Covid-19: è stato solo un pesce d'aprile...

Covid-19: è stato solo un pesce d'aprile...


Ho il terrore della ripresa. Perché con la ripresa, riprenderà tutto: soprattutto il peggio del genere umano che, dimostrerà, per l'ennesima volta, di aver solo scherzato su ciò che significa davvero qualità della vita e su quelle che sono le vere priorità di ogni individuo.

Si cominciano ad intravedere i primi spiragli verso l’uscita: ma l’uscita da cosa? E, soprattutto, il rientro in cosa? 

Se ripenso alle ambientazioni tipiche prima del Covid-19 mi si accappona la pelle: gente ammassata nelle metropolitane, in coda nel traffico, alla continua rincorsa del tempo, perché impegnata freneticamente in miriadi di attività, spesso infruttuose. Per non parlare, poi, della maleducazione imperante di tristi personaggi che spiattellavano le loro stupide ed inutili conversazioni telefoniche, ad alta voce, nei vagoni dei treni, nelle carlinghe degli aerei, in mezzo alle vie…

Nel frattempo, le cose davvero importanti dell’esistenza si perdevano, prima tra tutte la cura reale del bene più prezioso che possediamo: il budget. Oh, scusate, lapsus freudiano, derivante dalla famosa civiltà evoluta occidentale,… volevo dire LA SALUTE.

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Sì perché è proprio per la spasmodica attenzione alla salute dei cittadini, oggi invocata da tutti, che negli anni passati si è smantellata la sanità e si è permesso, ad esempio, di fare in modo che la Pianura Padana diventasse l'area più inquinata d'Europa. Contemporaneamente, si è spostata l'attenzione pesantemente da altre parti: primo tra tutti "la tecnologia studiata ad arte per i fancazzisti".

Sì, la tecnologia inutile: quella degli smartphone per diffondere reti sociali improbabili, per scattarci foto presenzialiste (i famosi selfie) delle quali non frega niente a nessuno, per diffondere ad arte la famosa cultura di massa. La cultura di massa: cioè quello che il popolo si vuole sentir dire, indipendentemente se sia utile o meno per la sua esistenza e per migliorarla. Il cardinale Carlo Carafa, già a metà del 1500, aveva splendidamente sintetizzato questo concetto con il motto “Vulgus vult decipi, ergo decipiatur” (il popolo vuole essere preso in giro: è allora prendiamolo in giro”).

Parliamo dell’ultima presa in giro: la finta attenzione sugli anziani dimostrata da politici e organi di stampa. Quante volte ho letto e ho ascoltato frasi del tipo “stiamo perdendo la nostra generazione di anziani…”; "stiamo cancellando la nostra memoria..."; "una morte di un ottantenne vale come quella di una qualsiasi altra età". Tutto vero: ma prima? Quanto valeva la vita, l’esperienza degli anziani? Quanto… Guardiamo i fatti e diffidiamo delle facili parole. I “vecchi” non valevano e non valgono niente in una società che pensa solo a produrre e a consumare!

Le vite degli anziani si sono allungate ma, troppo spesso, si trascinano nella solitudine, fisica e, soprattutto, sociale: “vecchi” abbandonati negli ospizi mascherati, con una bella “pittata di marketing”, in case di riposo; esistenze consumate in un cocktail di patologie, la maggior parte delle quali, guarda caso, derivanti proprio da un errato stile di vita condotto negli anni precedenti.

Ma le attenzioni sui comportamenti virtuosi, ovvero rivolti a prestare attenzione alla qualità della vita, si sono moltiplicate: proprio su quei comportamenti del tutto tralasciati, se non addirittura osteggiati, al tempo A.C. (Ante Coronavirus). Contemporaneamente, tuttavia, si afferma che l'intero Pianeta rischia di entrare in crisi, attanagliato da una profonda crisi economica. E' bastato un minuscolo organismo, un virus, per alzare tutto questo gran polverone... Ma il Pianeta è davvero in ginocchio?

Ci sono tante cose positive che stanno accadendo in questi giorni: sì, POSITIVE! Avete capito bene.

