Dieci domande a....Adam Smith
D) Professor Smith lei e' uno degli economisti del passato più citati ma anche uno dei meno letti, e anche nelle Università le sue teorie non sono più' oggetto di insegnamento salvo qualche cenno sulla " Mano della provvidenza ", come mai?
A.S.) Purtroppo c'e' l'abitudine di leggere con molta fretta le opere di noi studiosi e se per caso quanto scritto non coincide con il pensare comune l'autore viene messo da parte.
D) Pero' per almeno una settantina d'anni dall'uscita della " Ricchezza delle Nazioni " e' stato osannato da tutti gli economisti di quel periodo, solo successivamente sono iniziati i fraintendimenti. E' stato giudicato un teorico e un sostenitore della capacita' di autoregolazione del mercato, un difensore del capitalismo come stimolo a un'espansione economica senza fine, una teoria utopistica pero'.
A.S.) Vede, e' come ho detto prima, per me il mercato e' uno strumento di governo e non un mito o un'utopia.
D) Non capisco, si spieghi meglio....
A.S.) L'economia e' come un orologio che una volta messo in moto, continuerebbe a funzionare da solo salvo il caso di sistemi complessi e di interdipendenze che interferiscono con la libera concorrenza. Per questo motivo non mi interessa parlarne o difendere il capitalismo, anche se alcuni hanno utilizzato le mie idee per i loro fini. Mi interessa invece dimostrare che l'interesse personale può essere il motore della crescita. Per quanto mi riguarda lo Stato deve essere dotato di risorse sufficienti a fornire i servizi di pubblica utilità, deve garantire alla popolazione un alto tenore di vita. Ad esempio l'intervento statale e' indispensabile per difendere la nazione dalle minacce interne o esterne alla sicurezza dei cittadini e quindi ha compiti di polizia e difesa nazionale, dell'amministrazione della giustizia, della realizzazione delle infrastrutture necessarie al commercio e alle comunicazioni, all'azione di controllo e di regolamentazione della moneta e del sistema creditizio e all'istruzione di massa per contrastare gli effetti negativi della divisione del lavoro sul livello intellettuale della popolazione Allo stesso tempo deve garantire che ci siano le condizioni per la libera concorrenza.
D) In che modo l'interesse personale può essere il motore dello sviluppo?
A.S.) Cito un passo della Ricchezza delle Nazioni: " Non e' dalla benevolenza del macellaio, o da quella del birraio o del fornaio che noi ci attendiamo il nostro pranzo, ma dal loro interesse personale. Ci rivolgiamo non al loro senso di umanità ma al loro interesse e non parliamo mai loro delle nostre necessità ma dei loro vantaggi. " L'indipendenza dalla benevolenza dei nostri concittadini e' una virtù positiva dovuta alla nuova forma sociale introdotta dall'economia di mercato.
D) Continui pure
A.S.) Le relazioni sviluppate dal mercato ci permettono di soddisfare i nostri bisogni senza dipendere gerarchicamente dagli altri, poiché dipendendo tutti impersonalmente e anonimamente dalla " mano invisibile del mercato " non siamo succubi individualmente da alcuno, non dobbiamo incontrarci in modo personale con nessuno; dipendendo da tanti, non dipendiamo da nessun volto. Ciascun commerciante o artigiano deriva il suo guadagno dall'impiego non di uno ma di centinaia o di migliaia di clienti. Sebbene in una certa misura egli sia legato a tutti loro, in realtà non dipende in modo assoluto da nessuno. Si dipende dal mercato solo anonimamente e senza rischiare di essere feriti da amici con un nome. L'economia di mercato e' un fattore civilizzante, e' società civile, e' in se civiltà Cito un altro punto della Ricchezza delle Nazioni: " Nessuno tranne il mendicante, sceglie di dipendere principalmente dalla benevolenza dei suoi concittadini", per indicare la libertà che da il mercato.
D) E' una tesi assolutamente opposta a quella aristotelico-tomista che parlando di bene comune si riferiva invece alla volontà di persone disposte a rinunciare a qualcosa di proprio per poter costituire il bene comune.
A.S.) Io penso invece che il bene comune si forma proprio dalla ricerca di quello privato.
La ricerca diretta dell'interesse privato produce bene comune, che non solo non ha bisogno della benevolenza degli altri ma viene tanto più e tanto meglio raggiunto quanto meno benevolenza si trova nelle intenzioni e nelle azioni dei soggetti in questa nuova relazione di mercato.
