COP27: negoziato climatico o marketing event?
È da poco calato il sipario sulla COP 27, ovvero la 27esima edizione del summit delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. La conferenza, che quest'anno si è tenuta a Sharm El Sheik, in Egitto, è il più importante vertice globale su questo tema: riunisce leader mondiali, professionisti e società civile per negoziare la strategia e l'attuazione della nostra azione climatica.
Ma cosa c'entra e il marketing con un negoziato climatico internazionale?
Innanzitutto sottolineiamo il fatto che la COP27 non ha raccolto solo l'interesse degli addetti ai lavori, ma ha catturato l'attenzione di media e opinione pubblica per tutte le due settimane della sua durata.
Per certi versi può sembrare banale dal momento che si tratta di un evento annuale di grande importanza, eppure i precedenti storici delle COP raccontano una storia diversa.
Tornando indietro di qualche anno, possiamo dire che pochi, se non pochissimi, oltre agli addetti ai lavori, erano a conoscenza o si interessavano alle COP. Per non parlare della copertura mediatica: limitata e parziale.
Quando è diventata un fenomeno di massa?
Un primo indizio lo abbiamo nel 2015, grazie all'Accordo di Parigi (il documento conclusivo della COP21 ndr): tale accordo è stato talmente rivoluzionario per la nostra azione globale che per la prima volta i media hanno iniziato a parlare massicciamente di diplomazia climatica internazionale.
Negli anni successivi, quindi, i negoziati sul clima hanno iniziato a uscire dalla bolla degli addetti ai lavori e ad attirare l'attenzione del grande pubblico, anche grazie a una crescente sensibilità verso le tematiche ambientali.
Flash forward: agosto 2018.
In un plumbeo venerdì pomeriggio, a Stoccolma, una bambina decide di non andare a scuola quel giorno per protesta, con l’obiettivo di attirare l'attenzione su un problema enorme ma inascoltato e per scuotere gli adulti che, impotenti, sembrano non accorgersi (o non preoccuparsi) della tempesta all'orizzonte. Quella bambina è Greta Thunberg e noi non lo sapevamo ancora, ma il cambiamento climatico stava per diventare mainstream.
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Lo sciopero si ripete la settimana successiva, poi quella dopo, e presto non c'è più solo Greta, ma altre persone si uniscono, in città diverse, in Paesi diversi. L'azione del singolo diventa un fenomeno di massa e nasce Fridays For Future, il movimento per il clima che si diffonde a macchia d'olio a livello globale e di cui tutti abbiamo sentito parlare almeno una volta. Ma non c'è solo Fridays For Future: nascono network, organizzazioni, gruppi e associazioni per il clima che chiedono attenzione e impegno sulla crisi climatica; i player già esistenti trovano nuova linfa e l’opinione pubblica chiede a gran voce una presa di posizione sulle questioni ambientali. I brand, appena usciti dallo scandalo dell'olio di palma, cercano di soddisfare questa nuova domanda e mentre il greenwashing sta diventando una pratica comune, gli SDGs entrano nei radar aziendali, plasmandone le strategie (comunicative e di business).
Eppure i movimenti per il clima non si sono fermati: hanno raccolto sempre più attenzione e in pochi anni, dal primo summit della COP nel 1995, le conferenze sono cresciute fino a diventare vere e proprie “fiere” con oltre 30.000 partecipanti.
Il cambio di paradigma a Glasgow 2021
Nel 2021, dopo una pausa di un anno, la COP si svolge a Glasgow. Questa edizione è la più sentita e quella mediaticamente più partecipata, principalmente per due motivi: è la prima edizione dopo lo stop forzato della pandemia e la prima dopo la nascita e l'affermazione dei movimenti per il clima;
Questi elementi segnano uno spartiacque storico: la COP non è più solo un incontro tecnico di alto livello, ma uno dei più grandi incontri internazionali, con un’attiva partecipazione della società civile. La COP ha un logo, account sui social media, eventi e side-events: è diventata un po' più rumorosa, costosa e inquinante di prima, e ci si chiede oggi se sia più o meno efficace e che tipo di progressi siano effettivamente raggiunti.
È certo che da Glasgow, e ora di nuovo in Egitto, la COP è diventata un'opportunità di marketing per governi, aziende e società civile per posizionarsi nel dibattito sul clima. La cosa più preoccupante rimane invece il disinteresse mediatico per conferenze altrettanto importanti, come la COP15 sulla biodiversità, in corso in questi giorni a Montreal: gli occhi sono tutt'altro che puntati su questo vertice, pur cruciale per la salute del nostro pianeta, eppure già si parla della prossima COP28, si specula sul suo svolgimento e la si segue come una serie televisiva, in attesa della prossima stagione. Il vero problema è se questo nuovo ruolo ci ha distratto dal vero scopo della COP: costruire soluzioni climatiche per costruire un futuro migliore per tutti.
Read my article on The Brandberries : "Has COP became a brand?"
Agriculture Sourcing and Futures consultancy.
2 anniExcellent.