Dal telecomando allo smartphone

Dal telecomando allo smartphone

Immaginiamo di fare un salto indietro nel tempo, agli albori dell'era televisiva, quando il numero dei canali TV iniziava a crescere e, insieme ad essi, compariva in molte case un nuovo, intrigante dispositivo, quasi detentore di un potere: il telecomando. Questo piccolo aggeggio, capace di cambiare canale senza alzarsi dal divano, divenne rapidamente il simbolo di un'epoca. Ma chi erano i maestri indiscussi del telecomando? I ragazzi. Con una facilità disarmante, scorrevano i canali, giocavano con i pulsanti, e dominavano questa tecnologia meglio di chiunque altro in famiglia. Tuttavia, questo dominio del telecomando significava davvero che comprendessero il contenuto che scorreva sullo schermo? Che avessero una maggiore consapevolezza critica di ciò che guardavano? La risposta è no.

Ora, facciamo un salto nel presente. I giovani di oggi navigano nel mondo digitale con una disinvoltura paragonabile a quella dei loro coetanei degli anni '80 e '90 con il telecomando. App e social network sono i nuovi canali TV, e gli smartphone sono i nuovi telecomandi. I giovani di oggi scorrono, cliccano e navigano con una naturalezza che lascia spesso gli adulti a bocca aperta. Ma, proprio come i loro predecessori con il telecomando, questa facilità di uso non si traduce automaticamente in una comprensione critica del mondo digitale.

Come genitori ed educatori, è cruciale non confondere la facilità di utilizzo con una reale comprensione o competenza. Mentre i nostri figli possono navigare facilmente attraverso app e siti web, ciò non significa che abbiano una piena consapevolezza delle dinamiche di privacy, sicurezza, o delle implicazioni sociali e psicologiche del loro utilizzo della tecnologia.

Questo ci porta a riflettere sul nostro ruolo come guide in questo paesaggio digitale. Proprio come un tempo si parlava assieme ai ragazzi di ciò che guardavano in TV, cercando di instillare un senso critico verso i contenuti consumati, oggi dobbiamo fare lo stesso con i contenuti digitali. Dobbiamo impegnarci ad essere non solo supervisori, ma anche compagni di viaggio critici, insegnando loro a porsi domande sulle app che utilizzano, sui siti che visitano, e sulle informazioni che condividono.

Sebbene i giovani d'oggi sembrino "esperti digitali" per via della loro naturale predisposizione all'uso di dispositivi tecnologici, è cruciale non confondere questa abilità pratica con una reale competenza. È compito degli educatori, delle famiglie e della società nel suo complesso colmare questo gap, formando cittadini digitali consapevoli e critici, in grado di comprendere e gestire responsabilmente la tecnologia che permea le loro vite. Solo così potremo evitare di creare una generazione di "esperti illusori", incapaci di sfruttare appieno il potenziale trasformativo del progresso tecnologico.

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