E' possibile immaginare le tecnologie che utilizzeremo nel futuro ?
"Albert Einstein nel 1932 affermava: «Non esiste la più piccola indicazione che l’energia nucleare sarà mai ottenibile. Significherebbe che l’atomo dovrebbe essere distrutto a comando». Se avessero chiesto, a molti di noi, all’inizio degli anni Novanta come avremmo viaggiato nel 2016, probabilmente la maggior parte degli intervistati avrebbe vaticinato, in linea con l’affermazione di Doc in Ritorno al Futuro parte II, riferita all’anno 2015: «Strade?… non ci servono strade…», che avremmo utilizzato mezzi volanti. Ciò, a quanto pare, non è avvenuto.
Nello stesso periodo storico nel quale veniva formulata l’ipotetica domanda appena espressa, neolaureato, mi recavo in ufficio nella città di Roma, utilizzando la linea B della metropolitana della capitale. Vagoni obsoleti e persone che leggevano il giornale oppure scambiavano distrattamente qualche parola.
Oltre vent’anni dopo, qualche giorno fa, per puro caso ho ripreso lo stesso vagone della metropolitana per percorrere la linea B. L’uso della parola «stesso» non è casuale. Difatti, stranamente, non ero di fronte a un mezzo tecnologicamente e logisticamente diverso rispetto a quello di vent’anni prima. Emergeva un’unica differenza, le persone, indifferenti al proprio vicino, avevano la testa piegata in modo da formare un angolo di circa 90 gradi, avendo i propri occhi rivolti verso una scatoletta piatta a forma di parallelepipedo, simile a uno specchietto, sulla quale scorrevano rapidamente il proprio dito indice. Tutti…proprio tutti. In quel momento ho avuto una visione, finalmente potevo osservare il futuro che avevo immaginato molti anni prima ed era del tutto diverso. Nessun convoglio volante, ma solo una totale focalizzazione su un oggetto luminoso di pochi centimetri e… un incremento esponenziale dei dolori cervicali. Negli anni Novanta nessuno, neanche la mente più brillante, avrebbe potuto immaginare qualcosa di simile in quanto l’innovazione radicale (in questo caso rappresentata dall’avvento dello smartphone) rappresenta un momento di discontinuità rispetto ai percorsi tecnologici dell’epoca e la nostra mente, sfortunatamente, è particolarmente abile a muoversi solo su percorsi di continuità. La nostra mente, semplicemente, non è capace di immaginare nel dettaglio il modo in cui si evolveranno i percorsi innovativi e tecnologici. Quali sono i motivi? Il principale è legato alla polarizzazione delle opinioni delle persone su percorsi deduttivi. In pratica assimiliamo a un modello standard tutto ciò che gli somiglia. Il piatto in cui mangiamo è storicamente circolare e, probabilmente, questa forma non rappresenta la soluzione migliore in termini di conservazione negli scaffali delle nostre cucine, ma la nostra mente riesce a staccarsi con difficoltà da questa forma in quanto negli anni la stessa mente ha polarizzato l’immagine della circolarità del piatto...
Tommaso D'Onofrio - Business Innovation Plan dalla start up all'impresa di successo - Ed. Guerini Next
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