Cuore stressato: quali sono le vie della rinascita?
Qual è il nesso tra il cuore e lo stress, e quando il cuore è stressato?
Fin dall’antichità, le persone hanno creduto ci fosse un legame fra stress emotivo e cuore e, molto prima che i medici si interessassero a tale correlazione, la saggezza popolare in molte società e culture diverse trasmetteva l’idea che le forti emozioni potessero provocare una morte improvvisa. Anche il linguaggio comune è pieno di espressioni come per esempio “è morto di crepacuore”, “gli si è spezzato il cuore”, “mi scoppia il cuore”, che alludono a questa relazione.
È noto che gli eventi particolarmente stressanti provocano stati affettivi negativi, per esempio, sentimenti di ansia e depressione (sfera cuore-psiche). Inoltre, l’esposizione allo stress cronico è considerato il fattore di rischio più dannoso: ciò include situazioni stressanti che persistono per un periodo prolungato (per esempio, assistenza a familiari con demenza o patologie degenerative) o episodi traumatici (per esempio essere vittima di violenza sessuale). Gli eventi stressanti esistenziali che sono stati più studiati in rapporto con l’insorgenza di malattie cardiovascolari sono gli eventi di perdita. Il rischio di malattia cardiovascolare aumenta anche fra soggetti sani che hanno vissuto eventi traumatici, quali possono essere, ad esempio, abuso emotivo, sessuale e fisico durante i primi anni di vita. In modo analogo le patologie cardiovascolari aumentano con lo stress di vita percepita, il sovraccarico di lavoro, lo stress coniugale e l’isolamento sociale tra le persone con preesistenti malattie cardiovascolari.
Tutto ciò, per fortuna, non è irreversibile. La prevenzione, infatti, talvolta si presenta come un’arma più efficace, almeno in termini di tempismo, della cura stessa. L’essere umano inoltre ha appreso nel tempo varie modalità di cura di sé, della propria salute e del proprio corpo, cuore incluso. Oltre alle cure mediche e specialistiche, di cui questo articolo non intende fornire delucidazioni, sono stati sviluppati “antidoti alternativi”, che prima di occuparsi del cuore, curano lo spirito. Sono essi, tra gli altri, il Training Autogeno (TA) di Schultz, ovvero una tecnica di autodistensione assai duttile, dalla ampia applicabilità, e la pratica della psicoterapia.
Schultz riteneva il Training Autogeno una pratica di igiene mentale utile nella prevenzione di numerosi disturbi provocati dallo stress. Nei soggetti non patologici, il TA è indicato in alcuni casi come il recupero di energie, il potenziamento delle capacità mnemoniche e l’introspezione/la presa di coscienza di sé. Le prime vie che conducono alla rinascita, fisica ed emotiva.
Il Training Autogeno, inoltre, può essere anche considerato un metodo psicoterapeutico, se utilizzato da uno psicoterapeuta formato nella psicoterapia autogena. Solitamente la psicoterapia autogena è breve.
Ma, chi sono questi cuori stressati?
Nel tentativo, seppur abbastanza circoscritto, di dare un volto o perlomeno un’identità ai “cuori sotto stress”, si può parlare di un caso emblematico e anche ampiamente documentato: lo stress percepito tra gli studenti (anche e perlopiù) universitari.
Gli studenti, a causa della tensione, possono sperimentare infatti diverse forme di disagio, più o meno gravi: disorientamento, blocco psicologico o negli studi, ansia pre esame, difficoltà di concentrazione o di adattamento, e problemi affettivo-relazionali.
Tuttavia, è stato dimostrato che, a seguito dell’intervento di counseling psicologico diminuisce, in generale, la sintomatologia clinica, così come lo stress percepito; inoltre si ristrutturano le modalità di fronteggiare lo stress ed aumenta l’autostima degli studenti. Questi ultimi fattori permettono di attivare risorse individuali e relazionali (ad esempio l’autoregolazione e la resilienza), che mediano il rapporto tra la persona e la sua difficoltà riattivando strumenti psicologici individuali per la risoluzione dei problemi, per l’accrescimento del benessere personale e per una valutazione positiva della propria qualità di vita.
Mens sana in corpore sano, scriveva Giovenale. Non vi è più nessun dubbio, dunque, riguardo la veridicità di tale affermazione. È perfettamente chiaro, infatti, che se si cerca di isolare un fatto singolo, stabilendo un contatto, in questo caso, solo tra il cuore e la patologia in sè, ci si accorge che di solito è agganciato a tutte le altre cose dell’universo. Il cuore è la sede delle emozioni più autentiche e dei pensieri più profondi: prendersene cura è d’obbligo!
- Emanuela Nizzari - Progetto Divenire