D) Quindi lei ritiene la relazione con " l'altro " negativa?
A.S.) Ho affrontato questo argomento quando ho scritto: Theory of moral sentiments nella quale evidenziavo il fatto che l'uomo ha una naturale tendenza verso la simpatia, la benevolenza e la relazione immediata con gli altri, ma ho sempre affermato che queste caratteristiche non sono necessarie per il funzionamento dei mercati. In breve la beneficenza e' meno essenziale della giustizia per l'esistenza della società. La società può sopravvivere, anche se male, senza beneficenza, ma non senza giustizia perché l'ingiustizia la distrugge. La società civile può esistere fra persone diverse sulla base della considerazione dell'utilità individuale, senza alcuna forma di amore reciproco o di affetto. Perché il mercato possa funzionare e' richiesto il rispetto dei principi della giustizia. L'amicizia e' importante nella sfera privata, ma nel mercato dobbiamo farne a meno perché può portare dolore. Inoltre la benevolenza e' collegata agli status della società feudale, il rapporto diretto e personale e' sinonimo di mondo feudale, un mondo che ha dato tanto dolore. Amicizia e rapporti di mercato sono nettamente separati, anzi nella sfera privata in questo modo i rapporti di amicizia sono autentici, quindi moralmente superiori perché volontari.
D) E per quanto riguarda la riduzione dei profitti?
A.S.) La concorrenza perfetta comporta la caduta del tasso di profitto causato dall'accumulo dei capitali : " Nella misura in cui aumentano i capitali in un paese, i profitti che si possono conseguire con il loro impiego necessariamente diminuiscono. Diventa gradualmente sempre più difficile trovare nel paese un modo d'impiego remunerativo per un nuovo capitale, da ciò sorge di conseguenza, una concorrenza tra i diversi capitali, poiché il proprietario di un capitale cerca di impadronirsi dell'impiego che e' occupato da un altro.... a questo fine egli non solo deve vendere quello in cui commercia un po' più a buon mercato, ma, per procurarselo in vista della vendita, deve talvolta comprarlo a prezzo più alto....", i profitti realizzabili con l'uso di un capitale risultano in tal modo diminuiti, per cosi dire, da ambedue i lati.
D) E i governi possono controbattere questa cosa?
A.S.) La caduta del saggio di profitto riveste un ruolo positivo se sta a indicare il progressivo abbattimento delle barriere monopolistiche di vario tipo....ossia e'un fenomeno positivo se indica un aumento della concorrenza e purché il valore minimo si mantenga al di sopra del livello accettabile. Quindi il governo deve far si che i capitalisti entrino in competizione cosi che i profitti si riducano al minimo sufficiente per compensare il rischio d'impresa. Se allargare il mercato può essere spesso coerente con l'interesse della gente, restringere la concorrenza gli sara' sempre contrario e può solo servire a mettere in grado i commercianti, aumentando i loro profitti al di sopra del livello al quale sarebbero naturalmente, di applicare a proprio beneficio, un'assurda tassa sul resto dei loro concittadini. Non mi sembra di essere un partigiano del capitale, ecco infatti quanto ho scritto in altra occasione: i nostri mercanti e i nostri padroni manifatturieri si lamentano molto dei cattivi effetti degli alti salari nell'elevare i prezzi dei loro prodotti e quindi nel diminuirne la vendita all'interno e all'estero, ma non dicono niente dei cattivi effetti degli alti profitti. Tacciono degli effetti perniciosi dei propri guadagni e si lamentano solo dei guadagni altrui.
D) Alcuni studiosi ritengono che la " mano della provvidenza " intesa come riequilibratrice del mercato sia applicabile anche allo sviluppo e al declino delle civiltà, e' cosi?
A.S. ) Si, il mercato regola anche i rapporti fra le nazioni, ho scritto che all'epoca in cui ho vissuto mi avevano colpito due stati: l'Olanda e la Cina. La prima aveva sviluppato un commercio estero floridissimo e, a dispetto delle sue dimensioni era una nazione ricca, cosi come lo era la Cina, ma la seconda aveva un'economia chiusa entro i suoi confini e poco propensa ad aprirsi agli altri Cosa avrebbe potuto diventare se lo avesse fatto, se si fosse aperta al mercato? Invece chiudendosi e' andata declinando al contrario dell'Europa che si sviluppò enormemente.
---------------------------------------- Fonti utilizzate gli stessi testi di Adam Smith