso la cosiddetta “nuvola digitale”, il cloud, e sui sistemi di intelligenza artificiale.
Di ipotesi di questo tipo si è discusso, anche con il coinvolgimento dei tecnici del ministero dell’Economia, in occasione dei vari decreti di sostegno alle imprese che si sono susseguiti prima con l’emergenza Covid-19 e poi per fronteggiare le conseguenze della guerra in Ucraina. Ma il riassetto è stato sempre rinviato e potrebbe adesso diventare un tema di discussione in vista della prossima legge di Bilancio. Bisognerà anche capire se nel frattempo produrrà proposte ufficiali il Comitato scientifico per la valutazione del piano Transizione 4.0, previsto dal Pnrr, al quale oltre ai due ministeri direttamente impegnati, Sviluppo economico ed Economia, partecipano Banca d’Italia e agenzia delle Entrate.
Insieme a un ulteriore prolungamento negli anni, il restyling troverebbe terreno fertile nella nuova compagine di governo, probabilmente qualsiasi maggioranza uscirà dalle urne il 25 settembre. I crediti di imposta per gli investimenti in tecnologie digitali, l’ex “iperammortamento”, sono in vigore (con aliquote ribassate rispetto ai primi anni) fino al 2025, con coda per le consegne a giugno 2026 in caso di acconto. Si chiude invece già a fine 2022 l’era del vecchio “superammortamento”, cioè il credito d’imposta sui macchinari tradizionali. Per quest’ultimo non sembrano esserci spiragli per un rinnovo e i partiti puntano tutto sugli investimenti innovativi. Il Pd propone il prolungamento del piano Transizione 4.0 fino al 2030 con estensione agli investimenti green. La Lega rilancia con un potenziamento delle aliquote e l’applicazione «a macchinari di processi produttivi che realizzano i componenti principali di un impianto alimentato da fonti rinnovabili ed i costi relativi alle certificazioni di tali componenti». Fratelli d’Italia, nel programma, si sofferma sulla proposta di «rendere strutturali incentivi e crediti d’imposta per investimenti tecnologici e spese di ricerca e sviluppo» ma, al pari di Forza Italia, sarebbe favorevole anche a un’estensione della platea di investimenti agevolabili in chiave energetica.
Vale lo stesso discorso per il Movimento 5 Stelle, che però mette al centro della sua proposta sul 4.0 il potenziamento e la stabilizzazione decennale, estendendo al programma la cessione dei crediti d’imposta sul modello del Superbonus per l’edilizia. Il duo Calenda-Renzi (Azione-Italia Viva), oltre a rivendicare la paternità del piano Industria 4.0, sostiene la necessità di aumentare il tetto massimo per gli investimenti e di aggiornare la lista dei beni agevolati, includendo le ultime tecnologie di frontiera, e le spese per la transizione ecologica, ad esempio per gli impianti di produzione e accumulo di energia per l’autoconsumo.
Su queste premesse i prossimi ministri dello Sviluppo economico e dell’Economia dovranno confrontarsi in vista della legge di Bilancio. Il piano andrà eventualmente ridefinito anche tenendo conto di alcuni punti critici. Uno di questi è proprio il meccanismo di cessione dei crediti alle banche su cui insiste il M5S, già bocciato un anno fa dalla Ragioneria dello Stato in virtù dei criteri di contabilizzazione di Eurostat in riferimento al deficit e rimasto nel limbo anche dopo il non risolutivo parere fornito proprio dall’ufficio statistico Ue all’Istat. Resta poi il tema del disequilibrio territoriale, messo in evidenza dal Dipartimento per le politiche di coesione che stima in meno del 20% le risorse per i crediti d’imposta assorbite al Sud a fronte della clausola prevista dal Pnrr che riserva al Mezzogiorno il 40% delle risorse ripartibili su base territoriale.
Direttore Commerciale | Esperti del Finanziamento della R&S+Innovazione. Aiutiamo le vostre idee a crescere 🌱 #FIGroup
2 anniFinalmente buone notizie!