Dubbio amletico: procacciatore o agente?

Supponiamo si presenti in azienda Tizio, che muoia dalla voglia di diventare un vostro agente (il più delle volte accade esattamente l’opposto, cioè che sia l’azienda ad essere perennemente alla ricerca di bravi agenti, salvo non siate la Coca Cola, ovviamente!).

Ora, dopo una splendida presentazione, un colloquio perfetto e una stretta di mano vigorosa; insomma, dopo tutte quelle sensazioni che vi faranno pensare di avere (finalmente) trovato la persona giusta, vi ritroverete, anche solo per un istante, a fare i conti con la vostra coscienza.

Ed i pensieri saranno esattamente questi: “Avrò fatto bene? E se non rendesse come dice? E se cambiasse idea all’improvviso? Quanto mi costerà, se non ne valesse la pena?”.

Tutte domande che vi porteranno a chiedervi: “È il caso di fargli subito un contratto?”.

A quel punto è fatta: avrete definitivamente spalancato la porta alla figura del procacciatore/segnalatore d’affari.

Senza contare che tale richiesta potrebbe addirittura pervenirvi dalla persona che state incontrando, nel caso in cui fosse carente dei requisiti formali per fare l’agente.

Da qui, senza volerlo, inizieranno però i vostri guai.

Ma andiamo per gradi.

Partiamo dalle distinzioni. 

Il procacciatore differisce dall’agente perché svolge la propria opera (almeno dovrebbe) in forma occasionale e saltuaria e non in maniera stabile e continuativa.

Fin qui tutto bene, direte voi: “In fin dei conti si tratta sempre di un soggetto che va in giro a vendere”.

Già! Ma non avete fatto ancora i conti con Enasarco e – ahimè – con lo stesso procacciatore che vi siete appena messi in casa.

Partendo da Enasarco, dovete infatti sapere che, in sede di controllo, tenterà in tutti i modi di ridurre la vostra scelta ad un bieco tentativo di evitare l’iscrizione e i versamenti contributivi cui le aziende sono tenute per legge.

Sì, perché un’altra fondamentale differenza che lo divide dall’agente, è che l’azienda non è tenuta ad alcun obbligo previdenziale verso il procacciatore.

Certo, potrete fare tutti i ricorsi del caso, ma, qualora Enasarco riuscisse a dimostrare la propria tesi (e ci riuscirà, credetemi!), vi ritroverete in mano una bella sanzione, oltre a tutti gli arretrati che, nel frattempo, dovrete pagare.

A questo punto – immagino – vi starete domandando se esista un modo per usufruire dei servizi del procacciatore, senza correre dei rischi.

La risposta è sì, ma non dovrete superare il carattere sporadico ed occasionale che la sua prestazione dovrà avere.

In buona sostanza, se il procacciatore vi segnalerà un paio di affari l’anno non avrete alcun problema, ma se la sua attività tenderà a svolgersi con una certa stabilità e continuità (come il più delle volte accade), confondendosi per quella di un agente, allora sarete in difetto.

Se, tuttavia, non potrete fare a meno di pagargli la “tangente” (sì, perché – diciamoci la verità – senza il procacciatore quei determinati clienti molto probabilmente non compreranno i vostri prodotti), allora vi consiglio di seguire questi piccoli accorgimenti.

Fatevi però il segno della croce perché non è detto che riuscirete ad ingannare Enasarco!

Come vi dicevo, la prestazione del procacciatore dovrà il più possibile (tentare di) essere occasionale.

Non dovrete quindi, per nessuna ragione:

- accettare fatture in ordine progressivo. Se foste gli unici clienti del procacciatore, un paio di fatture l’anno potrebbero andare bene, ma cercate di non superare mai la soglia complessiva dei 5.000,00 euro (limite per la cd. prestazione occasionale);

- accettare fatture per una serie indeterminata di affari, recanti la classica dicitura Trimestre n. (molto meglio specificare il singolo affare); 

- pagare a cadenze fisse (mensili, trimestrali). Meglio fare pagamenti spot nel corso dell’anno.

Qualora aveste sottoscritto un contratto, evitate di:

- stabilire durate (fate riferimento esclusivamente ai singoli affari);

- stabilire provvigioni fisse (meglio determinarle opportunamente caso per caso);

- stabilire rimborsi;

- stabilire fissi e benefit;

- stabilire disdette, risoluzioni, cessazioni del contratto;

- stabilire minimi di vendita.

Questi sono soltanto alcuni piccoli accorgimenti per scongiurare il rischio di una sanzione, ma non crogiolatevi sugli allori, perché – ribadisco – non è detto che tutto funzioni.

Molto meglio – come sempre – sarebbe fare le cose per bene.

Ma, oltre che da Enasarco, i problemi – come dicevo – potrebbero nascere dallo stesso procacciatore.

Qualora lo stesso abbia svolto per voi soltanto una effettiva opera occasionale, non avrete di che preoccuparvi.

Diverso invece il caso in cui la sua attività sia stata nel tempo (come il più delle volte accade) stabile e continuativa.

In tali casi infatti il pericolo deriverà dalla possibilità (molto concreta) di essere trasportarti in tribunale per vedere riconosciuto un rapporto di agenzia, comprensivo degli annessi contributi previdenziali non versati e delle varie indennità dovute (l’eventuale indennità per mancato preavviso, quella suppletiva di clientela e la famigerata e costosissima indennità meritocratica).

In alternativa, il simulato procacciatore potrebbe anche optare per una scelta ancora più clamorosa: quella di richiedere il riconoscimento del rapporto di lavoro subordinato.

Della serie, oltre al danno, la beffa!

Se siete arrivati fin qui, avrete, pertanto, compreso i rischi che gravitano attorno a questa figura, che dev'essere maneggiata con cautela!

Vi invito quindi alla riflessione, raccomandandovi prudenza e consapevolezza, nel caso vi trovaste a gestire uno dei casi sopra rappresentati.

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