COVID-19 E GRAVIDANZA

COVID-19 E GRAVIDANZA

In passato, sono stati effettuati diversi studi sugli effetti dei coronavirus sulle donne in stato di gravidanza. Per quanto riguarda l’infezione SARS, circa 100 donne in stato di gravidanza sono risultate positive al virus in tutto il mondo. In questi studi è stato riscontrato un aumento del rischio di morte materna e di aborto spontaneo rispetto ad una gravidanza fisiologica.

Per quanto riguarda l’infezione MERS, dato il basso numero di contagi rispetto all’epidemia della SARS (circa 1845 persone totali nel 2012), solo 5 donne in stato di gravidanza sono state prese in esame. I risultati sembrano indicare che questa infezione sia associata a complicanze durante la gravidanza e durante il parto.

Ad oggi, i casi studiati di donne in gravidanza positive a SARS-CoV-2 sono pochi. Alcuni studi suggeriscono la possibilità che si sviluppino effetti avversi, come un aumento del rischio di aborto spontaneo, di nascita prematura e di nascita del bambino senza vita rispetto ad una gravidanza fisiologica.

Inoltre, sono riportati casi di donne in gravidanza positive a SARS-CoV-2 le cui placente presentano coaguli e complicazioni vascolari.

Visto il crescente numero di studi che riportano effetti causati da infezioni da coronavirus umani sulle donne in gravidanza, uno studio condotto alla Northwestern University di Chicago si è focalizzato sull’analisi dei possibili effetti causati dall’infezione da SARS-CoV-2 sulla placenta. Questo studio ha preso in esame 16 donne risultate positive al test per SARS-CoV-2 durante la gravidanza.

Non sono state riscontrate morti neonatali e tutti i neonati sono risultati negativi al test per SARS-CoV-2.

Questo studio ha evidenziato un aumento nella comparsa di malperfusione vascolare materna (MVM), una combinazione di alterazioni morfologiche sia all'interno del compartimento fetale che materno della placenta.

I soggetti analizzati hanno mostrato un aumento significativo di trombi intervillosi, ovvero trombi formatisi a livello degli spazi intervillosi della parte embrionale della placenta, ed un aumento dell’incidenza di corangiosi, ovvero l’incremento del numero di vasi sanguigni all’interno dei villi. La corangiosi è solitamente associata ad una diminuzione della saturazione di ossigeno della madre ed è spesso osservata in donne che vivono ad altitudini elevate ed in donne diabetiche.

Inoltre, sono stati osservati infarti dei villi in diverse placente, insieme ad edemi villari (accumuli di liquido a livello dei villi della placenta) ed ematomi retroplacentari (accumuli di sangue tra la placenta e la parete della cavità uterina). 

Queste alterazioni morfologiche sono state osservate sia nei soggetti sintomatici che asintomatici.

Tutti i neonati sono risultati negativi all’infezione di SARS-CoV-2. Ciò suggerisce che la trasmissione verticale del virus, ovvero da madre a figlio, non sia comune. È possibile perciò che le alterazioni della placenta, qualora fossero state causate da COVID-19, siano il risultato di infezione ed infiammazione materna. 

 Lo studio presenta delle limitazioni quali il numero molto ristretto di pazienti prese in esame e la non distinzione tra pazienti sintomatiche e asintomatiche.  

Non sono state identificate quindi delle caratteristiche direttamente riconducibili alla malattia COVID-19 ma vi è un aumento nel tasso di malperfusione vascolare materna (MVM), trombi intervillari e corangiosi; caratteristiche che suggeriscono un possibile legame alla COVID-19 nelle donne in gravidanza. Questo studio sottolinea quindi l’importanza di un’attenta sorveglianza prenatale sin dai primi stadi della gravidanza nel caso in cui la paziente risulti positiva all’infezione SARS-CoV-2.

Fonti: Shanes, E., Mithal, L., Otero, S., Azad, H., Miller, E. and Goldstein, J., 2020. Placental Pathology in COVID-19. American Journal of Clinical Pathology, 154(1), pp.23-32.

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