Disinformazione e fake news: la lezione di Claire Wardle
La pandemia da COVID-19 che attualmente sta flagellando pressoché l'intero globo si sta lentamente accompagnando a un'autentica - e, a suo modo, pericolosa - epidemia di fake news. Spesso, proprio il susseguirsi e il rincorrersi sulla rete di notizie più o meno autentiche sta inducendo utenti ed esperti di settore all'utilizzo improprio dello stesso termine "fake news". Cerchiamo allora di fare il punto della situazione, chiarire COSA sia una fake news e COME tali "bufale" vengano costruite.
Per "fake news" si intende la notizia artefatta con il preciso obiettivo di disinformare e/o di creare tensione attraverso i mezzi di informazione. La studiosa Claire Wardle, direttrice di First Draft News, identifica ben sette modi differenti per realizzare una campagna di disinformazione, fornendoci un prezioso strumento finalizzato all'identificazione di una vera e propria fenomenologia della "bufala":
- se immagini e titoli differiscono dal contenuto, parliamo allora di collegamento ingannevole;
- quando una falsa notizia viene presentata come proveniente da una fonte informativa reale, parliamo di contenuto ingannatore;
- se un'immagine o un'informazione citata è manipolata per sbilanciare l'informazione stessa, si parla di contenuto manipolato;
- se un'informazione fasulla è impiegata per ingannare l'opinione del pubblico in merito a una data situazione o persona, parliamo di contenuto fuorviante;
- una notizia è definita falsa quando il suo contenuto è frutto della sola fantasia dell'autore, con la precisa intenzione di trarre in inganno la propria audience;
- infine, quando un contenuto satirico viene utilizzato per ingannare il pubblico (quasi si trattasse di un fatto realmente accaduto), si parla di manipolazione della satira.
Queste diverse modalità di realizzazione della "fake news" vanno poi intrecciate con le otto motivazioni dietro al confezionamento stesso della falsa notizia:
- propaganda;
- influenza (perlopiù politica);
- interesse;
- guadagno;
- provocazione;
- partigianeria;
- presa in giro;
- basso giornalismo.
Ebbene, dati gli schemi appena esposti, come può una falsa notizia trovare spazio nell'universo informativo tradizionale (costituito, a un tempo, da social networks, carta stampata e informazione televisiva)?
Claire Wardle sostiene che sono quattro i principali canali di diffusione delle fake news:
1) i social networks giocano un ruolo di primo piano, contribuendo alla diffusione della fake news attraverso l'operato di utenti i quali, senza verificare direttamente il contenuto della notizia da loro condivisa, favoriscono la diffusione della fake news stessa;
2) gruppi di pressione fra loro interconnessi agiscono assieme per alterare la percezione della pubblica opinione attraverso la condivisione di contenuti artefatti;
3) i contenuti artefatti vengono amplificati dalla stampa organizzata la quale riporta sul proprio "medium" i contenuti emersi fra social networks e blog;
4) lo scenario è reso più sensibile da vere e proprie campagne di disinformazione poste in essere da cosiddette fabbriche di troll.