E'​ ora di tornare in guerra

E' ora di tornare in guerra

Il libro è tutto in quell’atto, in quella mano che si allunga, una resa, una restituzione, una rinascita. E il soldato che torna ‘in guerra’, metafora di una vita che va combattuta con dignità e forza. C’è tutto il cuore di Chiara Andrea Danese, mischiata, in un sapiente mix, all’abilità di Nicola Binda ne ‘Il veleno della rete’, romanzo autobiografico scritto a quattro mani e ambientato nel calcio, dove si vive sempre in equilibrio e dal quale è facile cadere, ma mai senza appello. Lei modella, miss e vittima di uno scandalo che l’ha costretta a subire insulti dal web, ma anche convinta a scrivere un libro con il giornalista della Gazzetta responsabile delle pagine della B, al suo secondo lavoro dopo ‘La ragazza col peluche’.  

Il ritmo è veloce, tutto succede rapidamente, il lettore non ha pause. Lo stile è diretto, colloquiale e bene interpreta un ambito con regole, gerarchie e luoghi comuni che viaggiano su un binario parallelo fra spogliatoio e resto del mondo. La storia è una storia di ordinaria follia, modernamente intesa con tanto di social, lustrini, ma anche con quel fondo di debolezza che riporta sempre e comunque l’uomo a essere se stesso e a confrontarsi con la sua necessaria natura.

Nel libro c’è Ludovica, la protagonista, c’è Luca, che non avrà la forza di Ludovica, ci sono poi Gianmarco, Capponi e De Falco nei panni del Buono, del Brutto e del Cattivo di leoniana memoria. Sullo sfondo poi tanti altri personaggi di contorno, compresa quella Lucia che alla fine sarà il simbolo del riscatto di Ludovica, da carnefice a vittima di una vita che toglie ma ridà, soprattutto a chi ha la capacità di resistere attraverso la consapevolezza della propria condotta.

Il palcoscenico è quello della Toscana, ma potrebbe essere qualsiasi parte d’Italia. La denuncia non è tanto sul mondo del calcio dove, è vero, si celebrano invidie e rivalità, ma che rimane solo un esempio forse un po’ più esposto di cento, mille altri luoghi. Piuttosto il libro punta il dito su quella pretesa umana di essere giudici di un tribunale immaginario, capace di emettere sentenze che i social amplificano a dismisura. Un tribunale morale grazie al quale ci si sente spesso sollevati perché in buona compagnia nelle proprie colpe e nei propri guai.

Ludovica e Luca si vogliono bene, si sono conosciuti da poco e sono in Toscana perché lui gioca lì, nella Virtus. La squadra e il suo proprietario vogliono la Serie B e sono a buon punto visto che al giro di boa sono in cima alla classifica. Ma il suo proprietario vuole anche la bella Ludovica e con un tranello, e con l’ingenuità di Luca che teme per il suo rinnovo, la porta in un resort e le mette le mani addosso. Lei scappa, chiede aiuto alla fidanzata di un compagno di Luca, che in quel momento è all’allenamento e che Ludovica vuole proteggere tenendolo all’oscuro di tutto. Ma Marina non rispetta il silenzio e lo dice a Giulio che informa De Falco, il capitano, e tutti si girano il loro film: Luca ha mandato allo sbaraglio Ludovica con il presidente per farsi rinnovare il contratto.  

Luca reagisce e picchia Capponi, finisce fuori squadra, o comunque in panchina, il presidente gli fa terra bruciata attorno, la squadra finisce col perderle tutte visto che Luca era quell’elemento fondamentale che faceva gol. Spogliatoio diviso fra chi vorrebbe riabilitarlo e chi invece sta alle regole dettate da Capponi, come De Falco il quale nel frattempo è diventato allenatore al posto di Silvestri, che voleva mettere in campo la squadra migliore.

E Ludovica? E’ sola, Luca prima crede alla storia del tradimento, poi torna a casa ma la scarica. Le dice che è meglio che torni dai suoi in Veneto, per far calmare le acque, ma di fatto la scarica. Troppo pesante il fardello delle chiacchiere, di valanghe di fango che girano sui social e che oltre a dipingerla come una sgualdrina le affibbiano anche le colpe delle sconfitte della Virtus.

Lei si rifugia nel suo paesello, ritrova la serenità famigliare, si rimette a studiare medicina ma resta chiusa nel suo guscio protettivo. Ogni qualvolta cerca di uscirne è un disastro, fino a quando Luca muore e Ludovica ritrova Gianmarco, l’ex giocatore della Virtus che gli è rimasto sempre vicino e che la porta a Milano.

Quindi il colpo di scena finale... 

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