DL Dignità e dintorni: mancano i testi, incognita esame in Parlamento
I provvedimenti varati dal Governo su contratti a termine, funzioni dei Ministeri e vendita di navi alla Libia non sono ancora arrivati in Gazzetta Ufficiale. L’avvicinarsi della pausa estiva rischia di comprimere l’iter di conversione
La riunione del Consiglio dei Ministri di lunedì 2 giugno è stata da più parti descritta come il debutto a tutti gli effetti del Governo M5S-Lega. In quella occasione, l’Esecutivo ha infatti dato l’ok ai primi provvedimenti di reale attuazione del programma concordato dai vicepremier-ministri Luigi Di Maio e Matteo Salvini. Concretamente, hanno viso la luce i Decreti Legge riguardanti la dignità dei lavoratori e delle imprese, il riordino delle funzioni dei Ministeri dei Beni Culturali, delle Politiche Agricole e dell’Ambiente e la cessione di navi della Guardia Costiera alla Libia.
I tre provvedimenti hanno innescato numerose prese di posizione da parte dei politici coinvolti nella loro messa a punto: solo per fare alcuni esempi, Di Maio (desideroso di sottrarre la scena mediatica a Salvini) ha dedicato numerose dirette e post Facebook al DL Dignità, da egli definito come la “Waterloo del precariato”, nonché una conferenza di presentazione a Palazzo Chigiin compagnia del premier Giuseppe Conte e del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, mentre il titolare del Mipaaf Gian Marco Centinaio e il collega del Mattm Sergio Costa hanno sottolineato le ulteriori deleghe ricevute, rispettivamente, in ambito di turismo e Terra dei fuochi. Da parte sua, il leader della Lega si è concentrato sulle restrizioni alle delocalizzazioni e sui nuovi accordi con le autorità libiche per ridurre le partenze dei migranti.
Tuttavia, malgrado la convinzione dimostrata da pentastellati e Carroccio fino a oggi nessuno dei DL varati dal Cdm è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, con conseguente slittamento dell’entrata in vigore di misure che avranno un impatto rilevante su un ampio numero di imprese e settori produttivi, ora in condizioni di incertezza di business. Ma il ritardo nell’arrivo dei testi in GU (le ultime notizie puntano ai primi giorni della prossima settimana) porta con sé conseguenze anche sull’iter di conversione parlamentare, che in base alla Costituzione dovrà avvenire entro 60 giorni, pena la decadenza ex tunc dei Decreti Legge, ossia la loro perdita d’efficacia giuridica fin dall’origine.
Calendario alla mano, la vicinanza della pausa estiva dei lavori parlamentari coincidente con il mese di agosto implica tempi strettissimi per le discussioni dei DL alla Camera e al Senato, che potrebbero concentrarsi in poco più di 20 giorni (senza dimenticare il provvedimento sulla fatturazione elettronica per i carburanti già in discussione a Palazzo Madama). Se così fosse, sarebbe inevitabile da parte del Governo il ricorso alla fiducia almeno in una delle due Camere per comprimere i tempi di discussione e, inoltre, per mettere al riparo i Decreti da tentazioni di modifica da parte della stessa maggioranza. Sembra difficile che M5S e Lega corrano il rischio di rimandare del tutto o in parte la chiusura della partita alla prima settimana di settembre, sia per non sfiorare la scadenza dei testi che per non smentire il senso di urgenza che ha accompagnato l’intervento governativo.
Si vedrà a breve come evolverà la questione, ma appare quantomeno curioso che le prime azioni di rilievo di un Governo nato poco più di un mese fa comportino un contributo limitato del Parlamento, che dal 23 marzo (data di avvio della Legislatura) in avanti ha dovuto a lungo lavorare a ritmi ridotti, prima per lo stallo sulla formazione dell’Esecutivo e in seguito per il rallentamento nella formazione e nell’insediamento delle Commissioni permanenti.
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