La lista è lunghissima. Io vi riporto solo qualche esempio.

E’ diminuito drasticamente l’inquinamento, abbiamo avuto l’opportunità di stare più con le nostre famiglie, abbiamo avuto la possibilità di riflettere su ciò che è davvero importante, sugli errori commessi e da non ripetere; il virus ci ha ricordato quanto sia fondamentale preservare la nostra salute e ci è ha sbattuto in faccia la nostra fragilità, ricordandoci che, prima o poi, si è destinati a morire. 

Abbiamo l’opportunità di apprendere anche nuove competenze: ad esempio, che è stupido, per un’ora di riunione, fare sei ore di treno o due ore di coda nel traffico. Basta un computer con una video camera e un microfono: moltissimo lavoro può essere svolto in modo più efficace ed efficiente, con risparmio di tempo e costi per tutti.

Il Coronavirus ci ha sbattuto in faccia che la vera pandemia è un modello di vita sbagliato. Sbagliato non perché sia errato desiderare di migliorare la qualità della vita di noi stessi e degli altri: sbagliato perché si è confusa clamorosamente l’essenza di cosa significhi qualità della vita.

Qualità della vita è l’opposto di traffico, di assembramento nelle città, di ingozzarsi al ristorante, di restare immobili sulla sedia, di respirare aria schifosa, di comprarsi a rate l’ultimo smartphone, di smettere di risparmiare, di non pagare più il premio assicurativo, rinunciando alla protezione di noi stessi e di ciò che ci sta più a cuore.

Qualità della vita è anche l’opposto di lavorare per fare i numeri del budget, in qualsiasi modo, a qualunque costo, invece di adoperarsi, tutti i giorni, per creare utili, ma essendo realmente utili, contribuendo davvero al miglioramento della qualità della vita di ognuno di noi. 

Qualità della vita significa smettere di valutarci solo per quello che guadagnano e per le cose che possediamo.

Qualità della vita è, soprattutto, essere capaci di non farsi prendere dall’emotività e di dare il giusto valore alle circostanze della vita: quanti finti “caporali” dei tempi tranquilli sono stati smascherati dal Covid-19 e rimessi al loro posto, nel loro vero ruolo di “soldati semplici” … 

Perché, come sottolinea saggiamente il romanziere Michael Hopf, sono i tempi avversi a creare uomini forti che, a loro volta, costruiscono tempi tranquilli.

Il tempo mitiga i dolori ma, purtroppo, fa dimenticare anche gli insegnamenti, con il rischio di far tornare alla ribalta la miriade di uomini deboli, i finti “caporali”.

Ho il terrore della ripresa: perché con la ripresa, riprenderà anche tutto questo.

Spero davvero di sbagliarmi.

Penso, invece, che sia solo un bel pesce di Aprile e che, con modalità e forme differenti, tutto tornerà, nella sostanza, esattamente come prima.

Leonardo Guazzora

Agente assicurativo; promotore finanziario; promotore mutualistico.

4 anni

Tante verità. Grande Nazareno, come sempre.

Stefano Brandini Dini

Agente di Assicurazioni del primario Gruppo Svizzero Helvetia

4 anni

Condivido ogni riga, ogni o poi parola. Questa tua profonda riflessione sarà, da oggi, il mio mantra. Sono riuscito 10 anni fa a smettere di fumare, riuscirò a modificare certi comportamenti per valorizzarne altri.

Simone Mabellini

Meriti una vita piena e felice 🤝 Aiutarti a raggiungerla è il mio obiettivo | Mental, Life e Business Coaching, Formazione e Crescita Personale + Apicoltura

4 anni

Attingendo alla mia anima scout mi faccio un bel nodo al fazzolettone, mi prendo un impegno serio, per ricordarmi di questa lunga lista di verità anche in futuro, quando torneremo alla "normalità", nella speranza che la "normalità vecchia" venga sostituita da una "nuova normalità" più rispettosa, più saggia, più consapevole, più altruista, insomma, più di qualità. Grazie Nazareno per gli ottimi spunti di riflessione.

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