Debito Pubblico in Crescita: La Necessità di una Nuova Visione per l'Italia

Debito Pubblico in Crescita: La Necessità di una Nuova Visione per l'Italia

Il dibattito sul debito pubblico italiano è spesso focalizzato sulla necessità di tenerlo sotto stretto controllo, una questione fondamentale per la stabilità economica del Paese. Tuttavia, un aspetto che merita maggiore attenzione è la sostenibilità e l'onorabilità del nostro debito. Negli ultimi trent'anni, l'Italia ha mantenuto una solida tradizione di avanzi primari statali, mentre la crescita del debito è avvenuta principalmente a causa degli interessi accumulati.

Ciò che appare paradossale è che, nonostante il nostro debito pubblico ammonti a circa 2.863 miliardi di euro, l'Italia paga quasi lo stesso ammontare di interessi di Francia e Germania messe insieme, pur avendo un debito cumulato che è quasi la metà del loro. Questo squilibrio riflette la difficoltà del nostro Paese a comunicare adeguatamente il reale livello di sostenibilità del debito, nonostante i progressi in termini di stabilità finanziaria. Spesso, i parametri utilizzati per misurare la vulnerabilità dei debiti pubblici trascurano elementi importanti come il rapporto tra debito pubblico e ricchezza finanziaria netta delle famiglie.

È fondamentale migliorare la percezione internazionale del debito pubblico italiano, poiché risulta essere molto più gestibile di quanto il semplice rapporto debito/Pil suggerisca. Se l'Italia non riuscirà a correggere queste percezioni, continuerà a pagare un onere sproporzionato in termini di interessi. Un cambiamento nei criteri di valutazione, soprattutto a livello europeo, potrebbe restituire una visione più veritiera e giusta della nostra situazione economica.


Le agenzie di rating, ad esempio, continuano a valutare severamente l'Italia, collocandola tra le ultime posizioni in Europa. Questo giudizio si basa principalmente sul rapporto debito/Pil, dove l’Italia occupa il ventiseiesimo posto nell’UE-27, superata solo dalla Grecia.

Tuttavia, ci sono numerosi indicatori che dimostrano una maggiore stabilità rispetto a quanto queste valutazioni lasciano intendere. Tra questi, oltre agli avanzi primari degli ultimi tre decenni, si possono citare la posizione finanziaria netta sull’estero, che registra crediti verso l’estero superiori ai 150 miliardi di euro, la bassa quota di debito pubblico in mani estere, e la ricchezza finanziaria netta delle famiglie, che consente all'Italia di autofinanziarsi in buona parte.

È necessario uno sforzo collettivo per spiegare meglio ai mercati e all’Europa la reale solidità del nostro Paese, utilizzando i dati disponibili per organizzare una comunicazione più efficace. Paesi come la Francia, con un debito/Pil del 110,6% e un debito pubblico in mani estere molto più elevato del nostro, riescono a ottenere valutazioni di rating più favorevoli. Questo suggerisce che una comunicazione più mirata e incisiva potrebbe aiutare l’Italia a ottenere un giudizio più equo e a ridurre i costi legati al servizio del debito.

In definitiva, oltre a mantenere l'attenzione su misure fondamentali come la riduzione delle spese improduttive e il controllo della spesa pensionistica, è necessario spiegare meglio il contesto finanziario italiano.

Solo così potremo liberare risorse da destinare a investimenti più produttivi e ridurre l’onere degli interessi, che nel 2023 hanno superato i 78,6 miliardi di euro.


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WPT

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