Dobbiamo fare di tutto per evitare un fallimento, ma ci dobbiamo abituare all'idea che il fallimento possa essere una tappa per il successo.
Se apro il vocabolario, alla voce fallimento, leggo: “esito negativo, disastroso, grave insuccesso”. Non sono soddisfatto della definizione. Non mi dice nulla del processo dietro al quale si celano le ambizioni, la voglia di realizzare un cambiamento, la passione, la voglia di mettersi in gioco. Poi, in un altro vocabolario, trovo una definizione più adatta, che comprende delle azioni: “riconoscere l’inutilità dei propri sforzi, l’impossibilità e incapacità di raggiungere gli scopi fissati, rinunciando definitivamente alla lotta, all’azione.” Di nuovo, però, non ci sono descrizioni degli stati d’animo che caratterizzano il fallimento, quello che avviene nella testa e nel cuore di una persona, forse chiedo troppo a un dizionario.
Un passaggio obbligato per il successo
Sempre più spesso si diffonde l’idea che il fallimento sia un percorso obbligato per raggiungere il successo. Se ne parla, non è più un tabù.
Non tutti hanno le stesse potenzialità e risorse, per cogliere il successo in prima battuta. Il cammino può essere difficile ed imprevedibile. Sono poco conosciuti gli sforzi di chi affronta un cambiamento, la realizzazione di un progetto. Si cammina su strade che si srotolano in un alternarsi di salite e discese, prevalentemente affrontate in solitudine.
“Il successo rappresenta l’1% del tuo lavoro risultato del rimanente 99%, chiamato fallimento” (S. Honda)
Agire – Prendersi dei rischi
Albert Einstein è un esempio famoso di fallimento o, almeno, lo è stato per un certo periodo di tempo! Nello spiegare le ragioni del suo successo, con candore ammise che era intelligente come tutti noi (non gli crediamo, probabilmente il suo QI era molto più alto della media), ma rimaneva più a lungo degli altri a ragionare sulle difficoltà. Gli ci vollero otto anni e una lunga serie di tentativi falliti per giungere a formulare la teoria della relatività.
Il suo metodo di avanzare consisteva nell’eliminare, per gradi, quello che non funzionava. Questo modo di lavorare richiede metodo, tenacia, capacità di adattamento e passione.
Successo = Fallimenti + Errori
Altre persone importanti come Bill Gates ritengono che il successo sia il risultato di fallimenti ed errori. Gates, in Microsoft, preferisce assumere candidati che hanno come caratteristica distintiva la capacità di agire. Questa impostazione può portare a grandi realizzazioni, ma a anche potenzialmente a numerosi rischi ed errori.
Anche Richard Branson di Virgin e Mark Zuckerberg sono convinti che non si può produrre niente di innovativo senza prendersi dei rischi e commettere degli errori.
Kyle Zimmer, un’imprenditrice poco conosciuta da noi, è CEO e cofondatrice di First Book, un’organizzazione non profit degli Stati Uniti, il cui obiettivo è quello di fornire gratuitamente a bambini poveri, libri nuovi per promuovere la cultura e l’apprendimento. Rispetto a Gates, Zuckerberg, Branson, Kyle va oltre. Promuove la cultura del fallimento come tappa indispensabile per raggiungere il successo. Per fare questo ha istituito un premio, il Brick Wall Award, che premia i dipendenti con idee innovative, potenzialmente realizzabili. Ma che per qualche motivo si schiantano contro una ‘parete di mattoni’. Quello che lei sostiene è: “Puoi fallire senza aver mai avuto successo, ma non puoi aver successo senza aver mai fallito”
Temi il fallimento o il rischio di commettere degli errori ?
Ancora oggi, i modelli di riferimento della nostra società ci insegnano a percorrere strade già battute e ad aver paura del fallimento. Nelle organizzazioni aziendali, di solito, prevale la conservazione. Si preferiscono limitare i rischi. Meglio prendere le decisioni all’unanimità o sottoporre a estenuanti challenge chi vuole innovare.
“Se tutto sembra sotto controllo, vuol dire che non stai andando veloce abbastanza’ (M. Andretti)
‘Il progetto Successo – Fallimento’
Una delle Università più prestigiose al mondo, l’ Università di Harvard, insegna ai suoi studenti a scambiarsi dei modelli di Successo e Fallimento ( The success- Failure Project ). La missione principale del progetto è quella di raccontare esperienze di successo e fallimento tra alunni del College. Le loro esperienze diventano materia di insegnamento reale. L’Università li prepara al meglio per avere successo, ma li allena anche alla possibilità di affrontare un fallimento.
Questa ‘cultura’ è da noi ancora poco diffusa. Tendiamo a enfatizzare e celebrare il successo pubblicamente, ma preferiamo affrontare il fallimento da soli e in silenzio, spesso con vergogna. Dobbiamo reagire sempre più frequentemente a cambiamenti improvvisi e veloci, naturali moltiplicatori di rischi e insuccessi. Per questo, dobbiamo abituarci a considerare il fallimento come una tappa per realizzare il successo, fonte di emozioni importanti, essenziali per il processo di crescita di un individuo o individuo – imprenditore.
Fuckup Nights
Le Fuckup Nights sono un movimento globale, nato in Messico nel 2012, per condividere pubblicamente esperienze di fallimento. Centinaia di persone ad ogni evento si trovano ad ascoltare tre – quattro imprenditori che raccontano le loro storie di insuccesso. Il tempo è limitato, devono andare al cuore dell’esperienza con poche parole. Parlarne in pubblico è liberatorio per l’imprenditore, mentre per chi ascolta è fonte di apprendimento.
In Italia la prima Fuckup Night è stata organizzata con grande successo nel 2015 da Impact Hub, a Milano. Segno che anche da noi, qualcosa sta iniziando a cambiare, soprattutto tra giovani imprenditori alle prese con i primi emozionanti tentativi di fare impresa.
E’ un mondo che cambia velocemente, che incomincia a non aver paura di raccontare i propri insuccessi vivendoli come una tappa, purtroppo a volte indispensabile, nella realizzazione di un progetto.