Diritto di famiglia, proteste contro il ddl Pillon. Il parere dell'esperta in mediazione

Diritto di famiglia, proteste contro il ddl Pillon. Il parere dell'esperta in mediazione

"Mediazione atto necessario prima del tribunale, potenziare i centri per le famiglie"

Si tiene oggi in numerose piazze d'Italia la protesta contro la proposta di legge del senatore leghista Pillon sull'affido condiviso dei figli e il loro mantenimento, che prevede anche interventi di mediazione obbligatoria tra genitori nel caso di separazione. Visto che Forlì24Ore sta realizzando una rubrica proprio sulla mediazione, abbiamo chiedo alla nostra esperta Vanna Brocculi, mediatrice familiare e coach un suo parere.

 

Dottoressa, cosa ne pensa della proposta Pillon sulla mediazione obbligatoria per genitori che si vogliono separare?

Dopo anni di pratica e di interesse profondo verso la mediazione, ritengo che la mediazione familiare sarebbe un atto necessario - e allora sì obbligatorio - nella fase antecedente alla comparsa in tribunale che sancisce a livello legislativo l’accordo scritto delle parti. Mi spiego meglio: esistono dei tempi tecnici necessari alla sedimentazione di tutti quei sentimenti ambivalenti e distruttivi che la separazione comporta e non ritengo utile, se non dopo un tempo di sei mesi-un anno, iniziare alcun approccio con la coppia genitoriale. Sarebbe molto difficile raggiungere accordi duraturi in questa fase in cui i risentimenti e le rivalse toccano gli apici; senza che questo vada a discapito di una regolamentazione necessaria alla tutela dei bambini. Trascorso questo tempo a mio avviso un approccio di mediazione sarebbe doveroso per arrivare dal giudice maturati e pronti a definire gli aspetti pratici della gestione ordinaria e straordinaria dei figli. 

 

Come regolerebbe in questo periodo di "attesa" gli aspetti economici?

Su questo sollevo due questioni aperte e necessarie: in primo luogo ognuno di noi ha delle priorità economiche nella sua vita e un percorso di mediazione dovrebbe essere una priorità nel momento stesso in cui si decide e si sperimenta l’amore verso i propri figli prima di ogni altra cosa. E l’amore non è fatto di parole ma di azioni che si devono compiere, perché anche dopo la separazione i bambini hanno il supremo diritto di frequentare entrambi i genitori e di trovare grazie all’aiuto dei genitori stessi dei nuovi equilibri.

In secondo luogo da anni sul territorio esistono per tutta la cittadinanza i centri per le famiglie che mettono a disposizione gratuitamente dei mediatori familiari. In questo secondo caso si tratterebbe forse, di una richiesta maggiore, a monte, di implementare le ore o gli specialisti in modo da rispondere al bisogno crescente di servizi.

 

E per quanto riguarda le altre proposte del DDl Pillon tra cui la sospensione dell’assegno di mantenimento, la permanenza a casa del padre in egual misura rispetto alla casa della madre?

A mio modo di vedere la legge in vigore e la nuova proposta sono solo parzialmente equilibrate ed esaustive rispetto a situazioni mutevoli e complesse. Gli accordi in seno alla nuova gestione delle famiglie separate vanno trovate dai genitori stessi, la legge dovrebbe creare delle linee guida sommarie, ma dalla mia esperienza capisco che non c’è una separazione uguale all’altra perché non c’è una persona uguale all’altra. E’ evidente che per facilitare il cambiamento doloroso che i bambini subiscono in fase di separazione la condizione primaria sarebbe un atteggiamento maturo e conciliante innanzitutto dei legali che per primi approcciano madri e padri scossi, arrabbiati, assetati di vendetta e all’inzio sicuramente poco inclini a vedere come prioritari i nuovi e diversi bisogni, soprattutto rassicurativi. I figli spesso vedono mutati e violati i loro diritti, non avendo voce alcuna in nessuna fase della separazione se non quella, a mio avviso terribile, di quando in fase di giudiziale spesso è il magistrato stesso a dover sentire i minori in sede protetta. Nei tanti racconti che ho ascoltato in questi anni ho percepito il profondo senso di frattura e di vergogna che provano i bambini a veder cambiate le coordinate della loro vita. E' su di loro che dovremmo porre la massima attenzione come professionisti, genitori, e adulti.



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